PER UNA POETICA DELL'INTERPRETAZIONE
Questo post è un estratto, da un testo scritto per Dromos in uscita a febbraio.
Ma è anche l'inizio di una simbiosi tra the booklist ed un nuovo blog www.the-imagelist.com che invece di raccogliere libri raccoglierà immagini di diverso tipo.
Molte delle immagini raccolte nascono proprio da un'interpretazione di un archivio di idee, modelli e architetture.
[po-è-ti-ca] s.f. (pl. -che)
1.
Insieme di
proposizioni teoriche relative all'attività artistica e, in particolar modo, letteraria, che ne offrono una
chiarificazione sotto il profilo descrittivo ed eventualmente storico: la p. aristotelica; estens. teoria della letteratura: studioso di p.
2.
Concezione della
poesia elaborata da un autore, da un movimento poetico o culturale ecc.: la p. dantesca, romantica; estens. norma su cui si fonda qualsiasi produzione artistica: la p. dell'i• sec. XVI
Nella prima definizione di poetica è evidenziato il carattere assoluto del
termine, la poetica è attribuita all’attività artistica in genere.
La seconda definizione
invece assume un carattere più specifico e si relaziona al lavoro di un autore, quindi è frutto di un elaborazione individuale.
Ne esiste una terza, la
più importante, quella in
cui si instaura il rapporto tra artista e spettatore, la poetica in questo caso
è frutto della interpretazione che esprime questa relazione.
1.
Le pagine più belle di M. Houellebecq, senza dubbio uno
dei miei autori preferiti, sono quelle che si trovano ne La carta e il territorio, in questa storia il protagonista, incapace di abbandonarsi alla natura,
preferisce la sua interpretazione ed elaborazione culturale fatta attraverso le
proprie opere, fotografie, che hanno come soggetto delle carte michelin . Alla realtà si sostituisce quindi la sua
interpretazione, o meglio la sua manipolazione, prende così forma la concezione poetica dell’autore che si fa interprete del mondo.
Houellebecq sa parlare del nostro tempo come pochi altri scrittori, perché lo abita e ne è intrinsecamente permeato. Un maestro dell'analisi del sistema di produzione occidentale, dello sgretolamento dei corpi, dei rapporti e della memoria; parla della realtà che lo circonda procedendo con distacco e minuzia scientifica, con la precisione di un etologo, fuori da ogni processo narrativo di tipo magico-evocativo. Per l’autore è l’essere umano stesso che è diventato un mero prodotto commerciale e culturale e dunque, dello spietato mercato dell’arte e della cultura, l’unica soluzione per l’artista, ultimo rappresentante dell’artigianato cui la produzione industriale ha inferto un colpo fatale, è la via della solitudine, perché
“la vita talvolta offre un’opportunità, ma quando si è troppo vigliacchi o troppo
indecisi per coglierla, essa si riprende le sue carte; c’è un momento per fare le cose e
per entrare in una felicità possibile, tale momento dura qualche giorno, talvolta qualche settimana
o persino qualche mese ma si verifica solo una volta, soltanto una, e se in
seguito si vuole tornare sui propri passi è semplicemente impossibile, non c’è più posto per l’entusiasmo, la convinzione e la
fiducia, rimangono una rassegnazione dolce, una pietà reciproca e rattristata, la
sensazione inutile e giusta che qualcosa avrebbe potuto esserci, che ci si è semplicemente mostrati indegni
del dono che ci era stato fatto”. [1]
Questo libro rappresenta molto bene la mia idea di poetica: l’insieme di scelte operate da un autore tra tutte le possibili soluzioni artistiche riguardanti le finalità della sua opera,i rapporti con la tradizione e la contemporaneità ,la tecnica dell'espressione. Queste scelte assumono un significato nel momento in cui entrano in contatto con il mondo e vengono assimilate prima ed interpretate dopo.
In un certo senso anche la poetica degli architetti è
frutto di una mediazione, di una selezione di informazioni, di un
racconto.
Le opere di Jed Martin, il protagonista del romanzo, sono descritte ma mai
rappresentate, il testo
sostituisce l’immagine o meglio
suggerisce il formarsi delle immagini, che prendono corpo nella mente del
lettore (per illustrare questo testo ne ho inserite alcune, una mia libera
interpretazione naturalmente.)
Le foto cercano di dare forma
poetica a quanto descritto da Houellebecq,[2]
Attraverso un’ operazione
interpretativa l’artista prende le
distanze dal mondo del reale e ci fa penetrare nel suo mondo, il suo sguardo
definisce una realtà altra che
ri-costruisce attraverso i segni il territorio.
Nel momento in cui viene rappresentato dal cartografo il territorio si
arricchisce di significati, che la natura in realtà confonde. Lo sguardo dell’artista è quindi più vero della realtà stessa.
....mentre la foto
satellitare lasciava apparire soltanto una mescolanza di verdi più o meno uniformi disseminata di
vaghe macchie blu, la carta sviluppava un affascinante intrico di provinciali,
di strade pittoresche, di
punti di vista, di
foreste, di laghi e di coli. sopra in maiuscole nere, figurava il titolo della
mostra LA CARTA E’ PIU’ INTERESSANTE DEL TERRITORIO [3].
La poetica non nasce da
un’ operazione cosciente
dell’individuo ma dalla
libera interpretazione della sua opera da parte dei suoi fruitori. Un autore,
un artista o un architetto non definiscono la propria poetica come atto
autonomo, ma come risultato di un sistema di relazioni che si stabiliscono con
gli altri e con la realtà che si vuole
rappresentare.
Ogni lettura nasce da
un analisi, e da un’ interpretazione
precisa del tempo storico in cui l’opera prende forma.
2.
Un altro esempio interessante di poetica dell’interpretazione lo troviamo all’interno di un altro libro la ZONA di Geoff
Dyer.[4]
E’ molto difficile classificarlo, un romanzo,
un saggio, un racconto o una semplice riscrittura? La zona è il riassunto di un film, una riscrittura
sequenza dopo sequenza. L’autore lo descrive come
“A Book About a Film About a
Journey to a Room”. La zona è uno specchio nel quale
l’autore osserva se
stesso osservare il film, come Tarkovsky è il vero protagonista di Stalker così Dyer è il vero soggetto
analizzato nella zona, l’autore sceglie le note per creare
un racconto dentro il racconto, queste diventano più importanti del testo principale. Dyer
infatti interpretando la poetica di un altro autore riflette su se stesso sulla
sua vita, su i suoi desideri più nascosti, descrivendo ex amori,
viaggi sotto LSD e le sue opportunità perdute, e a volte sembra chiedersi che razza di scrittore sia, quello ridotto a scrivere
il riassunto di un film.
Che tipo di architetto
sono io, mi chiedo, pensando a come La zona abbia diverse similitudini con il fare architettura, e come cerco
attraverso il mio lavoro di confrontarmi con le architettura che mi affascinano
di più.
L’architettura oggi non è altro che un’ operazione di riscrittura di un testo già scritto, un aggiungere o meglio un togliere a qualcosa che già esiste, in una forma compiuta.
Ogni progetto nasce da
ciò che è già stato fatto, una scuola sarà sempre una scuola, in una sorta di scrittura spaziale che determina le
condizioni ideali attraverso le quali, un’idea di spazio si trasforma in un luogo da usare e da vivere. Sarà l’architetto di volta in volta ad aggiungere un significato diverso alla
storia.
A questo punto la
poetica è una delle condizioni
possibili, che si crea nel fare progetto, la poetica è racchiusa in un’idea di spazio che proviene da un’ architettura altra, proprio come nella
Zona di Dyer, la poetica nasce dal confronto con gli altri e con se stessi,
mentre si lavora.
3.
sull’interpretazione in architettura
L’architettura è
una combinazione di limiti e allo stesso tempo è
la definizione di questi limiti. Attraverso l’accumulazione,
il montaggio e la selezione delle informazioni creiamo delle
strutture....(esattamente come ho costruito questo breve testo) diverse
poetiche si combinano tra loro e cercano attraverso il dialogo nuove forme d’espressione, le forme cambiano di continuo, perché cercando di definire un'unica forma si corre il rischio
di creare un linguaggio che toglie significato al progetto, il linguaggio
definisce un punto di vista alternativo che impedisce all’architettura
di crescere.
John Cage ha sempre
sostenuto di non essere un compositore che sente mentalmente la musica, e che tenta subito dopo di
trascriverla. Ma ha affermato più
volte di elaborare dei concetti e delle strutture, e solo dopo averli fatti
eseguire si è reso conto della loro
qualità sonora. Con l’architettura è
la stessa cosa, si comprende il vero significato solo dopo averla realizzata.
Fino a quel momento la sua materialità è definita attraverso l’immagine
e non sempre le due realtà coincidono. La poetica in architettura è
il limite tra queste due diverse materialità.
[1] Michel Houellebecq la Carta e il territorio Bompiani 2010
La carta e il
territorio non è un romanzo. E' un'opera d'arte concettuale.
L’autore scrive un autoritratto. I toni si ammorbidiscono
rispetto ai suoi romanzi precedenti
L'effetto è quello di imbastire un romanzo che non sembra affatto scritto da
Houellebecq: nessuna scabrosità, né volgarità, né sentenze sul genere
umano né citazioni filosofiche,
ma, al posto di tutto questo, tanta tantissima arte (e Jed Martin, il
protagonista fittizio, è un artista che si
alterna continuamente tra la pittura e la fotografia). La sua
poetica(l'ossessione verso la sessualità, il pessimismo, la polemica antireligiosa e via dicendo), però, poco a poco cominciano ad emergere, man mano che il
protagonista, l’artista, conosce e
interagisce col personaggio di Houellebecq stesso inserito nel romanzo .
[2] Sono partito fotografando le carte Michelin,
ma poi ho cominciato a concentrarmi su altre carte più vicine alla mia sensibilità di architetto, la mappa di
Roma del Nolli le stampe originali di Piranesi conservate alla calcografia di
roma.
[3] Avvicinare e confrontare
la foto della carta alle foto satellitari è un pò, come fotografare uno scorcio
di città o osservarlo attraverso street view....quale nasconde più segni?
[4] Geoff Dyer Zona: A Book About a Film About a Journey to a Room
Pantheon books New York 2012