ARTE - ARCHITETTURA - CONTESTO
Olafur Eliasson
Riverbed
Denmark's Louisiana Museum of Modern Art
20.08.14 - 04.01.15
"Since the beginning of the collaboration it has been clear that a solo exhibition of Eliasson's work at Louisiana would inevitably be a radical, site-specific exhibition dealing with the reality of the museum as an institution and physical locality," said a statement from the museum.
"Movement through the space at Humblebaek has always been at the heart of the experience – the architects have made sure of that, and Eliasson wishes to profile this as the most important feature in Louisiana."
I visitatori camminano su una superficie rocciosa, in mezzo scorre un piccolo ruscello, un paesaggio comune. Ma siamo in un interno, siamo dentro lo spazio espositivo di un museo. Non è la mostra Earth Works (1) organizzata da Robert Smithson, nell’ottobre del 1968, presso la Dwan Gallery di New York, (mostra ispirata ad un romanzo di fantascienza di Brian W. Aldiss, ambientato in un futuro in cui persino il suolo è ormai un bene prezioso) ma Riverbed, un viaggio immersivo nel lavoro di Olafur Eliasson, artista-progettista, che lavora sul limite tra discipline diverse, nel suo lavoro Arte e Architettura si confrontano, si fondono assieme e danno vita ad un mondo in cui lo spazio è il prodotto di un interpretazione della realtà. Secondo Paul Virilio l’arte di oggi non vede più la realtà. E’ di fatto un’ arte accecata non solo ha perso il contatto con il reale, ma soprattutto ha smarrito la capacità di vedere.Per il filosofo-architetto francese la perdita di senso della produzione artistica, sempre meno capace di dialogare con il pubblico e sempre più all’inseguimento di una logica della sparizione guidata dalla diffusione ed invasione delle nuove tecnologie, da vita ad un disorientamento del soggetto che osserva. Il pubblico, infatti è vittima di un restringimento del campo visivo, dovuto all’affermarsi di un’ arte accidentale dominata dall’assenza.
Questo però non è una visione
completamente corretta, resiste nell’arte contemporanea il tentativo di dialogo
con l’architettura e il paesaggio, e quindi il coinvolgimento diretto del corpo attraverso
l’esperienza. Questo dialogo intenso tra pratiche spaziali trasforma lo spazio
dell’arte nell’unico spazio pubblico possibile capace di sopravvivere nella
città contemporanea.
Il confine tra arte ed
architettura si sta sfocando sempre di più. Tra artisti ed architetti
cominciano ad instaurarsi un confronto e una condivisione di esperienze che si
concentrano sul ruolo e sul significato del paesaggio. Mentre l’arte ha lasciato i musei cercando la
partecipazione di osservatori sempre più interessati a viverla, da parte sua
l’architettura definisce il territorio pubblico e inizia ad essere vissuta come
oggetto: entrambe riflettono la situazione complessa del pensiero contemporaneo,
che riaffronta la questione del linguaggio e del rapporto con il contesto dove
le singole opere vanno ad inserirsi.
Penso che l’arte possa facilmente entrare a far parte
del regno dell’architettura. Mi piace provare a farlo, al punto che, forse, mi
piacerebbe perfino costruire una casa. Il concetto di funzionalità, nella sua
integrità, non mi spaventa: sentirmi dire cose come “devi attraversare due
stanze e poi in quella camera devi ricavare un’apertura per inserire una porta”
non mi impaurisce. A farmi veramente paura sono i compromessi che vengono
normalmente accettati in architettura. Per chi progetta consenso e compromesso
sono diventati materiali comuni di lavoro. E questo ha generato una disciplina
meno orientata dagli ideali. Non mi pare, inoltre, che il compromesso sia
guidato da ragioni funzionali. È semmai, ovviamente, orientato da ragioni
finanziarie; ma è così solo perché le persone sono indecise. È come un circolo
vizioso: se non si hanno ideali è difficile convincere la gente. Se non si è
portatori di idee è difficile convincere le persone, e il compromesso avanza,
senza fine. Penso che l’arte abbia molto da offrire. Ma penso anche che
l’architettura, naturalmente, possieda alcune qualità uniche da offrire
all’arte. (2)
Se
il paesaggio contemporaneo è il luogo in cui arte e architettura si
scambiano reciprocamente idee, concetti
e suggestioni, allora è necessario che attraverso l’arte si riesca a delimitare
un campo in cui i fruitori possano comprendere l’importanza del lavoro di chi progetta
lo spazio per vivere. Di conseguenza l’architettura restituisce all’arte il
campo arricchito dal valore della negoziazione tra soggetto e oggetto.
Questa negoziazione investe piu’ campi: il sociale,
il corpo e la geografia dei luoghi, l’interdisciplinarità e lo scambio di ruoli
è una prassi della produzione contemporanea.
Un grande esempio di scambio arte e architettura capace di generare spazio sociale, è possibile trovarlo nelle opere di Olafur Eliasson, qui l’azione avviene non tanto sul programma funzionale o sulle forme generiche riprodotte, ma nell’ambito di uno spazio di relazione, in cui non è tanto l’opera materiale ad essere al centro di un sistema di riconoscimento quanto lo spazio creato. Nell’arte di Elliasson, è molto importante individuare che la vera opera è il meccanismo di partecipazione che si crea tra il visitatore e l’oggetto che ne individua il campo di forza: lo sguardo dello spettatore, in un modo complesso, costituisce e crea il pezzo. L’idea di spazio ma soprattutto il modo in cui ci orientiamo e cerchiamo di conoscerci all’interno di esso. È quindi inevitabile che il confine con l’architettura si fa labile, ma allo stesso tempo si fa strada la consapevolezza che l’architettura non è involucro ma che l’involucro si adatterebbe o sarebbe il risultato di ciò che succede dentro e fuori. L’idea di spazio sostituisce e ricompone ogni differenza che sembra esistere tra arte architettura e paesaggio, si è in relazione con lo spazio: lo si vede ci si cammina dentro. Quello che avviene è un rovesciamento di ruoli lo spettatore diventa l’oggetto e l’ambiente che lo circonda diventa il soggetto, in questo modo l’architettura non è stabile ma elemento essenziale di un processo che investe la nostra capacità di desiderare ed immaginare.
Green River è un progetto
che stabilisce una relazione sensoriale
tra città e paesaggio. I fiumi nelle città contemporanee sono
effettivamente percepiti come elementi statici, il fatto stesso di mutarne la
consistenza, colorando l’acqua attraverso un colorante naturale non inquinante
o nocivo, significa rivelarne la forma.
Il fiume colorato di verde assume
all’interno della città una presenza forte, il movimento e la corrente
dell’acqua assumono una valenza visiva e per un momento il fiume si trasforma,
per così dire, in una presenza tridimensionale, in uno spazio [...] perciò
quando l’acqua viene colorata artificialmente diventa più reale di quanto non
sia nel suo stato normale. (3)
Lo
spazio urbano è percepito da molti come un’immagine come qualcosa che è sfondo
alle nostre azioni quotidiane, e non si
relazione in maniera dinamica con il nostro corpo.
Nella
sua opera Eliasson cerca in un certo senso la complicità del pubblico la sua
partecipazione, in questo l’artista cerca evidentemente di cancellare il concetto
stesso d’opera d’arte e si avvicina alla costruzione di spazi di architettura
immateriali capaci di stabilire delle realazioni condivise con il luogo che
circonda l’opera.
L’azione
sul paesaggio poi è sempre mediata e spesso, come nel progetto per la Tate
Gallery, resa destabilizzante. Nelle opere di land art il paesaggio è sempre
usato come figura per creare uno spazio, Eliasson cerca di trasformarlo in
sfondo. Quando figura e sfondo si confrontano all’interno di uno spazio
museale, la realtà e la sua rappresentazione
perdono il loro significato originario. Nel Weather project alla Tate
gallery, il tramonto viene ricreato artificialmente all’interno del museo londinese. L’idea
spazio temporale di un fenomeno naturale diventa spettacolo, smaterializzando
completamente l’architettura che lo circonda e trasformandola in paesaggio.
Quello
che Eliasson cerca di evidenziare è l’inseparabile transizione dal fenomeno
allo spazio, l’arte si integra alla società.
Dal confronto tra architettura e paesaggio nascono così una
sequenza di spazi ibridi che ridefiniscono il confine di una disciplina e ci
conducono ad una riflessione sul ruolo stesso dell’ arte e del paesaggio nella
società contemporanea, e come sia possibile un identificazione culturale che
rende confrontabili o assimilabili esperienze diverse e uniche sulla base di
una comprensione, di una lingua comune, quella dell’arte.
libri per approfondire:
libri per approfondire:
Artscape
L'arte come approccio al paesaggio contemporaneo
Luca Galofaro
Postmedia- milano 2007
Studio Olafur Eliasson
by Philip Ursprung
Taschen 2008
Take Your Time
by Madeleine Grynsztejn
by Madeleine Grynsztejn
Thames & Hudson 2007
(1) Quattordici artisti, per lo più giovani e poco noti, espongono opere troppo grandi o difficili da trasportare, tanto che la maggior parte di esse viene mostrata solo attraverso fotografie.
La Land Art può essere considerata un movimento nell’accezione tradizionale del termine; che designa la fitta e allo stesso tempo impalpabile trama basata su un’affinità concettuale.
(2) Olafur Eliasson Innesto d’arte la città della partecipazione su domus 868 marzo 2004
La Land Art può essere considerata un movimento nell’accezione tradizionale del termine; che designa la fitta e allo stesso tempo impalpabile trama basata su un’affinità concettuale.
(2) Olafur Eliasson Innesto d’arte la città della partecipazione su domus 868 marzo 2004
(3) Olafur eliasson in Interviste di hans ulrich obrist volume 1 ed charta vicenza 2003