INSTANT BOOKS
Istant Books
Come strumenti interpretativi della realtà
Da sempre ogni libro, ogni ricerca è accompagnata da una raccolta di fotocopie, di ritagli di altri libri, di appunti. Anche nella così detta era digitale, la carta è importante, ancora di più perché resta, é una presenza anche quando questi appunti non servono più.
Io le copie le accumulo sul mio
tavolo, quando le riapro in tempi diversi, mi danno qualcosa, ed ogni
volta questo qualcosa è diverso dalla precedente.
Sono anni che insegno in scuole
diverse, nel corso del semestre metto insieme, testi,
libri importanti, lezioni, conferenze di architetti che invito,
esercizi degli studenti, questo materiale accumulato, prende la forma di un
libro rilegato. Poi alla fine aggiungo i progetti degli studenti. L’istant book è
fatto. È un esercizio che
serve un po' a tutti, agli studenti ma specialmente a me. Un medium attraverso il quale
lavoro sull’
interpretazione della memoria.
Il fenomeno degli instant book sta diventando un fenomeno generalizzato, si affacciano nelle mostre, nelle scuole, ma anche nella pratica quotidiana, questi libri a tiratura limitata, oggetti più o meno disegnati, ma sempre ben confezionati a livello di immagine e contenuti hanno cominciato ad occupare spazio nella mia libreria. Ne posseggo diversi ed oggi ve ne racconto alcuni.
Voglio partire da una delle cose che mi è piaciuta di più all'ultima edizione della Biennale di Architettura di Venezia, i Books of Copies costruiti da diversi architetti su invito del collettivo S.Rocco.
Libri realizzati attraverso una selezione di copie su un tema specifico scelto prima di cominciare la raccolta. Ogni architetto compone il suo e non ce ne saranno mai uno uguale all'altro. Prodotti unici, condivisi, che arricchiscono la memoria collettiva.
I books of copies sono, per la mia generazione, l'ultimo ricordo di come si facevano ricerche in un periodo predigitale, facendo copie dei libri più importanti, e non accomulando senza sosta link e dati sui propri computer.
I books of copies come gli istant book sono figli delle riviste autoprodotte sempre attraverso copie, dei ciclostili e dei libri d’artista nati in parallelo alla diffusione delle fotocopiatrici.
Ma tutto nasce forse in una camera di ospedale e a dargli forma è Ettore Sottsass, sempre curioso dei linguaggi altri, che contaminavano la sua ricerca, Room East 128. Chronicle é una rivista nata nel periodo del ricovero di Sottsass in California, dove per lunghi mesi, la degenza forzata, gli lascia il tempo per inventare un modo per continuare a creare, ed allo stesso tempo, tenere informati gli amici sullo stato della sua salute, usando un ciclostile trovato nell' ospedale californiano.
Sottsass, scrive copia e riproduce.
Sottsass, scrive copia e riproduce.
Il collettivo S.Rocco invece scrive regole semplici da seguire per dare forma ai books of copie, la sola ragione per includere una figura é la sua intima bellezza, un tentativo di formare un indice di conoscenza collettiva dell'architettura. Non ci sono limiti nel numero di libri da produrre attraverso questo sistema.
Books of copies contain pictures that can be copied to produce architecture.
Books of copies are comprised of a packet of black-and-white A4 photocopies.
Books of copies are stored in a web archive and are downloadable for free.
Each book has a title naming a class of buildings that could be produced by copying the figures contained in the book. For example, a book of copies entitled Book of Houses would contain various images that could be employed to produce houses; a book of copies entitled Book of Prisons would contain images that could be employed to produce prisons; and a book of copies entitled Palaces for the Tyrant would contain images that could be employed to produce palaces for tyrants.
Ma specialmente un book of copies non ha un numero fissato a priori di pagine.
I libri così prodotti riutilizzano semplicemente una conoscenza che è pubblica e disponibile a tutti.
7-11 février
2011
7-13 février 2012
Gli instant book sono anche degli strumenti didattici, come dimostra il lavoro di Elias Guenoun con gli studenti dell'Ecole Nationale supérioure d'architecture de Paris-Malaquais, attraverso workshop confeziona due splenditi volumi che raccontano altrettanti argomenti. Per una cultura visuale degli spazi interni, oppure sull'architettura degli anni 60.
Il lavoro è molto semplice, quanto didatticamente efficace,
gli studenti assegnato il tema passano del tempo in biblioteca sfogliando
riviste e selezionando pagine che
una volta fotografate vengono messe insieme a formare il racconto.
Questo é
un sistema utile specialmente oggi in cui ogni ricerca viene filtrata da
google, e il lavoro di ogni individuo viene standardizzato, secondo le parole
chiave utilizzate per la ricerca, ho fatto una prova, attraverso una ricerca
autonoma ogni studente produce lo stesso identico materiale, per l'80% il
risultato è uguale.
Nei sui workshop Guenoun invece costringe gli studenti
ad usare una biblioteca come spazio fisico, cerca di farli viaggiare usando il
tempo per selezionare le pagine migliori, poi la raccolta diventa racconto, ed
il risultato è evidente.
Studio d'Archivio
Archivio Superstudio
Stefano Graziani
Gabriele Mastrigli
Un altro bell'esempio di Instant book,
anche se spero che presto diventi un libro reale, magari in edizione limitata
un vero e proprio libro d'artista.
Nasce dalla collaborazione di
Gabriele Mastrigli e Stefano Graziani, ed era parte del tavolo di San Rocco
alla biennale di Venezia. Un immersione totale nell'archivio di SUPERSTUDIO L'archivio
del Superstudio, istituito ufficialmente tra il 1999 e il 2000, in occasione
dell'acquisto di un consistente numero di opere da parte del Centre Pompidou,
si trova a Firenze, in via di Peretola 287. Ne è responsabile Gian Piero Frassinelli.
Il libro va letto come un reportage,
un dietro le quinte della preparazione del volume di prossima uscita per
Quodilibet sullo studio sugli Architetti Radicali Fiorentini, che più degli altri non hanno inventato
ma re inventato l’esistente, un libro che attraverso fotografie d'autore racconta cosa è un archivio.
Leggendo del Superstudio ricorre una frase del poeta inglese John Donne,
Novelty is but oblivion ("la novità non è nient'altro
che la dimenticanza"). In effetti nel lavoro del gruppo fiorentino non c'è nulla di
nuovo: rituali e miti fondativi, archetipi e cataloghi, assemblaggi e objets
trouvées, sono solo alcuni dei materiali - per
dirla alla Foucault - del vasto "archivio" Superstudio. E non v'è dubbio che
il lavoro del Superstudio sia stato essenzialmente un incessante processo di
accumulazione, selezione e catalogazione dei frammenti di una memoria
collettiva, riconosciuta nella cultura pop come nella tradizione classica,
nella fenomenologia della modernità come nello sguardo antropologico, nelle
prospettive della ricerca scientifica come nelle ricerche sulle culture
materiali extraurbane. In questo processo il prodotto finito, il nuovo ordine
delle cose, è proprio lo svelamento della possibilità delle cose
stesse, che, in forme apparentemente innocue, ma non per questo meno
definitive, ne descrive la potenzialità: le cose iniziano ad apparire per quello
che possono essere, sino a materializzarsi, pian piano, per quello che, in
effetti, già sono. Nelle storie del Superstudio ciò che si
prefigura è il compimento del loro destino.
Mastrigli ricerca e discute come un archeologo della memoria , Graziani
seleziona ed interpreta attraverso la fotografia quello che vede, non solo i disegni e le immagini ma anche gli oggetti, gli spazi che li ospitano, il libro
racconta tutto questo, un incessante voglia di scoprire di svelare ciò che non si vede
eppure c’è, in tutto quello che un architetto protegge gelosamente.
Piero Frassinelli mentre visitavo l’archivio e discutevo con lui, mi ha detto, parlando dell’istant book di Graziani e Mastrigli, un oggetto particolare ma a chi vuoi che interessi, gli ho risposto e lo ripeto scrivendo, a tutti quelli che vogliono ricominciare a guardare con attenzione e lentezza ai dettagli, alle piccole cose a tutto ciò che circonda il pensiero che poi alla fine è il formarsi del pensiero stesso. E’ più importante Superstudio o tutto ciò che che ha creato la sua memoria? Io non ho dubbi la risposta la conosco.