SPAZI SACRI
An artist book by Matilde Cassani, 2010
graphic concept and design by Demian Bern, EXP.edition
Il libro di oggi, è un libro d'artista realizzato per una mostra ospitata in diverse gallerie tra le quali lo Storefront di New York http://sacredspacesinprofanebuildings.com/. E' un libro bellissimo, perchè racconta gli spazi sacri che si nascondono tra le pieghe delle nostre città. Non quelli evidenti consacrati dalla storia dell'architettura o dall'uso delle masse.
Ma luoghi apparentemente anonimi, in cui si rifugiano comunità di fedi completamente diverse. In Italia almeno, chiese bellissime e meno belle è possibile visitarle in ogni momento, ma in questo libro si parla d'altro.
In una società che si trasforma in fretta, non può essere solo la religione cattolica a rappresentare tutti. Questo libro ci racconta delle storie che danno un nuovo significato al concetto stesso di spazio sacro attraverso la loro invisibilità.
Il libro della Cassani è una ricerca attenta su ciò che non si vede un libro nel quale lo spazio sacro è solo una scusa per rifletteresui cambiamenti della città contemporanea.
Sacred interiors in profane buildings
è costruito in maniera semplice, e contiene diversi livelli di lettura in cui testo, fotografie, diagrammi, ed architetture si fondono creando un palinsesto all'interno del quale è possibile trovare molti spunti per il progetto della città contemporanea. Come architetto dopo essere stato attratto da principio dalla ricerca sullo spazio sacro, ho cominciato a riflettere su come questi luoghi altri lentamente stiano sostituendo lo spazio pubblico nelle nostre città, e ho immaginato le conseguenze di tutto questo.
Come semplice lettore invece ho apprezzato le storie raccontante attraverso testi e fotografie, storie che evidenziano come in città diverse tra loro: Milano, Barcellona, New York prendono forma realtà comunitarie molto simili tra di loro.
La religione assume un significato diverso, dà forma ad uno spazio assoluto senza ricorrere ad una ricerca linguistica specifica, colonizza la città diffusa, attraverso un'operazione di riciclo del patrimonio edilizio esistente.
Lascio la parola a Matilde per raccontare, meglio, tutto questo.
Sacred spaces in profane buildings
di MATILDE CASSANI
Immaginiamo la città come sistema continuo di spazi interni: una successione di luoghi, dove simultaneamente si mangia, si dorme, si lavora, si parcheggia l’auto, si fa sport, si prega. Immaginiamo anche il passare del tempo e le naturali mutazioni tipologiche: le fabbriche diventano case, le case diventano uffici, gli uffici diventano negozi, le stazioni diventano gallerie d’arte, i garage e gli edifici sfitti diventano luoghi di culto per gli immigrati.
In passato, in Europa, la maggioranza cristiana ha sempre assorbito e armonizzato, e talvolta soppresso, le differenze, lasciando al continente un’immagine culturale omogenea. Più recentemente, le migrazioni da altri Paesi (dalle ex colonie, dagli ex Paesi della Cortina di ferro, dai Paesi in guerra o più poveri) hanno profondamente
mutato l’uniforme panorama culturale, sollevando la necessità di affrontare il pluralismo religioso non solo dal punto di vista sociale ma anche da quello urbano. La differenza culturale oggi, nello spazio costruito, si articola attraverso espressioni architettoniche inedite.
Fino a pochi anni fa si pensava che il legame tra spazi pubblici e luoghi religiosi sarebbe svanito sino a scomparire, mentre le società si secolarizzavano lasciando luogo alla laicità. In realtà, le cose sono andate diversamente: la domanda di spazi religiosi non è affatto scomparsa, è semplicemente cambiata. La superficie della città ancora non lo rivela, ma, guardando dentro gli edifici, ci si accorge del cambiamento.
In assenza di una precisa legislazione, il sacro si fa spazio attraverso un microcosmo di azioni
informali in continua evoluzione. Dal punto di vista legislativo, in molti Paesi, il confine non è chiaro:la costruzione degli edifici di culto dipende dalle possibilità economiche della comunità, dalla disponibilità di vuoti urbani, da accordi con parti politiche. Non esistono procedure e ogni caso è un fenomeno a sè, gestito di conseguenza ad hoc.
Il luogo di preghiera, dunque, diventa un dispositivo in grado di preservare l’identità culturale di una comunità di immigrati in un nuovo Paese Ospite, e rappresenta un sito sicuro e protetto.
Ogni religione ha un sistema di credenze e pratiche definite, che hanno originato strutture urbane complesse, legate alla sfera del sacro e alla cerimonialità: piazze, strade, cimiteri. Le nuove comunità insediate in Europa generalmente non riportano evidenti segni architettonici della propria presenza, come avveniva un tempo attraverso minareti o campanili. Al contrario, un capannone, un sotto scala, un appartamento in affitto sono spesso i nuovi nuclei del sacro, luoghi di culto per grandi numeri di persone. Un interno è una risposta immediata alla necessità di raccoglimento religioso: non implica il riconoscimento dell’intera comunità localené delle autorità, si connota quindi pubblicamente come un fenomeno minore, mimetizzato.
Secondo questa logica, i luoghi di culto si articolano attraverso spazi privati, nell’attesa di divenire pubblici in futuro. L’architettura sacra diventa un progetto di arredo, gli strumenti del rito e le decorazioni sono oggetti di produzione di massa, resi sacri per l’occasione.
In mancanza di spazio, la strategia è quella di pregare, riunirsi, insegnare la propria lingua e predicare nello stesso posto. Il sistema si esprime puntualmente, si concentra, cioè, in uno spazio unico. Gli interni religiosi diventano spazi polifunzionali, dove la gente mangia, si riunisce, prega e incontra gli amici.
Il limite tra sacro e profano si assottiglia e diventa una mera convenzione. L’attività commerciale, il tempo libero e l’osservanzareligiosa convivono negli stessi luoghi, che hanno minime caratteristiche disacralità: uno spazio per la preparazione al culto, una stanza per la preghiera, una cucina, una stanza da letto, un bagno, una sala riunioni. Pochi simboli, solo il necessario. E sono luoghi non definibili dal punto divista tipologico: con la compiacenza di attori privati e pubblici,
in assenza di chiarezza, sfuggono a controlli tecnicisulle vie di fuga, dimensioni, aerazione, destinazione d’uso. Questi luoghi di culto sono, ufficialmente,niente più che associazioni culturali, ritrovi temporanei di una comunità. Queste sovrapposizioni culturali si riscontrano anche in aeroporti, scuole, carceri, villaggi vacanze—luoghi di incontro caratterizzati dalla necessità di spazi sacri minimi ma versatili.
Le città, d’altra parte, diventano nel tempo depositarie di una stratificazione di culti. Il fenomeno ha intensità differenti in ogni Paese, a seconda del sistema governativo, della storia edella densità abitativa. Londra ospita il più antico tempio sikh d’Europa;a Barcellona ci sono duecentoventi luoghi di culto all’interno di appartamenti, negozi e scuole; a ParigiNeuilly, varie confessioni religiose condividono un centro di preghiera durante la settimana.
In Italia, a Palermo, il Garage Europa, situato al secondo piano interrato, ospita un tempio induista; la chiesa di San Paolinodei Giardinieri non è più una chiesa, ma una moschea. A Milano, un intero viale è divenuto una moschea, mentre i buddisti hanno celebrato lo scorso settembre il Vesak, costruendo una Stupa nell’area di parcheggio di fronte a una chiesa cattolica nel centro storico. A Novellara, paese agricolo della Pianura Padana, la più numerosa comunità sikh dell’Europacentrale prega in un tempio costruito al centro di un’area industriale; il 18 aprile di ogni anno celebra il Baisakhi, cerimonia dedicata all’arrivo della primavera: migliaia di persone si riversano nelle strade e nel camposportivo, per poi ritrovarsi al Gurdwara (il centro per la preghiera), situato nella zona industriale del paese. A Barcellona solitamente si affitta La Ramblaper lo stesso rito. Come fenomeno visibile di appropriazione temporanea dellospazio pubblico, emergono al momento solo le cerimonie, che non lasciano una traccia permanente. Il processo di infiltrazione degli spazi di culto nella città europea è, tuttavia, già un dato di fatto: avviene in modo spontaneo,invisibile, e, per lo più, in mancanza di legislazioni precise. Sta ora ai vari Paesi affrontare il dibattito su come gestire con trasparenza questa nuovarealtà. A metà stradatra multiculturalità e integrazione, il sacro spesso si nasconde dietro l’insegna di un negozio di abbigliamento, in attesa del momento in cui le comunità insediate crescano fino al punto di acquisire diritti. E spazio.