UN ARCHIVIO VISIVO





Marco Tirelli
Gli Ori 2013
a cura di Ludovico Pratesi

Istituto nazionale per la grafica - roma
14 marzo – 5 maggio 2013
apertura straordinaria 1 maggio 2013 orario 9.00 – 19.00



Tirelli presenta in questa mostra e in questo libro d'artista il suo percorso creativo, per farlo svela il suo immaginario fatto di frammenti di archivio, immagini modelli forme, diari appunti, idee e quaderni. Tutto questo diventa una rappresentazione di un mondo interiore che prelude ai suoi dipinti. I quaderni, ad esempio sono molto diversi tra loro, raccolgono frammenti di giornali fotografie, testi, brevi descrizioni, schizzi. [1] Insomma ogni raccoglitore è un archivio diverso di idee, oggetti d'uso, architetture, mappe geometrie. Poi ci sono i disegni veri e propri appunti che invadono come un fiume in piena le sale espositive del Museo. Non è un caso che siano proprio le aree espositive dell'istituto nazionale per la grafica ad ospitare questa mostra, Tirelli infatti non si è cimentato con incisioni, come altri artisti in passato, ma ha assorbito il museo la sua collezione incredibile di stampe disegni e  segni, non ha aggiunto matrici alla collezione ma pensieri e sensazioni.
Ha attinto da questo serbatoio, cercando di far riemergere sulla superficie del visibile una stratificazione temporale di pensieri e segni. [2]









Come scrive Ludovico Pratesi (il curatore) questa mostra svela un lato nascosto ma fondamentale della ricerca di Tirelli. Una quantità di materiali preziosi e indispensabili per analizzare il processo creativo dell'artista, dalla prima suggestione fino all'opera finita, attraverso una riflessione sulla natura simbolica di ogni immagine scelta per evocare altro da sè, una dimensione onirica e concettuale densa di riferimenti emersi da una realtà trasfigurata.






















La mostra segue un percorso molto chiaro, si parte da alcune opere in grande formato per poi passare ad una sala densa di disegni che la ricoprono, totalmente un immersione totale in un mondo, di cose e sguardi a volte ripetuti con tecniche diverse.
Poi i quaderni gli appunti e un collage di frammenti che mettono a sistema le opere e gli schizzi. Chiude la mostra un cortometraggio realizzato da Raymond Red per l'edizione 2012 dell'Asian Film Festival.
Il film rispecchia alla perfezione la raccolta di disegni della sala principale, un collage tridimensionale di luci,  ombre, texture e atmosfere che Tirelli rappresenta nei suoi quadri.
Una mostra ben curata che con molta poesia racconta, il rapporto dell'artista con il mondo che lo circonda, la memoria della cittá, la caratteristica del luogo che la ospita.
Un esperienza da non perdere assolutamente.   







[1] ...sulla parete si ricompone molto più di una sequenza, è un'intera mappa concettuale, ma anche una mappa emozionale, in cui i rimandi possono anche essere trasversali, come in tutte le mappe...Tirelli è vibrante, annota se stesso costantemente: i suoi fogli costituiscono più di un diario, sono testimonianze di evoluzione continua.  Maria Antonella Fusco

[2]  Ogni immagine, raccolta o immaginata che sia, non è oggetto ma forma evocata e trasfigurata, non è segnale ma simbolo scatenante energia imagnifica, un elemento attivatore di tensione capace di portare ad altro. Si tratta di innescare reazioni a catena, di generare nuove complessità, altre profondità. Sono forme che rimandano ad altro da sè: possiamo intenderle come estensioni infinite, mai chiuse o meglio chiuse e aperte insieme, dissolvenze e ricostruzioni, espansioni in un intreccio di continue modifiche reciproche, come un gioco infinito di specchi, l'uno dentro l'altro. come un eco. Sono immagini che richiamano un passaggio di stato, un'attraversamento, una relazione. Sono Ombre. (Marco Tirelli dall'intervista di Ludovico Pratesi)