MES DISQUE A MOI # 2
I Used To Be An Animal
di Tommaso Avellino
Lou Reed è morto.
1974, il rock vive un periodo di assoluta schizofrenia tra il “progressive” con complessità sonore e virtuosismi tecnici, e il “glam” con paillettes colori e sonorità spesso grezze, primordiali e un po’ caciarone. Inclinazioni tanto diverse tra loro ma che concorrono a dare al rock una dimensione tra il “barocco” e il “kitsch”.
Tuttavia in questo panorama esistono alcuni straordinari interpreti che seguitano a introdurre suoni, musica, parole, immagini e situazioni in continua trasformazione. Lou Reed era uno di loro e la copertina di “Rock’n’Roll Animal” racconta esattamente questo. E’ un disco “live” e l’immagine di copertina vuole raccontare questa esperienza. Una foto dal particolare effetto cromatico, rappresentante una creatura al di fuori della norma, una sorta di Frankenstein danzante. Lou Reed è fotografato a mezza figura, non completamente centrato, parzialmente tagliato dalla copertina stessa. Appare coloratissimo una volta tutto giallo e, immediatamente dopo, sul retro della copertina viola. La foto è mossa, siamo a un concerto, la creatura è stata immortalata mentre esegue una danza dal ritmo anomalo. E’ un nuovo modo di danzare e di fare musica su un palcoscenico, è una gestualità riconducibile al “tanztheater” (teatro-danza). Qui si fonde il movimento del balletto con la gestualità del cabaret, del mimo e del teatro. Lou Reed è colorato, illuminato con riflessi e luccichii, rossetto scuro, trucco pesante sugli occhi, capelli cortissimi, rasato. Si muove con uno sguardo e un’espressione enigmatica, indossando una maglietta aderente nera senza maniche. Bracciale e collare con borchie metalliche viste prima solo su qualche cane bulldozer dei cartoni animati di Hanna & Barbera. No, non è un essere di sesso maschile che vuole apparire come una donna. Siamo di fronte a qualcosa di mai visto, non è il solito rockettaro dalla chioma fluente, frange svolazzanti e sgargianti abiti kitsch da spettacolo. Gli hippie, i figli dei fiori, con i loro vestiti multicolori dai tessuti e decorazioni floreali vivacissime e con i loro sogni di pace e libertà sono morti, defunti superati dagli eventi stessi.
In un vuoto nero della copertina, tra la testa e il braccio della foto, c’è il titolo dell’album. Ogni parola è incolonnata singolarmente l’una sull’altra. Una scritta in bianco, senza apostrofo, con un carattere armonizzato tutto maiuscolo o forse tutto minuscolo: lou reed rock n roll animal. Credo che sia uno dei titoli più potenti ed efficaci della storia della musica. Straordinario è il contrasto tra la forza e la carica espressiva del titolo e la sobrietà del tratto grafico. Non si cerca la retorica comunicativa dell’urlo, della dichiarazione chiassosa e arrogante. E’ un pensiero. E’ un sentire intimo, profondo, talmente intenso ed istintivo che ci porta al carattere primordiale della nostra natura e della musica. Uno stato primitivo, uno stato primordiale puro, libero da morale, libero da valori antropologici e sociali acquisiti. E’ la ricerca dell'istinto incontaminato e libero dalla cultura che controlla il comportamento, il pensiero e la natura stessa dell'uomo.
La copertina di “Rock’n’Roll Animal” racconta di persone di un’altra natura sviluppati in una diversa dimensione sociale e urbana. Una nuova dimensione di se stessi che mostra anche nel modo di apparire il proprio disagio e la propria diversità. Sguardi privi d’illusioni e di sogni, abiti neri e minimali, trucco pesante e scuro, carnati emaciati. Tutto concorre a rappresentare uno stato di sofferenza e deperimento psicofisico indotto da una condizione di malessere sociale. Quest’essere dall’attitudine e dal “look” così originali e fuori dal comune da lì a poco diventerà, con il suo modo di essere, il portavoce di una nuova sottocultura giovanile che stravolgerà i canoni musicali del rock e di tutto ciò che gli gira intorno: il punk!
E’ stato così proprio il punk, un paio di anni dopo, a farci capire fino in fondo il senso della copertina e del titolo di questo disco.
Questi scatti hanno la capacità di raffigurare la straordinaria grandezza artistica di Lou Reed.
Accendo il mio stereo Thorens, metto il disco, scende la puntina…fruscio…il lungo intro…gli applausi…sento il tuo ingresso sul palco, grande!
Grazie Lou per averci regalato tutto questo.