DIVAGAZIONI CALCISTICHE


Scrive Lorenzo Iervolino l'autore di questo libro:

Ho seguito le sue tracce per più di un anno, con l’animo di un innamorato e gli occhi di un detective selvaggio. Ho raccolto le sue parole come un collezionista di petali, cercandole tra i suoi scritti, nelle interviste, tra i ricordi di chi lo ha conosciuto o ammirato o a volte contestato. Ho assistito alle sue partite con trent’anni di ritardo, emozionandomi ogni volta e rischiando di rimanere intrappolato in una dimensione parallela. Poi, attraverso la letteratura, ho cercato di cambiare pelle al passato, di aggiungere contenuto ai poster, graffiando via la crosta dura delle semplificazioni e soffiando sulla polvere del tempo. Una notte mi sono anche arrampicato sul colle di Grassina per visitare la casa dove il Doutor ha trascorso la sua sfortunata stagione italiana, ai tempi della Fiorentina. E ora sono qui, a Ribeirão Preto, davanti al cinema Cauím, con una birra Colorado Cauím in mano, a parlare col suo amico Kaxassa. E ogni voce, ogni strada, ogni silenzio mi parla di Sócrates Brasileiro, senza che io debba muovere un dito.







Lorenzo Iervolino
Un giorno triste così felice
66TH A2ND
maggio 2014


Un libro che racconta una storia di calcio diversa, la storia di Socrates, un nome da filosofo per chi aveva il talento del goal, ma non solo. La storia ripercorre la sua vita dalla nascita alla sua morte, sconfitte, trionfi le testimonianze di quelle persone che l’hanno rispettato e amato. Nei momenti di crisi infatti, anche novanta minuti di spettacolo aiutano a fare andare avanti.
 Socrates sapeva come soffrivano le masse in Brasile, sapeva che prima di essere calciatore era giusto che fosse un uomo ed era disposto, a tal fine, a mettere da parte la carriera di calciatore per diventare un dottore. O Doutor. il calcio come strumento di una lotta per raggiungere, la democrazia. Perchè dare calci ad un pallone è solo ciò che appare, ma poi quello che conta è lo stare assieme, il seguire delle regole per un fine comune.
Ci sono libri su cui ogni commento appare superfluo. Di solito durante la lettura prendo appunti, qui non ho avuto tempo, impossibile fermare il flusso della narrazione, il calcio, la storia della dittatura militare in Brasile, l'esperienza della Democrazia corinthiana, che Sócrates ha contribuito a instaurare nel Parque São Jorge. Il suo pugno stretto al cielo, alla sua gola che vibra in piazza Anhangabaú il 16 aprile 1984. All’umiltà, all’eleganza e all’intelligenza di ogni suo gesto. La vita di un uomo che faceva delle sue passioni un strumento per migliorare il mondo, credeva nella democrazia, cercava la verità, quando la verità  era una sola, che poi alla fine colpiva la palla di tacco solo per farci innamorare.
Penso che saranno sufficienti le prime righe di questo romanzo per farvi innamorare, e uscire a comprarlo per leggerlo tutto d'un fiato.




INCIPIT

San Paolo del Brasile, 4 Dicembre 2011, Stadio Pacaemu. Ultima giornata del Brasileirao. Novanta minuti che valgono il titolo nazionale. Se lo contendono i bianconeri padroni di casa del Corinthians (per l'occasione in maglia bianca) e i rivali del Palmeiras. L'arbitro va a posizionarsi sulla linea mediana, tra i due guardalinee che lo attendono immobili come soldati pronti a un ordine. Attorno a loro, i calciatori delle due squadre si dispongono sulle semilune di centrocampo, lasciando visibile solo la spaccature tra i due schieramenti.
L'arbitro posa lo sguardo sul cronometro, poi alza il braccio destro e fischia nel cuore di un cielo già ammutolito. Dopo pochi istanti, però i calciatori del  Timào soprannome dello Sport Club Corinthians paulista - liberano le mani da dietro la schiena e alzano il pugno chiuso. Le braccia - sbocciate, più che sollevate-sembrano steli che crescono lì dove qualcuno deve aver seminato molti anni prima. Undici pugni chiusi che afferrano l'aria e tengono in alto l'azzurro limpido del primo pomeriggio. Undici pugni chiusi che danno forza solo a guardarli.
Quel gesto è un contaggio immediato. Gli steli si moltiplicano e assomigliano a una foresta strattonata dall'inverno. Sono più di trentamila. E come un'esplosione di gole, una sinfonia di toraci che vibrano, arrivano anche i canti, i cori, la alegria....quello appena trascorso è il minuto di silenzio più rumoroso e festoso della storia del calcio. 
Quello stesso giorno, dodici ore prima.
Dopo un disperato ricovero iniziato la sera precedente, Sòcrates Brasilero Sampaio de Souza Vieira de Oliveira muore a causa di quello che i medici dell'ospedale definiscono uno shock setticemico... Ventotto anni prima, un giornalista loro connazionale nel corso di un'intervista aveva chiesto: Sòcrates come vedi la tua morte? e lui aveva risposto così: La mia morte? se ci penso  vorrei morire di domenica, e col Corinthians campione.
Il 4 dicembre  2011 è domenica. Grazie allo 0-0 con cui si chiude il match con Il Palmeras, il  Corinthians è campione del Brasile per la quinta volta nella sua storia.
Le esultanze col pugno chiuso e puntato al centro del cielo, la montagna umana che dopo un goal, dopo una vittoria lo ricopriva di gioia, passione e fratellanza, i colpi di tacco smarcanti, i colpi di   tacco indimenticabili o quelli semplicemente belli, le punizioni al millimetro, la barba lunga, il sorriso potente, la voce emozionata e grintosa dal palco Anghangabau, le lacrime della disfatta elettorale, della delusione, della sconfitta di un popolo inter, e tutto il resto-che è tanto ed è stato vissuto fino in fondo- si stacca dal corpo di Socrates, evapora dalla sua anima, cola via da quei piedi sempre incredibilmente piccoli per un giocatore così alto.
Ripensando a quel giorno Washington Olivetto, l'illuminato responsabile del marketing del Corinthians democratico che scelse di stampare sulle maglie della squadra la scritta DEMOCRACIA CORINTHIANA,intervistato per il documentario football rebels definisce il 4 dicembre nel modo in cui molte persone lo ricorderanno per sempre, una definizione adatta ad altri momenti della vita di Socrates: '' Un giorno della mia vita, come in quella di tanti altri tifosi, che è stato al tempo stesso molto felice e molto triste''