L'ESERCITO DI DIDIER FAUSTINO
Didier Faustino
We can't go home again
30/11/2013 - 11/01/2014
Michel Rein 42 rue de Turenne
L'esercito di terracotta è una scoperta
archeologica cinese. È formato da
6.000 a 8.000 guerrieri scolpiti nell'argilla (non lo si sa con certezza poiché
gli scavi sono ancora in corso). Queste statue erano di "guardia"
alla tomba del primo imperatore cinese Qin Shi Huang. Di queste statue sono
state riportate alla luce solo 500 guerrieri, 18 carri in legno e 100 cavalli
in terracotta. Tale sito archeologico si trova vicino a Xi'an, nella provincia
Shaanxi della Cina. Quest'esercito rappresenta una replica fedele dall'armata
che aveva contribuito a unificare la Cina. Un esercito a protezione di un luogo
creato appositamente
L'esercito
di figure di Faustino occupa lo spazio della galleria Michel Rein a Parigi, è schierato a protezione
dell'architettura, della sua idea molto personale di architettura.
Interno
ed esterno, contenitore e contenuto coincidono, queste armature sono lo spazio
da abitare o sono ambienti in cui isolarsi nello spazio domestico, quale storie
raccontano? esprimono un categorico rifiuto nei confronti di un architettura
tradizionale o rappresentano la sua semplificazione concettuale?
Una cosa è certa queste armature creano uno spiazzamento nel visitatore
anche per la loro posizione, un esercito fissato alle pareti che protegge una
figura a terra, ogni corpo ha una struttura interna che lo sostiene, sono
rifugio ma allo stesso tempo figure autonome che dominano lo spazio interno, la
scatola bianca della galleria assume così una forma nuova, un oggetto domestico, il tappeto, prende un'altra forma
La
risposta la possiamo trovare in uno dei libri migliori sul lavoro di Didier,
SHORT CUTS perché è un libro senza testo di solo figure, che messe in sequenza assumono la forza del racconto.
Una
sequenza di progetti e spazi accompagnati da un' unica dichiarazione che può essere assunta anche come istruzioni all'uso di questo
progetto, perché Didier da sempre insegue lo
stesso obbiettivo
There is no human mind without a body. In this time of
hygienapolis, You must recover your awareness of the physical World, One way is
to produce fragile objects, systems, space which are meaningfull only through
the body, being all At once physical, social and political, Architecture may be
a tool to emphasize Our sense and sharpen Our consciousness of reality, which
tends to be erased by over-information, egocentrism and control. Experiencing
fragility.
Ci sono
architetti che hanno la capacità di usare l'arte per
riflettere sulla condizione dell'architettura contemporanea, e forse Didier è uno dei migliori.
Una
figura strana e controversa, si muove su un confine e da questo confine ci
costringe a riflettere, cerca di provocare reazioni, lavora sul corpo e sullo
spazio, confonde o meglio fonde le discipline tra di loro, non cerca
mediazioni. La sua
osservazione ci spinge a tornare alle radici del reale, ripartire per pensare
dall'inizio l'evoluzione dello spazio, il suo rapporto con il corpo,
l'architettura vista come riparo, come luogo dell'uomo per l'uomo.
Lo aveva
già fatto con Body in Transit
(2000), spazio minimale e critico per il trasporto dei clandestini, presentato
alla Biennale di Venezia e presente nelle collezioni del Centre Pompidou, lo
continua a fare, traformando e trasfigurando oggetti di uso comune. Insegue
lo spazio critico sia attraverso l'uso di materiali inconsueti, sia nella
pratica dell'architettura, che colleziona prima di tutto storie
La
componente artistica ( muoversi senza costrizioni di senso, che ovviamente sono
necessarie nel mestiere dell'architetto) della
sua ricerca è
un sapiente accumulo di storie e microstorie, pubbliche e private, da
consegnare al flusso temporale continuo dei suoi spazi, anche quando si affida a suggestioni
cinematografiche o letterarie, gli atti di sovversione del suo fare modificano
e generano un totale ripensamento dello spazio e dei corpi che lo vivono.
Didier Fiuza Faustino è interessato al
rapporto di dipendenza tra qualità psichiche e
corporee e ai contesti socio-politici di architettura e delle arti visive.
Un attività sovversiva la
sua, fatta sottovoce, senza imposizioni e posizioni antagoniste da prendere a
tutti i costi.
L’architettura
ambigua di Faustino è un dispositivo
capace di intensificare la nostra percezione sensoriale e affinare la nostra
conoscenza, Faustino ci insegna a leggere lo spazio sia urbano che domestico e
spesso, come in questo caso lo spazio lo costruisce.
Presenta il quotidiano e il consueto in una veste del tutto
originale. Lo aveva fatto a Venezia nel 2000, con le energie e le visioni della
sua giovane età, riesce a farlo
oggi tredici anni dopo con le energia della sua maturità
artistica.
Non si ripete mai racconta la stessa storia, pensando alle
storie diverse degli uomini. Il suo esercito definisce lo spazio interno come
l'esercito di Xi'an definiva un mondo e una tradizione millenaria.
Lo spazio domestico ci ricorda i luoghi di culto del
passato in una sorta di critica al moderno
Il Faustino artista assimila codici formali modernisti per infrangerli
con materiali inaspettati, con la logica della costruzione del Faustino
architetto.
Come è stato già
scritto Faustino costruisce un
laboratorio della corporalità ed escogita un numero
illimitato di opzioni per giocare e per adattare un corpo alla duttilità del prototipo di un dispositivo universale.
Lo ha
sempre fatto in modi diversi, ed in modi diversi ha raccolto dal mondo
dell'arte un esperienza da riversare nel mondo pratico dell'architettura, un' architettura di resistenza al mercato e ai paradigmi.
Oggetto
da abitare e corpo (1) si fondono e la casa qui diventa non solo il gioco
linguistico del titolo ma il materiale attraverso il quale costruire l'opera.
Il
tappeto veste il corpo e diventa un armatura domestica, uno spazio essenziale.
Non
mancano esempi di questo genere nell'arte contemporanea, Absalon lo aveva fatto
attraverso delle celle minime, un sistema di micro padiglioni che riempivano lo
spazio della galleria, Joseph Beuys si era avvolto nel feltro, Faustino
ripercorre queste ricerche ma con uno sguardo diverso che fa della
contemporaneità il suo palinsesto.
L'installazione
è caratterizzata dalla sua reversibilità.
Le
armature sono realizzate con un materiale usato per le finiture d'interno,
tappeti di moquette, di fattura e costo diversi, proprio come in un esercito c'è una gerarchia.
In The same way that the home finds itself alternately
represented as a dwelling to occupay and an impossible destination.
(1)
Consiglio di approfondire su uno dei migliori blog in
circolazione oggi
http://thefunambulist.net/2013/09/11/topie-impitoyable-ethics-of-the-viscous-body-munari-mclean-faustino/
http://thefunambulist.net/2013/09/11/topie-impitoyable-ethics-of-the-viscous-body-munari-mclean-faustino/
There is an interesting chronology in the three examples
that I chose for this argument. Munari uses his body to subvert the (apparently
unsuccessful) essential goal of his chair, McLean uses cubes in a similar assignment
but the abstraction of the object makes it less ‘intentioned’
and more abstract than the chair. Faustino goes one step further with Auto
Satisfaction as he composes a sort of objectal landscape that does not
correspond anymore to an archetype, yet brings a complexity that the cubes did
not. This chronology is therefore an invitation, not only to subvert the
various normalized archetype that continuously surrounds us, but further, to
design objects and architectures that do not carry in themselves a presupposed
functional position of the body, but encourage the latter to acquire the degree
of viscous body as a materialist ethics.
(2) e poi
proseguire attraverso la lettura dei libri che raccontano il suo lavoro di
confine