JANUARY LIST

Ecco la lista per i libri di gennaio, ci sono cataloghi di mostre già passate, ma anche mostre in corso come quella di Sol Lewitt a Napoli. Una mostra da non perdere per diverse ragioni, nei prossimi giorni un attenta analisi del catalogo ma anche della monografia che accompagna l'altra grande mostra sull'artista americano al Centre Pompidou di Metz.
Io ho cominciato a leggere dal bellissimo saggio di Rosalind Krauss per questo è al primo posto della lista. Buona Lettura.





Rosalind Krauss
Sotto la tazza blu
bruno mondadori 2012

Rosalind Krauss esplora il rapporto tra i media estetici e la memoria innanzitutto la sua, messa alla prova da un aneurisma che ha temporaneamente spazzato via la maggior parte dei ricordi. Il libro diventa così per la studiosa l'occasione di ripercorrere le tappe di una lunga riflessione, e di ricostruire un sistema di riferimenti teorici, che viene offerto al lettore nella forma di una personalissima sintesi. Krauss rilancia anche l'assunto principale della sua posizione teorica, inserendolo nel contesto presente: l'autrice ridefinisce la questione della specificità del medium, che l'attuale "condizione postmediale" vorrebbe liquidare attraverso l'arte concettuale e l'installazione, e approda al concetto di "supporto tecnico".





Fabio Mauri
THE END
a cura di Francesca Alfano Miglietti
Skira 2012


Il catalogo della mostra THE END raccoglie per la prima volta le opere più importanti di FABIO MAURI: installazioni, oggetti, performance, opere, emozioni e visioni dell’artista che ha fatto dell’ideologia un materiale dell’arte.
Il progetto, nelle suggestioni di un edificio altamente simbolico della città, si muove su diversi registri espositivi che insieme costituiscono un itinerario unitario e coerente: un primo percorso, più intimo, per l’esposizione di una raccolta inedita di disegni, un secondo percorso, inaspettato e palese, delle più importanti installazioni di Fabio Mauri, e un ultimo che raccoglie una ricca selezione di ‘Schermi’, le prime opere monocrome dell’artista realizzate alla fine degli anni Cinquanta che contengono già il riferimento al cinema e alla civiltà contemporanea dell'immagine.




Moebius
Jean Giraud
Il mio doppio io
deriveapprodi 2012

L’appassionante autobiografia di Jean Giraud, detto Moebius, il geniale disegnatore e illustratore francese che negli anni Settanta ha rivoluzionato il fumetto e il fantastico internazionali, diventando l’ispiratore di molte visioni del futuro. I suoi mistici ed evocativi mondi alieni hanno affascinato generazioni di lettori e molti registi cinematografici. Ma il suo immaginario ha toccato anche i cartoni animati, i cd-rom, i videogiochi, le illustrazioni letterarie.
Accanto alla personalità eterea e magica di Moebius non scompare quella di Jean Giraud, il suo alter ego realista e sanguigno, autore di straordinari fumetti western. Come convivono queste due anime apparentemente cos” distanti fra loro, in un unico corpo? é ciò cui cerca di rispondere l’autore, mettendo in scena il racconto di una vita dove tutto si incrocia – incontri, viaggi, creazioni, e le sue due mogli e due famiglie – in modo quasi atemporale. L’infanzia nel chiaroscuro della presenza/assenza dei genitori; il luminoso viaggio iniziatico in Messico con la scoperta contemporanea del sesso, del jazz e della droga; la crescita artistica al fianco di personalità come Jijé e Jodorowsky.





L'architettura del mondo. 
Infrastrutture, mobilità, nuovi paesaggi.
A cura di Alberto Ferlenga

Catalogo Editrice Compositori 2012

Il catalogo della mostra fa riferimento esplicito a quelle opere che, come strade, ferrovie, aeroporti, più contribuiscono a dar forma al mondo e ne permettono il funzionamento, e al loro rapporto con funzioni e abitudini che cambiano e con un ambiente sempre più in pericolo.
Il catalogo come la mostra si compone di quattro sezioni di cui una, quella storica, rappresenterà un elemento di continuità del percorso e le altre tre, in successione, esporranno opere e progetti relativi a ciò che si produce al di fuori del nostro paese, a ciò che stato realizzato o è in corso d’opera in Italia e, infine, a ciò che inizia a presentarsi come un quadro geografico a scala globale al quale le nuove grandi infrastrutture si rapportano.




1962-2012
programmare l'arte
bruno mondadori 2011

L'arte programmata e cinetica è una corrente artistica internazionale che si è affermata e ha trovato diffusione verso la fine degli anni Cinquanta, soprattutto a opera di artisti come Victor Vasarely, Bruno Munari, Jesùs Rafael Soto, Enzo Mari, Paul Bury. Questi artisti sperimentano una gamma ricchissima di possibilità di movimento nell'opera d'arte, da quelle meccaniche a quelle luminose o elettromagnetiche, dando vita a strutture mobili e continuamente variabili, ma che obbediscono a un calcolo e a un programma rigorosi, di tipo quasi scientifico.
Olivetti in quel periodo era un riferimento naturale in Italia come luogo dove si combinavano felicemente estetica, produzione e mercato secondo la lezione di Adriano Olivetti e infatti l'azienda fece girare la mostra in molte sue sedi italiane, europee e statunitensi.




Gordon Matta-Clark
Silvana Editore 2008

Il volume accompagna il più grande evento espositivo mai dedicato in Italia all’‘anarchitetto’ Gordon Matta-Clark (New York, 1943-1978), attraverso il quale si ricostruisce la parabola della sua variegata e feconda carriera che, a partire dalla fine degli anni sessanta fino alla prematura scomparsa, ha spaziato fra i linguaggi e i mezzi espressivi più diversi. Sin dai primi esperimenti Matta Clark impronta la propria attività ai criteri della destrutturazione, della rottura, dello spostamento fisico e semantico di elementi architettonici, creando forme innovative di convivenza tra l'uomo e il reale. I primi a essere documentati – come Garbage Wall (1970) – sono gli interventi che, intrapresi nei cosiddetti ‘non luoghi’, come cortili derelitti, discariche o zone malfamate in totale abbandono, segnano l’avvento della coscienza e della consapevolezza ecologica nell’arte e che, intersecandosi con la Land Art, aprono la strada all’indagine successiva, incentrata sui cambiamenti nel tessuto urbano e architettonico.


Metropolis
viaggio sotterraneo nella storia segreta delle città italiane
Hans Tuzzi
Rizzoli 2012

La storia d’Italia è anche geografia: quella delle nostre città così ricche di monumenti, palazzi e scorci, connessi da un intrico di vie sotterranee che sono una metafora dei percorsi della nostra memoria. In questo dedalo ci accompagna Hans Tuzzi, guida d’eccezione alla scoperta dei segreti di quattro città italiane servite dalla metropolitana: Roma, Milano, Napoli, Torino. Attraversiamo le vie della Roma dei Cesari, saliamo a piazza di Spagna, “la più bella del mondo” per Gabriele D’Annunzio, teatro degli amori di Elena Muti e Andrea Sperelli, e scendiamo a Cavour per passeggiare fino all’Istituto di Fisica di Via Panisperna, dove negli anni Trenta studiarono gli astri nascenti del mondo scientifico. Saliamo a Cairoli, sulla linea 1 della metropolitana di Milano, che ricorda la mater dolorosa del nostro Risorgimento — “Le tombe dei vostri figli saranno altari”, le scrisse Giuseppe Mazzini nel 1869 — per scendere a Duomo, dove i fratelli Bocconi aprirono il primo negozio di abiti preconfezionati. Ci spostiamo a Napoli, dove, non lontano dalla fermata Vanvitelli visitiamo la residenza di Maria Carolina, che sposò giovanissima il guaglione rozzo e sanguigno passato alla storia come re Nasone. Saltiamo un secolo e da Dante, sulla linea 1 della metropolitana di Torino, arriviamo al parco del Valentino, dove nel 1902 venne organizzata l’Esposizione Internazionale di Arte Decorativa Moderna in un’efflorescenza liberty estranea alla lineare anima cittadina. Muovendosi con passo colto e divertito tra stazioni e coincidenze, Hans Tuzzi decritta la mappa del nostro passato riportando alla luce un vero tesoro nascosto di aneddoti, citazioni e descrizioni. E invita ogni lettore a un percorso di scoperta da seguire sulle linee a ciascuno più congeniali: tra le pareti di casa o per le strade di un centro cittadino, o dal vagone di una metropolitana.





sol lewitt
aldachiara zevi
Electa 2012

La monografia si focalizza sulla realtà dei wall drawings, i dipinti murali realizzati dall’artista e dai suoi assistenti in Italia. Nel testo introduttivo l’autrice ripercorre la strada che ha condotto LeWitt dalle prime prove pittoriche alla fine degli anni ’50 al primo wall drawing nel ’68, attraverso la stagione minimalista e concettuale, per arrestarsi agli ultimi wall drawings. L’autrice verifica sui wall drawings realizzati nel nostro paese – come indicato dallo stesso artista - quanto l’arte italiana, soprattutto gli affreschi del XIII e XIV secolo e l’architettura del primo Rinascimento abbiano influenzato le sue scelte. L’affermazione di LeWitt “Mi piacerebbe produrre qualcosa che non mi vergognerei di mostrare a Giotto” esprime al meglio il ruolo dell’Italia nei wall drawings di Sol LeWitt, come recita il titolo del volume.