L'INTERVISTA



David Sylvester
Interviste a Bacon
Skira 2011

















Si può raccontare l'arte attraverso un dialogo? Molti ci hanno provato  ma  sono veramente pochi quelli che  sono riusciti a farlo in modo unico, David Sylvester è uno di questi. L'intervista è da sempre uno strumento utile per capire non solo la posizione di un artista, ma il suo modo di lavorare, i suoi modelli, il suo intimo percorso creativo.
L'intervistatore non deve essere il protagonista della scena, deve essere capace di sparire di nascondersi,  se ne volete una prova acquistate  il libro edito da  Castelvecchi  Interviste ad Artisti Americani appena pubblicato.



Ma se volete leggere un libro sull'arte, incredibilmente profondo ed allo stesso tempo di una semplicità disarmante bè allora prendete quello che raccoglie le interviste a Francis Bacon, e non ve ne pentirete. Diventerà una sorta di breviario, leggete una piccola parte ogni giorno, e sarà lo strumento utile per capire, non solo la pittura dell'artista inglese, ma la storia di alcuni dei sui dipinti,  ascolterete la sua voce, che si materializzerà dentro di voi  e comprenderete in modo assoluto la sua arte, o meglio il rapporto che l' artista instaura con il proprio medium, e con l'esigenza fisica del dipingere e dedicare quindi la propria vita all'arte.




Sylvester non utilizza gli strumenti dell'intellettuale, non cerca di capire o decifrare da un punto di vista critico le opere degli artisti su cui scrive, ma attraverso la confidenza con l'opera cerca di portare l'artista a semplificare l'azione creativa, e lo fa mettendo l'intervistato a proprio agio.
Qui il credo dell'autore si esprime in frasi brevi, quasi ovvie, mentre l'intervistatore quasi sparisce, si nasconde ma allo stesso tempo segna una linea sottile  tra vita, opera d'arte, azione e significato che attiva un flusso di coscienza continuo.
Sylvester si appoggia implicitamente su di una concezione dell'arte pragmatica ed empirica, che ha a che fare con un rapporto molto fisico tra opera ed autore.




Il libro su Bacon, che consiglio specialmente a chi come me pur ammirandolo non ne è attratto da un  punto di vista di linguaggio formale, è particolare, quasi unico nel suo genere, perché non raccoglie una solo intervista, ma ne colleziona ben nove fatte in momenti diversi ed in un arco temporale molto lungo. 1962-1974 le prime quattro,  poi altre tre 1975-1979, per concludersi  con le ultime due del 1986…..il risultato finale quindi è frutto di una metabolizzazione lenta del pensiero e non di un momento specifico della carriera dell'artista.



Come la macchina fotografica, il registratore non può in linea di massima mentire nè discriminare. Esso registra fedelmente e puntualmente, false partenze, fraintendimenti, errori di sintassi e pensieri mal formulati, digressioni, risposte o domande fatte senza riflettere…….in questo libro sono raccolte le parole di Bacon, non ci sono filtri interpretativi dell'intervistatore, non è un suo racconto sono le esatte trascrizioni delle parole dell'artista, riordinate in una sequenza logica, ma sono le esatte parole.
Le domande sono semplici talvolta alquanto banali, le piacerebbe avere le pareti  tappezzate di opere di Rembrandt? ma incredibilmente concrete, come le risposte che lentamente mettono a nudo l'artista il suo fare arte, l'esigenza di dipingere stratificando idee sensazioni pensieri. 
Sylvester mette in scena l'opera aperta che è la vita di ogni artista.



DS Mi ha detto che la metà della sua attività pittorica è dedicata a sovvertire ciò che può fare con facilità. Che cos'è che può fare con facilità e che vuole sovvertire?
FB Posso facilmente mettermi seduto e fare di lei un ritratto letterale. Dunque, ciò che costantemente sovverto è questa letteralità, perché la trovo priva di interesse.

Bacon, ma anche molti degli altri intervistati, raccontano due tipi di influenze quelle degli amici e di altri autori a loro contemporanei, ma anche quella dei grandi artisti della storia, senza distinzione tra periodi, attraverso un flusso di parole senza limiti, si parla di genesi lunghe, periodi bui di inattività ma anche di come un solo artista  completamente diverso da se possa diventare un ossessione creativa.
Molti artisti ripongono in modo inaspettato, quasi disorientano il lettore, come Robert Morris quando dichiara   non ho nessuna reazione davanti agli oggetti naturali, sorprendendoci un pò.
Insomma le interviste di Sylvester sono un viaggio bellissimo  nella storia dell'arte,  in un immaginario che conosciamo ma che da sempre ci arriva filtrato dalla storia ufficiale, ed è bello intraprenderlo seguendo solo le parole dei protagonisti.