IL SILENZIO NELLA MUSICA






John Cage
Silenzio
Shake Edizioni 2012



Ma si può descrivere il silenzio? Per John Cage la risposta è semplice, si, trasformandolo in un opera musicale. Usandolo come contrappunto al suono, tramutando l'assenza in essenza ritmica. Compositore e filosofo, John Cage (1) ha rivoluzionato il mondo musicale a partire dal secondo dopoguerra, e ci ha offerto una diversa modalità di riflessione, facendoci immergere nel  contesto della musica sperimentale. Una musica diversa da come era stata concepita fino a quel momento, una musica  che si proponeva il fine di oltrepassare i limiti dei canoni accademici consueti, una musica che usava il silenzio per aumentare il significato della nota musicale.  Silenzio è il titolo del libro edito dalla Shake Edizioni nel 2012 , contiene testi diversi tra loro ma con un filo conduttore comune, riflettere comprendere e reinventare l'assenza del suono, il silenzio come risposta alla cacofonia di suoni che appartengono alla società industriale di matrice occidentale.  Il silenzio non è unicamente collegato alla struttura musicale delle composizioni di Cage ma definisce una linea di ricerca, un idea di spazio e tempo dilatato.  







Cage, in effetti, ha rielaborato certe idee sulla musica sperimentale sviluppate in precedenza da Schonberg  interpretando concetti propri delle filosofie orientali e della  filosofia zen di cui il silenzio è uno dei principi basilari, applicandole e fondendole con alcune delle nuove tendenze dell'arte, non è un caso la sua amicizia con Marcel Duchamp e Merce Cunningham, celebrata dalla recente mostra al Barbican center di Londra.  Cage è il precursore di un nuovo momento dell'arte, ne è protagonista. I suoi segni, gli spartiti sono opere a sé,  che danno autonomia ad un lavoro teorico unico nel suo genere. Per lui  il silenzio, con quel suo preludere al  suono, con lesaltarne i caratteri più atipici, è il medium attraverso il  quale aiutarci a percepire noi stessi.







E come non  pensare alla celebre composizione  4 33’’ , in cui linterprete, per tutta la durata del brano, non suona ma siede al suo strumento e celebra il Silenzio? Silenzio che è, però, il suono dei fogli dello spartito girati, o del pubblico che commenta  sottovoce infastidito: forse il silenzio non esiste, se persino in una camera anecoica riusciamo a percepire il battito del nostro cuore attraverso il corpo; o forse semplicemente suona anche lui, una melodia diversa che abbiamo disimparato. Le  intuizioni di Cage ci conducono a scoprire strade inconsuete, metodi per leggere e rileggere la realtà, sono una guida per muoverci attraverso i campi del sapere. Per un architetto la lettura di Cage è rivelatrice, cosa può rappresentare il silenzio nello,spazio architettonico, se non il vuoto (2) che si contrappone al pieno e definisce lo spazio urbano.










Il silenzio diventa musica come il vuoto diventa spazio a seconda di come lo si attua e di come lo si vive e dagli imprevisti possibili dovuti alle varianti di spazio e di tempo in cui il silenzio accade.
Il silenzio di Cage è strumentale ad un idea di appropiazione della performance musicale. Così come l'emptiness, è necessaria alla crescita dello spazio costruito, perché misura lo spazio del pieno, segna il limite tra spazio urbano ed architettura.
il silenzio  è il protagonista della musica di Cage, i suoi spartiti lo disegnano e lo rendono spazio protagonista, con quel suo preludere al  suono, ci aiuta in un certo senso a percepire noi stessi. Ecco il vuoto ha la stessa forza ci aiuta a percepire la misura  dell'architettura. La disegna. (3)
Ogni saggio raccolto in questo libro ha un titolo è arricchito da una breve introduzione che ne spiega il contenuto e ne indica eventuali destinatari o comunque specifica loccasione per la quale esso è stato scritto.La definizione di saggio non è la più appropriata perché Cage ha un' indiscussa capacità nel comunicare con estrema semplicità,  ha la straordinaria capacità di trasmettere nozioni e invogliare allautoriflessione e lo fa tramite il ricorso ad uno strumento tanto consueto quanto utile e necessario: laneddoto di tipo autobiografico. Le sue narrazioni, ricche dunque di spunti personali ed esperienze concrete, trasudano di  possente forza evocativa, atta a favorire nellimmediatezza linteriorizzazione del dato acquisito e la sua conseguente elaborazione; la forza delle immagini è coadiuvata dalla gradevolezza del racconto personalizzato e il prodotto finale non può che essere vincente. 
É un libro che va letto in una condizione particolare, cercando di isolarsi dal mondo, in uno grande spazio vuoto, in cui, lo spazio e il vuoto che lo avvolge ci aiuta a percepire i rumori amplificandoli, ma allo stesso tempo rende la dimensione fisica del silenzio, dopo ogni pagina chiudete gli occhi: potrebbe essere già un ottimo inizio per imparare ad ascoltare il vostro personale silenzio.




(1)  David Sylvester.  john cage   castelvecchi 2001 - intervista tratta da Interviews with American Artists
Tuttavia, come ho spiegato a Schoenberg quando studiavo ancora con lui, virgola non avevo nessun interesse per l'armonia, ne per la tonalità, ne per nessuna di queste cose.
Però vedi, lui mi ha trasmesso quello che c'era sotto il suo interesse per l'armonia: l'interesse per la struttura. Così quando ho cominciato a comporre usando rumori- cosa per la quale è possibile usare una struttura tonale- mi sono comunque portato dietro quel concetto di struttura e della sua necessità, e ho creato delle strutture ritmiche.

(2) Il vuoto. Riflessioni sullo spazio in architettura. Espuelas Fernando edizioni Marinotti 2004

Il saggio indaga il vuoto sia come concetto assoluto (la mancanza), sia nella sua concretezza materiale (spaziale, architettonica). Come contrappunto alla rigorosa struttura della trattazione, questa duplicità analitica è testimoniata da una certa libertà di associazione di opere appartenenti a tempi e luoghi distanti tra loro, in cui il vuoto si manifesta di volta in volta come assenza (nelle stanza vuote dipinte da Van Gogh o da Hopper), simbolo (nel palazzo di Cnosso), rinuncia (nelle architetture di Mies van der Rohe), destino (nella dottrina taoista) o riflesso di uno stato d'animo (nelle incisioni di Piranesi).

(3) la città non deve essere disegnata e riempita dallo spazio costruito, deve piuttosto mantenere e proteggere la sua emptiness. Il suo elemento principale è il vuoto, non inteso come spazio residuale e quindi secondario rispetto allo spazio costruito, ma come spazio che struttura.  Modelli Ian+. Libria 2010