UN FILM, UN LIBRO, UN QUADERNO
Jiro dreams of sushi
È la storia
di Jiro Ono ottantacinque anni considerato il più
grande chef di sushi al mondo, pur gestendo la propria attivitá in un piccolissimo sushi bar
nella stazione della metropolitana di tokio. Nonostante le apparenze, la forma
dimessa dello spazio, Jiro è
il primo chef di questo genere ad essere stato premiato con ben tre stelle
Michelin, gli amanti del sushi da tutto il mondo si danno battaglia per
prenotare con mesi di anticipo un posto nel suo bar.
Il cuore della
storia è il rapporto tra
Jiro e suo figlio Yoshikazu, che nonostante il passare degli anni non riesce a
liberarsi della figura del padre (non è
un caso infatti che sia stato lui a preparare il sushi che ha portato le stelle
michelin). Dimenticavo il film me lo ha segnalato Matteo Cainer, e lo ringrazio
davvero.
L'uomo artigiano di Richard Sennet
Feltrinelli 2010
Uno dei maggiori sociologi viventi, ha pubblicato nel 2010 un libro
quanto mai attuale: L’uomo
artigiano, una riflessione sul buon lavoro oggi, fatto con arte, sapienza
manuale e intelligenza. E non può
essere che questa la lettura che accompagna il film.
Quaderno di ricette di Clelia Pastori (mia nonna)
Questo poi è
il quaderno di ricette di mia nonna, le sto trascrivendo per regalarle agli
amici, e parlando di cibo e stelle Michelin (almeno una io gliela avrei
data) non potevo non inserirlo. Questo quaderno infatti non nasconde segreti
particolari, ma ha una forma interessante, le ricette non sono descritte ma
suggerite, non è un elenco
di istruzioni, ma vengono rappresentate delle azioni, la riuscita del piatto
dipende esclusivamente dal saper cucinare, essere capaci di selezionare e
dosare le informazioni. In cucina è fondamentale porsi delle
domande, le risposte non ci sono mai perchè
come sostiene Sennet L'artigiano si distingue proprio per la sua capacità di unire al lavoro
delle mani quello della testa e dell'immaginazione.
Non è un
caso che questo post venga pubblicato dopo a quello sul disegno, l'atto di disegnare o rappresentare un idea per l'architetto, almeno come lo concepisco, non è
tanto lontano dal modo di lavorare di Jiro, nella maggior parte dei casi, l'abnegazione,
la costanza e la voglia di seguire una strada difficile fatta di gesti
ripetitivi e continuativi nel tempo, la ricerca di una perfezione estetica ma
anche la ricerca di un'idea di architettura da sognare, è la vita dell'architetto
artigiano.
Tre capacità
fondamentali stanno alla base della perizia tecnica: la capacità di localizzare i
problemi, di porsi domande su di essi e la capacità di aprirli. Che significa dare
concretezza alle questioni, riflettere sulle loro qualità, ampliarne il senso.
Le capacità
dell'artigiano di scavare in profondità
si situano al polo opposto di una società
moderna che preferisce la superficialità,
la formazione veloce ed il sapere superficiale.
Nel suo saggio L'uomo Artigiano Richard Sennet sostiene che il buon lavoro fatto con arte, sapienza
e perizia non richiede capacità
eccezionali ma capacità
che si trovano in misura pressoché
pari nella grande maggioranza degli esseri umani. La motivazione è tuttavia un fattore più importante del talento nel realizzare
la perizia dell'artigiano, così
chiunque (o quasi) può
diventare un bravo artigiano.
Forse mia nonna che è
quasi arrivata a vivere 100 anni, (se ne è
andata a pochi mesi dal traguardo) non aveva nessuna capacità eccezionale, forse non aveva
neanche nessuna motivazione evidente che la portasse a realizzare un sogno
particolare, semplicemente amava cucinare, molti dei miei amici lo sanno. La
sua era una sapienza imparata attraverso il fare, la ripetizione quotidiana
degli stessi gesti che la rendeva abile a svolgere determinati compiti, aveva
una grande immaginazione, altrimenti non si può
spiegare come qualche anno fa (all'età
di novantanni) dopo essere stata per la prima volta in un ristorante cinese,
sia riuscita, a riprodurre fedelmente i ravioli al vapore. La riuscita fu
perfetta, solo a Taiwan dieci anni dopo ne ho mangiati di così buoni (un piatto non
propriamente di tradizione italiana). Ecco qui c'è
tutta la storia, mia nonna era un grandissimo artigiano, lo pensavo al tempo in cui leggevo Sennet e ho cominciato
ad averne la certezza, qualche ora fa dopo aver visto un film documentario,
bellissimo, Jiro dreams of Sushi.
La stessa dedizione, la stessa ricerca del movimento, la stessa
voglia di migliorarsi sempre, con semplicità
appunto, la stessa danza in cucina.
Certo Jiro ha cominciato giovanissimo, e nonostante un attacco
di cuore a 75 anni, oggi all'etá
di 85 continua a preparare sushi per i suoi clienti.
Tre stelle michelin non sono uno scherzo, per chi con
abnegazione e ricerca del gesto perfetto continua senza sosta a riprodurre lo
stesso piatto, le variazioni dipendono dal pescato del giorno, ma le basi e i
metodi sono gli stessi da sempre. Per essere assistente di Jiro ci vogliono
dieci anni di pratica sempre a svolgere lo stesso compito, ma è proprio per questo forse, che
lo stesso pezzetto di pesce crudo appoggiato su una pallina di riso, migliora
sempre.
L'artigiano si distingue proprio per la sua capacità di unire al lavoro delle mani
quello della testa e dell'immaginazione. Agisce nel circolo coevolutivo tra mente
e mano e apprendimento. Ogni problema porta a una riflessione e a un'azione che
da vita a nuovi problemi. “il
bravo artigiano usa le sue soluzioni per scoprire nuovi territori; nella sua
mente, la soluzione di un problema e l'individuazione di nuovi problemi sono
intimamente legate”.
L'artigiano non si limita a chiedersi come, prerogativa
esclusiva dell'animal laborans, ma anche perché.
Ed attraverso un continuo passaggio tra idee, azioni ed invenzioni che gli
stessi gesti meccanici diventano progetto.
Sennett nel suo saggio, parla proprio della tecnica e della
maestria che sviluppate al massimo grado permettono di porsi domande sempre più complesse. È stato calcolato, scrive, che al
musicista, come al carpentiere, per diventare padroni della tecnica occorrono
circa diecimila ore di lavoro. È
solo una volta che si sarà
riusciti a padroneggiare al massimo grado la tecnica che sarà possibile porsi domande su
questioni più complicate.
È
noto infatti che in un laboratorio artigiano i giovani apprendisti svolgono i
lavori più
meccanici e ripetitivi e solo il maestro si occupa di immaginare e progettare
il nuovo. Questa modalità
di apprendimento fondata sulla continuità
tra apprendimento della tecnica e acquisizione della maestria permette di
coniugare la pratica e l'immaginazione, al contrario di quanto avviene
attualmente nel lavoro, dove “l'abilità tecnica è stata scissa
dall'immaginazione”.
L'enfasi che Sennett pone sulla tecnica e sul rapporto tra
tecnica e immaginazione lasciano trasparire con chiarezza la critica, già ampiamente sviluppata in L'uomo
flessibile del nostro mondo del lavoro. L'iperflessibilità infatti non permette di
costruire una storia, di dedicare le diecimila ore necessarie a impratichirsi
di una tecnica e dunque impedisce la maestria, con tutto quello che comporta in
termini di perdita di motivazione e di capacità
applicate al lavoro e di erosione del carattere e dell'identità. Ma apre anche la strada a una
critica radicale del nostro sistema produttivo che separa l'operatività dal pensiero e l'immaginazione.
Oggi diventa sempre più
difficile incontrare persone come Jiro, in qualsiasi campo, specialmente nel
nostro.
L'homo faber, che pure contribuisce a creare il mondo comune,
perde così di
interrogarsi responsabilmente sul mondo a cui sta contribuendo a dare vita.
Perde il legame tra i mezzi e i fini.
La modernità
debole e diffusa descritta da Andrea Branzi in un bellissimo saggio, sta
cancellando lentamente un idea di lavoro la cui qualità è
sempre stata legata alla pratica e all'artigianato e che ha dato molto al
nostro paese.
Forse riscoprire questa idea legata alla passione dei singoli è l'unica risposta possibile alla
crisi che ci consuma lentamente.
La separazione di pensiero e pratica ci regrediscono ad
animal laborans, alle prese con domande sul come, indifferenti al perché, esito che conduce
alla banalizzazione e alla trasformazione degli uomini in ingranaggi, parti di
una macchina indifferente e anonima.
Sono convinto che tutto questo ci dice qualcosa anche su come sia stato possibile non accorgersi che determinati comportamenti avrebbero portato all'attuale crisi della finanza e dell'economia.
Sono convinto che forse sia possibile ritornare indietro o meglio andare avanti ricominciando a pensare a come far bene le cose, con passione e rispetto.
Sono convinto che forse sia possibile ritornare indietro o meglio andare avanti ricominciando a pensare a come far bene le cose, con passione e rispetto.
Consiglio quindi di ricominciare da una piccola azione, prima di tornare a casa fermatevi a comprare gli ingredienti e dedicate un pò di tempo al fare dell’artigiano, io da parte mia aggiungo una piccola ricetta appena trascritta:
Sugo per condire la pasta (fusilli) rosolare una cipollina piano piano per cinque minuti poi mettere un peperone tagliato a piccole striscioline, far cuocere il peperone per un quarto d’ora. Mettere il pomodoro e due acciughe e farlo cuocere un pò.