RILETTURE: WHEN ATTITUDES BECOME FORM
When Attitudes Become Form: Bern 1969/Venice 2013
La Fondazione Prada 2013
a cura di Germano Celant in dialogo con Thomas Demand e Rem Koolhaas.
ri edizione di “Live in Your Head. When Attitudes Become Form” curata da Harald Szeemann ,Kunsthalle di Berna 1969
Può una mostra essere riprodotta e ripresentata al pubblico 44 anni dopo? Cosa significa questa riedizione, o meglio cosa dobbiamo cercare di leggere in quest'operazione culturale? Penso che le risposte siano diverse e vadano cercate nei diversi livelli di lettura che una mostra come questa, oggi nel 2013 (la mostra è del 1969) può ancora avere.
Prima di tutto non è un caso che sia stata programmata nello stesso periodo di una biennale che mette in scena il carattere enciclopedico dell'arte, che si concentra sull’ esigenza dell'individuo di capire il mondo, attraverso la pratica di rituali artistici. A Venezia infartti non sono solo gli artisti al centro della scena, ma chi ha coltivato la ricerca artistica come passione o ossessione, o chi come l'ideatore stesso di questa biennale cerca di superare la pratica corrente di mettere assieme opere secondo una pratica curatoriale scontata, ritrovando invece un esigenza di sperimentare tipica della ricerca degli anni settanta che lo stesso Celant (curatore della riedizione) attribuisce ad Harald Szeemann.
Il curatore trova una sua dignità creativa, costruita sulla diversità del suo fare, basato sulla rivendicazione di poter soddisfare il valore del proprio linguaggio espressivo, fatto di ideazione e progettazione di mostre e libri, di comunicazione e di informazione, di storicizzazione e poeticizzazione del soggetto arte.
Nel 1969 la mostra aveva rappresentato una rottura con le consuetudini non era solo un mostrare le opere ma creare un esperienza visiva e fisica innescando un processo di assimilazione tra costruzione di un progetto e osservazione del processo stesso da parte dell'osservatore, una ricerca che cercava di rompere il confine tra il lavoro dell'artista e lo sguardo del visitatore.
Oggi la stessa mostra assume nuovi significati che superano la sua storicità producendo nel visitatore un diverso stimolo cognitivo ed interpretativo, si aprono così relazioni tra tempi diversi, tra opere e materiali, il passato è superato ma proprio per questo alcune opere rafforzano il valore simbolico della componente temporale, la land art, la conceptual art, l'arte povera, stavano prendendo forma, e rompevano la consuetudine del vedere e del sentire lo spazio. Oggi non ci sono più linguaggi da sperimentare ma sicuramente c'è la necessità di riflettere sul significato di forma e il modo migliore per farlo è proprio quello di entrare in questa sorta di macchina del tempo, rafforzata enormemente dall'intervento di Rem Koolhaas e dal contributo visivo di Thomas Demand (1),per immergersi nella matrice corporale delle cose che fa risalire alla storia della materia umana, naturale ed artificiale...
Ecco forse nel 1969 (2) era necessario rompere con la tradizione per capire oggi dobbiamo ricomporre ciò che abbiamo rotto per rileggere nella stessa storia ancora una volta, qualcosa di nuovo e per farlo abbiamo bisogno del corpo, perché come dice Germano Celant nel suo saggio introduttivo senza corpo non c'è sguardo.
La mostra apre la possibilità di creare nuovi significati attraverso la rilettura di opere e scritture ben codificate, ma allo stesso tempo espone al rischio delle riedizioni a critiche, decontestualizzate. Oggi il rischio è sempre lo stesso trasformare l'immaginazione in immagine da consumare, è necessario che l'osservatore si assuma la responsabilità di un interpretazione critica, è necessario che restituisca al tempo perduto la giusta dimensione fisica e spaziale.
(1)
Il gruppo di lavoro considera la mostra come un vero e proprio readymade, prendere cioé la mostra originale per innestarla negli spazi espositivi di Cá Corner della Regina, non prevale uno o l'altro spazio, ma si è cercato di costruire un continuum spazio temporale tra tempi e spazi, un innesto tra la Kunsthalle Bern e la sede Venziana della fondazione Prada, gli spazi moderni di Berna sono stati ricreati dentro il contenitore storico Veneziano, una trasposizione che modifica e rende lo spazio Veneziano estraneo creando nel visitatore una sorta di sensazione fisica di sospensione, ci si mette un pò a capire l'allestimento, ci si perde proprio per restituire autenticitá alla mostra. Le opere sono nella stessa identica posizione e sequenza della mostra del 1969 con l'idea di rilanciare la geografia e la storia del suo immaginario...si crea uno straniamento che assume nuovi significati connessi allo spostamento da Berna a Venezia, il tempo è invece un'altra cosa, perchè agisce nel profondo della nostra mente.
(2)
When Attitudes Become Form: Bern 1969/Venice 2013 riunisce quasi tutte le opere originali presentate nel 1969 alla Kunsthalle e alla Schulwarte, quelle ritrovate e provenienti da importanti collezioni private e musei internazionali (tra queste figurano, ad esempio, i lavori di Carl Andre, Claes Oldenburg, Bruce Nauman, Eva Hesse, Giovanni Anselmo, Hanne Darboven, Reiner Ruthenbeck, Marinus Boezem e Richard Tuttle), nonché interventi site-specific, reenacted direttamente o in collaborazione con gli artisti e le loro fondazioni (tra questi i lavori di Joseph Beuys, Daniel Buren, Walter De Maria, Jan Dibbets, Alain Jacquet, Joseph Kosuth, Sol LeWitt, Keith Sonnier, Ger van Elk, Lawrence Weiner e Gilberto Zorio) oltre a una selezione di fotografie, video, libri, lettere, oggetti effimeri e altri materiali originali relativi alla mostra del 1969 e al suo fondamentale contesto.
La mostra include anche materiali inediti provenienti dall’archivio di Szeemann.