BEYOND ENVIRONMENT
Amit Wolf
Beyond Environment
Actar 2014
Dopo aver scritto il post
precedente sull’ opera di Olafur Eliasson avevo bisogno di tornare alle origini
del rapporto tra arte,
architettura e ambiente. Volevo capire dove tutto questo è iniziato.
Così ho cominciato l’estate
leggendo il Figlio di Philipp Meyer [1],
storia appassionante di una famiglia Texana dall’1836 ad oggi, un viaggio nella
storia americana nel suo paesaggio, nella memoria dei suoi protagonisti.
E l’ho chiusa se così posso dire
in quest’ultima settimana di agosto leggendo Winesburg,Ohio di Sherwood Anderson [2].
In effetti ho invertito l’ordine
il primo romanzo esiste perché è stato scritto il secondo molto tempo prima. Il
primo è un libro epico, una storia in cui perdersi, il secondo più difficile,
necessita di un tempo lungo per immergersi nello spazio che crea, per capire la
solitudine di tutti i personaggi, sempre descritti in relazione ad un sfondo
che è la grande ricchezza dell’america, il suo paesaggio.
Ohio racconto la nascita e
l’evoluzione di una cultura di un modo di stare al mondo.
Nel Figlio nessuno sviluppo
civile, l’evoluzione lenta della
cultura della frontiera, quel limite segnato sulle carte che in realtà è
il limite tra il bene e il male. Cormac McCarthy racconta l’essenza nuda e cruda
del mondo, Meyer cerca nei risvolti psicologici dei personaggi l’assoluzione ai
peccati commessi. Anderson pone le basi di tutto questo racconto, perché
descrive in maniera quasi perfetta la nascita degli abitanti di questa
frontiera, esistenze che nell’insieme compongono, a vederla dall’alto, la
faccia della terra.
Meyer dichiara Raccontando la storia del Texas mi
sono confrontato con i miti fondativi del nostro immaginario americano. Lungo
la linea della frontiera si incontrano due opposte visioni mitologiche. La
classica è quella alla John Wayne, per intendersi. I bianchi, buoni e giusti,
che spazzano via i selvaggi. L'antagonista è quella che vede negli indiani
uomini spiritualmente superiori. Entrambe le versioni sono false…. Gran parte
del libro cerca di rispondere alla contraddittorietà di questo carattere. Un
ragazzo simpatico, carismatico, giusto, che diventa violento e distruttore. La
forza fisica, che serve a sopravvivere si trasforma in forza oppressiva. È la
metafora del nostro Paese.
Ma il libro non è solo questo è
anche la storia di un territorio, un territorio cancellato in soli duecento
anni e trasformato in un deserto.
Il paesaggio arido e
desertificato del Texas è completamente diverso da quello che apparve ai coloni
due secoli fa. Era una terra paradisiaca: bisonti, latte, miele. Poi,
l'allevamento lo ha trasformato e il petrolio ha finito il lavoro.
Anderson invece cerca di
raccontare la nascita della comunità urbana, il protagonista del suo libro è Winesburg piccola cittadina dello stato dell’Ohio.
Su questo binomio, ricerca delle
origini e scoperta del territorio hanno lavorato tanti artisti Americani
cercando di scrivere attraverso l’arte le proprie origini, e all’idea stessa di
Environment hanno contribuito nello
stesso periodo molti architetti Radicali, stanchi di restare chiusi all’interno
della propria disciplina cercando fuori un nuovo spazio di riflessione.
A me piace creare connessioni
tematiche e temporali tra i libri che leggo in un determinato periodo, e la
lettura di questi romanzi mi ha avvicinato per forza di cose alla lettura di un
libro che racconta il territorio in forma diversa. Beyond Environment curato
da Emanuele Piccardo e Amit Wolf, presentato alla Biennale di Venezia
accompagna la mostra dallo stesso titolo che inaugura nei prossimi giorni ( 4
settembre) a Los Angeles.
Il racconto epico di una
generazione alla ricerca di un passato che scopre nell’unica risorsa possibile
la propria terra si scontra con chi il proprio passato cerca di superarlo in
chiave contemporanea cercando all’interno della propria comunità urbana il
proprio ambiente di lavoro.
Ho detto bene un libro e non un
catalogo, perché un catalogo è sempre una cosa diversa, raccoglie del materiale
presentato prima in forma espositiva. Qui la narrazione è chiara, come è chiaro
il fatto che non ci sia un lungo testo continuo a dispiegare una tesi storico critica. Questo libro (forse
perché uno degli autori Emanuele Piccardo si occupa di piccoli film) è un
montaggio di frammenti diversi, saggi interviste, fotografie, opere ( Gianni
Pettena, Robert Smithson, Allan Kaprow, Gordon Matta-Clark, UFO, ugo La Pietra,
Pietro Derossi, SUPERSTUDIO) che compongono un documentario sotto forma di
libro. Questo doc-libro non analizza il paesaggio americano ma lo connota come
un Environment, un luogo, uno spazio con
delle caratteristiche precise in cui operare e agire. Nel farlo non si limita a
raccontare l’America ma cerca di raccontarla in un determinato periodo della
storia, attraverso un’analisi parallela con l’Europa. Per questo racconto gli
autori usano un viaggiatore, Gianni Pettena, artista e architetto, che lavorava
fuori dall’Italia nel periodo in cui gli Italiani viaggiavano poco, e diventa
un ponte immaginario tra due mondi e due realtà diverse, prende qualcosa dagli
artisti americani e lo porta in Italia, ma contemporaneamente porta una cultura
diversa, la tradizione, negli Stati Uniti.
Lo stesso tema o la stessa
esigenza espressiva si sviluppa così in territori diversi: lo spazio aperto del
paesaggio Americano incontra e si confronta con l’interiorità dello spazio
urbano Europeo.
The American context is
culturally virgin and lacks an historical background, but it is rich with voids
placet, like lakes, forests and the deserts, in which the artists could build a
background theory. In Europe, on the contrari, the cultural background dates
back centuries, and it is a part of people’s minds, and sometimes is a too
heavy a burden with its history. All these assumptions make us understand why
Europeans tend to deconstruct and dematerialize history, while the Americano go
to the oposite way, complicatine, and consequently defining the background
where to act, as they already possess a nearly infinite space of continental
land.[3]
Due le figure chiave su cui si
costruisce il filo conduttore del libro, il cui dialogo è una delle parti
migliori del libro: Gianni Pettena e Robert Smithson[4].
Due autori molto diversi tra
loro, Smithson è uno degli artisti la cui voce ha avuto un notevole impatto
sugli artisti della sua generazione e continua a farlo oggi. Ha ridefinito il
linguaggio della scultura. Le opere di Smithson, come artista e scrittore,
ridefiniscono le convenzioni e la sua arte ha prodotto delle opere che non
possono essere facilmente classificate ma definisco una modalità nuova, che
mette a sistema medium diversi, l’opera è concepita infatti come una scrittura
complessa tra realizzazione in luoghi specifici del territorio e sua
rappresentazione all’interno dello spazio espositivo. (nel libro si ricorda la
sua mostra a Roma alla galleria L’attico
attraverso le parole di Fabio Sargentini).
Pettena stretto nel suo ruolo di
architetto cerca nel confronto e nella sperimentazione dei linguaggi la sua
strada, spesso riprendendo e re-interpretando ricerche degli artisti americani
da una parte lo stesso Smithson o
Allan Kaprow e dei radicali Italiani dall’altra, ma con la capacità indiscussa
di trasformare ogni progetto in un evento e di riuscire a muoversi sul limite
tra arte e architettura, senza mai sconfinare nella direzione di una delle due
discipline, forte della sua idea che la performance sia capace di generare uno
spazio di condivisione. Arte e Architettura si confrontano sempre nel suo
lavoro. Alla base di questo confronto sta proprio la definizione di Environment
che è il vero tema centrale del libro.
Per gli americani l’Environment è rappresentato dalla vastità
(emptiness) del paesaggio per alcuni dei radicali Italiani è la piazza (lo spazio aperto delle città) in cui
ridefinire il significato il proprio ruolo, l’artista americano costruisce la
propria storia, Pettena e il gruppo Ufo la negano cercando di attribuire al
proprio lavoro un ruolo politico.
Nello scorrere del testo ricorre
molto spesso la parola Architettura che Amit Wolf definisce sempre in parallelo
alla definizione di Anarchitettura di Pettena quasi a cercare ragione del
significato della disciplina nello spazio che si instaura tra le due
definizioni.
Architecture-art complex, the
engagement with matter and affect, as well as the lucid critique of the
“mindedness” of architectural meaning would not survive Charles Jenks and Gorge
Baird, Postmodern architecture, American “ criticality” and the respective
“autonomies” of Italian and American architecture. Pettena’s cardboard
structures and his houses, however, survive, and the novel sensibilities they
provoked at the time of their making remain relevant as ever.[5]
Le interviste i dialoghi così
come le immagini (il libro è ricco anche di materiale iconografico inedito) completano la narrazione riuscendo
nell’intento di stimolare il lettore a costruirsi una propria idea reinserendo
all’interno di questo montaggio altri libri ed altri lavori degli stessi
artisti. Come il bel catalogo sul lavoro di Gianni Pettena uscito per le
edizioni francesi HYX nel 2002[6].
O il catalogo della prima grande retrospettiva sull’artista Americano curato da
Eugenie Tsai nel 2004.
Per concludere, se vi aspettate
un libro su Gianni Pettena, su Robert Smithson o Allan Kaprow non è quello che
troverete, perché questi artisti
pur essendo presenti in ogni pagina con le loro parole, o con frammenti delle
loro idee sono solo uno strumento attraverso il quale raccontare una storia
diversa racchiusa nel limite tra due discipline arte e architettura e che lo
spazio aperto sia esso paesaggio o città non riesce a contenere, perché è uno
spazio che sta altrove e va cercato
proprio Beyond the Environment.
[1] Per lui, il lavoro è un fatto innanzitutto di costanza: ogni giorno, alle dieci di sera, se è fuori, smette di bere e per le undici cerca di essere a letto e senza libri perché la lettura a volte può funzionare come eccitante. La sveglia, infatti, arriverà prestissimo - per iniziare a scrivere nello stato più vicino alla trance notturna. Passata la mattina di lavoro, un breve riposo a pranzo eppoi altre due ore nel pomeriggio: solo a quel punto ci si potrà rilassare.
[2] La presentazione perfetta di quest’autore è racchiusa nelle prime righe dell’introduzione di Vinicio Capossella che riporta una frase di Anderson alquanto emblematica e certamente consapevole del significato della sua scrittura. Se ami gli scrittori che ami, devi leggere il loro maestro. E sherwood Anderson è il maestro. Colui che ha reso possibile a Meyer di scrivere il Figlio.
[3] Emanuele Piccardo From the city to the Environment
[4] La poetica delle opere di Smithson si fonda sull'esperienza creativa nata nell’ambito dell’arte concettuale: il suo significato profondo, infatti, non sta nel concetto di opera prodotta, la quale condivide con le performance sia il carattere effimero che la documentazione affidata alla fotografia e alle riprese video, ma nel suo pensiero che la ispira e che nella modificazione del paesaggio vede l’opportunità per definire la relazione tra l’uomo e la natura, tra lo spazio e il tempo. È il concetto di “site-non site” ideato da Smithson, l’opera possiede principalmente due dimensioni: una all’aperto difficilmente accessibile e apprezzabile a causa delle dimensione e del luogo impervio in cui è posta, e l’altra mentale e concettuale, cioè quella che si trova nel museo e che cerca di completare l’altra.
"... l'espansione urbana incontrollata, e l'infinito numero di abitazioni prodotto dal boom economico del dopoguerra ha contribuito all’ architettura di entropia" inoltre: "l'entropia è una condizione che si sta muovendo verso un graduale equilibrio ", spiegò che nella sua arte cercava di rappresentare l’entropia dell’esistenza, il tentativo umano di contrapporsi inutilmente a quest’entropia e i meccanismi che relazionano l’uomo, essere finito e mortale, con la natura, concetto invece che sfiora l’infinito e l’illimitato.
[5] Amit Wolf The Education of Un-Architect
[6] libro uscito in occasione della mostra al frac center di Orleans nel 2002 dal titolo Gianni Pettena . Le Metier de l’Architecte / Il mestiere dell’Architetto
per approfondire
This fully illustrated 248-page book accompanies the first comprehensive American retrospective of Robert Smithson's (1938–1973) complex and highly influential career. Straddling the movements of minimalism and land art, Smithson, who died in a plane crash at the age of 35, had a profound impact on the cultural landscape that resonates to this day. Smithson's revolutionary ideas positioned art as existing beyond the walls of the museum in media such as writing and film, and even in the landscape itself.
Libro uscito in occasione della mostra al frac center
di Orleans nel 2002 dal titolo Gianni Pettena. Le Metier de l’Architecte / Il
mestiere dell’Architetto E' la più completa raccolta della produzione dell'architetto Italiano.
Beyond Environment
PUBLIC EVENTS September 3, 2014
Beyond Environment: A Preface
a conversation at the Italian Cultural institute of Los Angeles with
Gianni Pettena, Aaron Moulton, Gian Maria Annovi,
Emanuele Piccardo and Amit Wolf, starting at 6:30PM.
September 4, 2014
Opening reception at LACE
starting at 6:30PM.