INVENTATE QUELLO CHE VOLETE
Luca Ronchi
Mario Schifano Una biografia
JOHAN & LEVI
aprile 2012 milano
Mario Schifano Una biografia
JOHAN & LEVI
aprile 2012 milano
"Mi conoscono anche quelli che non mi conoscono, quindi inventate quello che volete"
Confesso che ho una grande passione per le biografie, mi piace
accostare alle opere di artisti, architetti, musicisti la loro vita le loro esperienze.
Una biografia più
o meno romanzata, racconta sempre e comunque un periodo, delle storie altre, sposta lo sguardo
su una quotidianità che le
opere d'arte non possono consegnarci intatta.
L'editore jonathan
& levi ce ne ha consegnate diverse, Duchamp (prossimamente su the
booklist), Rauschemberg, Pollock, De Koening, ma questa è molto diversa.
È una biografia realizzata per
frammenti, attraverso una tecnica di montaggio molto più vicina al cinema che alla letteratura.
L'autore Luca Ronchi ha presentato nel 2001 il documentario Mario Schifano Tutto alla mostra del Cinema di Venezia, e questo in un certo senso è una sua riproposizione sotto forma di testo, infatti un libro così poteva essere scritto solo dopo aver ascoltato e registrato molte interviste a chi ha vissuto vicino a Schifano.
L'autore Luca Ronchi ha presentato nel 2001 il documentario Mario Schifano Tutto alla mostra del Cinema di Venezia, e questo in un certo senso è una sua riproposizione sotto forma di testo, infatti un libro così poteva essere scritto solo dopo aver ascoltato e registrato molte interviste a chi ha vissuto vicino a Schifano.
Ronchi trascrive tutte le testimonianze le frammenta e le
ricompone seguendo una linea temporale. Il risultato è sconvolgente se superate
infatti le prime quaranta pagine, resistendo al mal di testa che questa
polifonia di voci può
provocare, avete vinto, e la storia acquista lentamente una musicalità ed un ritmo incredibile. La
cosa più bella è quella di riuscire a giocare
con gli strumenti cinematografici, rendendoli come testo, fluido continuo mai
interrotto.
Allora comincerete a seguire le voci a riconoscerle a spostare
lo sguardo il punto di vista, cambierete addirittura idea più volte vi affezionerete ad un
personaggio, troverete la vostra voce. Ed ecco che la vita di Schifano, che
tutti credono di conoscere scorrerà
sotto i vostri occhi, no anzi ecco vedrete Schifano dipingere, muoversi per
Roma, guardare il mondo, sognare, drogarsi. Ad un certo punto vi troverete a parlare con
lui, e le sue opere prenderanno forma sotto i vostri occhi.
Ma non c'è
solo Schifano in questo libro, non è
solo il racconto di una vita a prendere forma c'è anche Roma, con le sue atmosfere i suoi
luoghi, i suoi personaggi e con Schifano personaggio tra i personaggi, la sua romanità, il mondo
dell'arte che si riuniva a piazza del Popolo, i ristoranti, la droga, tanta
droga, i quadri, quelli dei periodi migliori ma anche quelli fatti di fretta
per soldi, venduti, scambiati regalati, riprodotti, falsificati da chi per
Schifano dipingeva. Poi solo lui.
C'è
l'America del mito, ma anche la sua arte che Schifano rilegge, reinterpreta e
reinventa con tutto il suo talento.
Vi faccio un esempio di tutto quello che troverete tra queste
pagine.
Roma fine anni cinquanta:
Fabio Mauri: nera e oscura, Roma era irriconoscibile. Di notte poteva essere quasi ottocentesca anche se eravamo nel periodo della cosiddetta dolce vita.
La modernità stava verso nord, verso il villaggio olimpico o vicino a via Veneto dove c'erano gli alberghi, gli uffici, le compagnie aeree e gli stranieri.
Quello che oggi viene chiamato il Tridente, la zona piazza del Popolo e piazza di Spagna, era il quartiere artistico della città che aveva una sua armonia con gli artigiani, i corniciai e risentiva della vicinanza con via Margutta. Piazza del Popolo era il centro del nostro mondo............
Insomma questo libro è un film, in cui perdersi, in cui riscoprire il ritratto di un momento in cui Roma era il centro di un mondo artistico che faceva della città.................un isola buia ma creativa.
Sotto il segno dell'ariete
Roberto Ortensi: Oddio, fino a quando non gli tolsero il passaporto, mi pare nel 75. Mario e Nancy hanno viaggiato parecchio....
Rinaldo Rossi: quella cosa che è successa in Laos la saprai.
Roberto Ortensi: andarono in africa portandosi dietro Franceschino, il figlio piccolo di lei.......
Enzo Siciliano: Viveva nel Lusso, ma non un lusso borghese, era piuttosto una ricerca e una possibilità di grande libertà e di non attaccamento alle cose.......
Rinaldo rossi: A milano, una volta finito il lavoro, lui mi dice vai da Castelli e fatti dare dieci milioni. Poi apre una valigetta e tira fuoti una catena di platino.
Io : cazzo,mario, che bella!
E lui tiè, te la regalo
Non so perchè, l'aveva tutta martellata e saldata.
Poi torno a Genova vado da un orefice per farla sistemare e questo mi dice: ma no, non vale la spesa......il platino non lo riconosceva nessuno.
L'anno dopo torno a Roma e Nancy mi guarda e dice: ma tu hai il braccialetto che avevo fatto fare da Cartier per Mario....
Me l' ha regalato
E lei: Ti sta benissimo.
Nel dolce Rumore della Vita
Massimo D'alessandro: Mario la notte non dormiva mai.
Rinaldo rossi: con le droghe a cominciato nel 64, in America, a circa trent'anni......
E così attraverso la polifonia di voci, si arriva alla fine splendidamente descritta da Achile Bonito Oliva: ma te lo vedi mario che si curava? È morto con grande dignità, in una condizione voluta da lui, all'interno del suo ciclo. Lui era felice perché pensava di essere uscito dal tunnel per poi riversarsi nella vita come prima. Io sono sicuro che avrebbe ripreso a vivere come aveva sempre fatto. Forse dico questo perché mi piace pensarlo come era nella cassa: gli stivali da cowboy, le mani conserte, cirondato da un colore rosso. Allora pensai che per un pittore la morte è soltanto un colore.
Ecco, allora è vero, un libro si può guardare come un film, una storia di un uomo, di una cittá, di un momento felice per l'arte.
Il racconto scompare di fronte al talento disincantato di chi credeva solo nel talento, nel fare arte per esprimere un esigenza interiore.
Il racconto scompare di fronte al talento disincantato di chi credeva solo nel talento, nel fare arte per esprimere un esigenza interiore.
Il pittore ha avuto successo, ne poteva avere di più, ma avrebbe dovuto fermarsi e Schifano non ne aveva il tempo, perché voleva vivere nonostante tutto.