An unconventional truth
Living Architectures
THE DVD-BOOK COLLECTION
Esce questi giorni la raccolta di tutti i film d'architettura della Beka & Patners, in doppia versione 5 libri e 5 DVD raccolti in un unico cofanetto, oppure divisi per volumi.
I film saranno presentati in una maratona visiva della durata di 12 ore al Palais de Tokyo il 12 aprile, l'incontro con gli autori è previsto alle ore 18.00.
Questo scritto è pubblicato nel numero di Aprile della rivista Domus. Qui in forma più estesa apre una serie di interventi specifici sui singoli film, curati da una serie di ospiti, che verranno pubblicati nelle prossime settimane. La ricchezza del lavoro di Ila e Louise è tale che forse uno scritto non basta, da qui l'idea di coinvolgere amici in un discorso più ampio ed articolato sui film di architettura.
Paul Virilio nel
suo libro lo spazio critico riporta un
affermazione di René Clair l'arte a cui il cinema mi fa
pensare è l'architettura, la
rappresentazione architettonica non riguarda più un solo
aspetto, ma simultaneamente diversi aspetti, tutti gli angoli d'osservazione,
tutte le riprese, tutti gli attori spettatori dello spazio costruito, in altre
parole l'insieme di coloro che vivono o come meglio li descrive il filosofo
francese l'insieme di coloro che ricevono in diretta l'emissione della
forma-immagine architettonica.
Il lavoro di Ila
Beka e Louise Lemoine è senza ombra di dubbio la costruzione
dello spazio critico che nasce
dalla sovrapposizione di forme, materiali, uomini e movimenti.
Il ricordo del primo cortometraggio di
Ila Beka che ho visto penso non mi abbandonerà mai: Parigi due
anziani rientrano a
casa dopo la spesa, vivono nello stesso condominio di Ila e Louise, all'ultimo
piano, lei ha cento quattro anni, lui quasi cento; non c'é l'ascensore e
l'obbiettivo li segue nel loro
rientro a casa, lei spedita fa le scale in un fiato, lui gradino dopo gradino compie il suo viaggio lento, il tempo si ferma resta sospeso, ogni
segno sul muro, ogni respiro, ogni rumore rimane impresso nella memoria di chi
guarda.
Ila fa una domanda per cominciare, la voce fuori campo si sente appena (questa resterà un costante anche negli altri film), l’anziano ad ogni piano
parla guardando in camera, poche frasi che diventano un mantra, un viaggio
infinito, lunghissimo, dentro un piccolo edificio di cinque piani, lo spazio si
dilata, lo sentiamo perché stiamo salendo le scale anche noi, sento
ancora la fatica io che il film lo guardavo e basta.
Ecco in questo
cortometraggio, nonostante non sia così evidente, va visto e non raccontato, ci sono tutti i temi del lavoro successivo, il dialogo costante ed
infinito tra l'architettura e chi la usa, le parole che come un testo scritto
rimandano allo spazio in modi sempre diversi, la voce fuori campo che guida i personaggi li prende per
mano e definisce la linea attorno alla quale si condensa tutto il senso di una
ricerca.
La scala è la metafora
dell'architettura che attraversiamo giorno dopo giorno senza comprendere,
lasciandoci, a volte, incantare dalla forma e non dal modo in cui le persone si
appropriano dello spazio, lo vivono e lo trasformano attraverso le loro storie.
Come la storia dell'anziano, l'architettura è il luogo in cui
spazio e tempo si condensano, così come in Pomerol di Herzog & De Meuron,
si racconta la vendemmia in cui si ripetono rituali sempre uguali anno dopo
anno, come in Inside Piano dove un fattorino distribuisce la posta nell'edificio della
B&B o un concertista prova la sua musica in un bunker in pieno centro città ma isolato dai
rumori del mondo, in XMAS i simboli del sacro prendono nuova forma in una
chiesa alla periferia di Roma. Gesti, spazi che ci fanno dire che questi non
sono soltanto film di architettura, ma storie in cui l'architettura è solo uno dei
protagonisti.
Gli autori, li definiscono in un intervista contenuta nei libri come film sullo spazio, io credo invece che attribuirgli solo un tema sia riduttivo.
Sono film
critici, intelligenti, solo apparentemente dissacranti, non nascondo che
Guadalupe talvolta mi sembra si prenda gioco del lavoro dell'architetto, ma poi
capisco che la sua visione completa l'edificio, ci aiuta a comprenderlo.
Tutto questo
lavoro nasconde un grande amore per l'architettura rappresentando alla perfezione quel confine leggero che
esiste tra ciò che si vede ed è reale e le possibilità che
l'architettura nasconde, che ognuno di noi può vedere, in modo
diverso, usando lo spazio quotidianamente.
Un edificio
infatti dice Louise non può essere fotografato e rimanere così
incontaminato, se è vivo deve poter trasformarsi nel tempo. Naturalmente la
scelta degli edifici non è casuale ma penso sia una chiave attraverso
la quale riflettere sull'architettura in un modo non convenzionale, per parlare
di architettura oggi c'è bisogno che questa abbia una sua
riconoscibilità universale.
I film non vanno scelti in base al proprio gusto architettonico ma vanno valutati nel loro insieme perché ognuno è un capitolo diverso dello stesso libro. (per questo consiglio l'acquisto del cofanetto piuttosto che quello del singolo volume).
I film non vanno scelti in base al proprio gusto architettonico ma vanno valutati nel loro insieme perché ognuno è un capitolo diverso dello stesso libro. (per questo consiglio l'acquisto del cofanetto piuttosto che quello del singolo volume).
Ila Beka e
Louise Lemoine non raccolgono interviste di gente comune, solo per il gusto di
trovare un modo di mettere in discussione un' idea di architettura, quella delle
archistar, cercano di capire senza giudicare, cercano la via del racconto,
hanno ben chiaro che un edificio è anche un insieme di storie e se uno mette
assieme tanti edifici può in un certo senso creare una geografia
dell'architettura contemporanea.
Scovano
personaggi, li seguono, ci parlano, l'architettura è in secondo
piano rispetto alla narrazione principale, poi come in ogni grande romanzo i
ruoli si invertono, l'architettura diventa la protagonista o meglio lo
strumento che attrae le storie attorno a sé.
Chi potrebbe mai
immaginare che una signora della periferia romana, con ossessione quasi
maniacale (io non ho lo stesso numero di foto dei miei cantieri) documenta ogni fase del cantiere, lo racconta
cerca di capirlo; c'è il predestinato, ha fatto la comparsa nel
film La Passione, di Mel Gibson, che parla del motore della sua Alfa Romeo
d'epoca, la chiesa è per lui uno sfondo, poi c'è il prete che
descrive minuziosamente il progetto ed il lavoro dell'architetto, conosce i materiali, sembra
conoscere il vero significato di ogni gesto progettuale. E poi naturalmente
Guadalupe che è diventata nel tempo per tanti architetti
l'incarnazione della villa a
Bordeaux di Rem Koolhaas.
In questo
caleidoscopio di personaggi gli autori ricostruiscono una storia dell'architettura
non convenzionale fatta di narrazioni parallele, un'opera aperta sul mondo
dell'architettura e non solo. Tutto questo costruisce un mondo che solo un
editore indipendente può comprendere ed ecco che nasce la Beka films,
Ila e Louise diventano editori di se stessi e riescono in totale autonomia e
con tutte le difficoltà del caso a mettere assieme questa piccola
enciclopedia.
Bordeaux, Roma,
Bilbao, Pomarol, Parigi cambiano le facce, i materiali, le architetture, le città, ma resta un
idea radicata alla forza di luoghi che diventano spazio solo quando entrano in
risonanza con le persone che le vivono.