An unconventional truth




Living Architectures
THE DVD-BOOK COLLECTION
Ila Beka & Louise Lemoine 2013

http://www.living-architectures.com



Esce questi giorni la raccolta di tutti i film d'architettura della Beka & Patners,  in doppia versione 5 libri e 5 DVD raccolti in un unico cofanetto, oppure divisi per volumi.
I film saranno presentati in una maratona visiva della durata di 12 ore  al Palais de Tokyo il 12 aprile, l'incontro con gli autori è previsto alle ore 18.00.
Questo scritto è pubblicato nel numero di Aprile della rivista Domus. Qui in forma più estesa apre una serie di interventi specifici sui singoli film, curati da una serie di ospiti, che verranno pubblicati nelle prossime settimane. La ricchezza del lavoro di Ila e Louise è tale che forse uno scritto non basta, da qui l'idea di coinvolgere amici in un discorso più ampio ed articolato sui film di architettura.


Paul Virilio nel suo libro  lo spazio critico riporta un affermazione di René Clair l'arte a cui il cinema mi fa pensare è l'architettura, la rappresentazione architettonica non riguarda più  un solo aspetto, ma simultaneamente diversi aspetti, tutti gli angoli d'osservazione, tutte le riprese, tutti gli attori spettatori dello spazio costruito, in altre parole l'insieme di coloro che vivono o come meglio li descrive il filosofo francese l'insieme di coloro che ricevono in diretta l'emissione della forma-immagine architettonica.

Il lavoro di Ila Beka e Louise Lemoine è senza ombra di dubbio la costruzione dello  spazio critico che nasce dalla sovrapposizione di forme, materiali, uomini e movimenti.









  Il ricordo del primo cortometraggio di Ila Beka che ho visto penso non mi abbandonerà mai: Parigi due anziani rientrano a casa dopo la spesa, vivono nello stesso condominio di Ila e Louise, all'ultimo piano, lei ha cento quattro anni, lui quasi cento; non c'é l'ascensore e l'obbiettivo  li segue nel loro rientro a casa, lei spedita fa le scale in un fiato,  lui gradino dopo gradino  compie il suo viaggio lento, il tempo si ferma resta sospeso, ogni segno sul muro, ogni respiro, ogni rumore rimane impresso nella memoria di chi guarda.

 Ila fa una domanda per cominciare, la voce fuori campo si sente appena (questa resterà un costante anche negli altri film), l’anziano ad ogni piano parla guardando in camera, poche frasi che diventano un mantra, un viaggio infinito, lunghissimo, dentro un piccolo edificio di cinque piani, lo spazio si dilata, lo sentiamo perché stiamo salendo le scale anche noi, sento ancora la fatica io che il film lo guardavo e basta.
Ecco in questo cortometraggio, nonostante non sia così evidente,  va visto e non raccontato, ci sono tutti i temi del lavoro successivo, il dialogo costante ed infinito tra l'architettura e chi la usa, le parole che come un testo scritto rimandano allo spazio in modi sempre diversi, la voce fuori campo  che guida i personaggi li prende per mano e definisce la linea attorno alla quale si condensa tutto il senso di una ricerca.
  La scala è la metafora dell'architettura che attraversiamo giorno dopo giorno senza comprendere, lasciandoci, a volte, incantare dalla forma e non dal modo in cui le persone si appropriano dello spazio, lo vivono e lo trasformano attraverso le loro storie. Come la storia dell'anziano, l'architettura è il luogo in cui spazio e tempo si condensano, così come in Pomerol di Herzog & De Meuron, si racconta la vendemmia in cui si ripetono rituali sempre uguali anno dopo anno, come in Inside Piano dove un fattorino distribuisce la posta nell'edificio della B&B o un concertista prova la sua musica in un bunker in pieno centro città ma isolato dai rumori del mondo, in XMAS i simboli del sacro prendono nuova forma in una chiesa alla periferia di Roma. Gesti, spazi che ci fanno dire che questi non sono soltanto film di architettura, ma storie in cui l'architettura è solo uno dei protagonisti.




Gli autori, li definiscono in un intervista contenuta nei libri come film sullo spazio, io credo invece che attribuirgli solo un tema  sia riduttivo.
Sono film critici, intelligenti, solo apparentemente dissacranti, non nascondo che Guadalupe talvolta mi sembra si prenda gioco del lavoro dell'architetto, ma poi capisco che la sua visione completa l'edificio, ci aiuta a comprenderlo.
Tutto questo lavoro nasconde un grande amore per l'architettura  rappresentando alla perfezione quel confine leggero che esiste tra ciò che si vede ed è reale e le possibilità che l'architettura nasconde, che ognuno di noi può vedere, in modo diverso, usando lo spazio quotidianamente.
Un edificio infatti dice Louise non può essere fotografato e rimanere così incontaminato, se è vivo deve poter trasformarsi nel tempo. Naturalmente la scelta degli edifici non è casuale ma penso sia una chiave attraverso la quale riflettere sull'architettura in un modo non convenzionale, per parlare di architettura oggi c'è bisogno che questa abbia una sua riconoscibilità universale. 
I film non vanno scelti in base al proprio gusto architettonico ma vanno valutati nel loro insieme perché ognuno è un capitolo diverso dello stesso libro. (per questo consiglio l'acquisto del cofanetto piuttosto che quello del singolo volume).




Ila Beka e Louise Lemoine non raccolgono interviste di gente comune, solo per il gusto di trovare un modo di mettere in discussione un' idea di architettura, quella delle archistar, cercano di capire senza giudicare, cercano la via del racconto, hanno ben chiaro che un edificio è anche un insieme di storie e se uno mette assieme tanti edifici può in un certo senso creare una geografia dell'architettura contemporanea.
Scovano personaggi, li seguono, ci parlano, l'architettura è in secondo piano rispetto alla narrazione principale, poi come in ogni grande romanzo i ruoli si invertono, l'architettura diventa la protagonista o meglio lo strumento che attrae le storie attorno a sé.
Chi potrebbe mai immaginare che una signora della periferia romana, con ossessione quasi maniacale (io non ho lo stesso numero di foto dei miei cantieri) documenta  ogni fase del cantiere, lo racconta cerca di capirlo; c'è il predestinato, ha fatto la comparsa nel film La Passione, di Mel Gibson, che parla del motore della sua Alfa Romeo d'epoca, la chiesa è per lui uno sfondo, poi c'è il prete che descrive minuziosamente il progetto ed il lavoro dell'architetto, conosce i materiali, sembra conoscere il vero significato di ogni gesto progettuale. E poi naturalmente Guadalupe che è diventata nel tempo per tanti architetti l'incarnazione  della villa a Bordeaux di Rem Koolhaas.




In questo caleidoscopio di personaggi gli autori ricostruiscono una storia dell'architettura non convenzionale fatta di narrazioni parallele, un'opera aperta sul mondo dell'architettura e non solo. Tutto questo costruisce un mondo che solo un editore indipendente può comprendere ed ecco che nasce la Beka films, Ila e Louise diventano editori di se stessi e riescono in totale autonomia e con tutte le difficoltà del caso a mettere assieme questa piccola enciclopedia.
Bordeaux, Roma, Bilbao, Pomarol, Parigi cambiano le facce, i materiali, le architetture, le città, ma resta un idea radicata alla forza di luoghi che diventano spazio solo quando entrano in risonanza con le persone che le vivono.
I libri sono la riflessione che resta una volta spento il video, dopo nel silenzio è possibile sfogliarli per continuare a pensare, ai volti delle persone che trasformano l'architettura.