MY LIST



La mia lista di libri



Premessa necessaria, non è  stato facile, degli autori che propongo ho letto quasi tutto, e se selezionare 5 libri è difficile, provare a scegliere un solo libro tra tutti quelli di uno stesso autore lo è ancora di più.
 Una volta un' amica mi ha detto che i libri che gli consiglio sembrano tutti toccare gli stessi temi, un pò è vero, segnano una linea dalla quale  mi piace osservare il mondo.






 Paul Auster
Trilogia di New York
Einaudi 1996


C'è una città che amo e che è, in un certo senso tante città. Poi c'è il perdersi per poi ritrovarsi. Ed il piacere infinito dell'autore di costruire storie racchiuse una dentro l'altra, con rimandi continui ad altre storie. E' come se nei suoi romanzi Auster montasse assieme tanti piccoli frammenti. 




Geoff Dyer
Natura morta con custodia di sax
Instar libri 1998
Einaudi 2013




Geoff Dyer è uno scrittore impossibile da definire, si può solo dire che scrive, e per farlo sceglie la forma del romanzo (in cerca, brixton pop) del saggio (il sesso nelle camere d'albergo, l'infinito istante, la zona) o come nel caso di questo libro un saggio sul jazz sotto forma di racconti, che iniziano sempre da uno sguardo dell'autore su una particolare fotografia, vite di musicisti scritte con il ritmo della loro musica.
Si intitola Natura morta con custodia di sax ed è un libro bellisssimo.
Ci sono sette storie e sette vite raccontate in poche pagine. Geoff Dyer è un maestro a guidarci con mano nel mondo del jazz tra il sudore e la carne degli interpreti, ma soprattutto degli uomini che hanno fatto questo pezzo di storia.
Lester Young, Thelonoius Monk, Bud Powell, Ben Webster, Charles Mingus, Chet Baker e Art Pepper e sono accompagnati in questa jam session dal sottofondo del maestro Duke Ellington, come i libri e gli autori più spesso dialogano tra loro così Dyer fa dialogare la storia con la musica, gli autori tra le loro vite che si intrecciano solo per pochi attimi, le arti della letteratura e della musica con le immagini intrappolate nella fotografia. Ci sono passaggi dove le parole suonano meglio della musica e dove la musica da fiato alle parole. Ci sono momenti in cui le foto parlano più dei verbi e i verbi le fanno parlare.
Non sono un grande conoscitore di Jazz, ma ho,provato a rileggere il libro ascoltando la musica dei protagonisti e dopo ho capito tante cose ma specialmente di come la scrittura possa evocare altri spazi e altre scritture.





Jean Claude Izzo
La trilogia di Fabio montale
Casino Totale-Chourmo-Solea
edizioni e/o

I libri di Izzo sono difficili da descrivere, unica certezza è che restano dentro a lungo. Mai come nel caso della trilogia di Fabio Montale, una città, la sua luce, i suoi spazi entrano in vibrazione con una scrittura lenta, avvolgente. Non sono mai stato a Marsiglia eppure la immagino così come Izzo la racconta. Per questo motivo, e forse perché l'autore non c'è più, che ciclicamente riapro questi libri e li rileggo, come se fosse la prima volta con lo stesso piacere infinito.





David Peace
GB84
Marco tropea Editore



GB84 è un crescendo di passione e frenesia.  Racconta la storia dello sciopero  dei minatori dello Yorkshire
La decisione di chiudere un numero di miniere in crisi con il conseguente licenziamento di decine di migliaia di minatori sconvolse la nazione, la Thatcher forse sottostimò la forza del sindacato che per un anno resistette agli stenti, protetto dalla solidarietà delle famiglie e di una parte della nazione, alle provocazioni di elementi di disturbo infiltrati dai servizi segreti, alla violenza di cui si resero protagoniste le forze di polizia inviate sul campo.
Questa la storia, che si sviluppa su piani narrativi diversi, con una scrittura asciutta, dura che cambia registro a seconda dell'io narrante.
 La cronaca cerca di essere imparziale, la violenza alternata non è mai compiaciuta ma necessaria. Le scritture sovrapposte sono diverse, lungo il testo principale c’è una pagina ricorrente, a due colonne, all’interno della quale il flusso di coscienza del minatore Martin, con le sue preoccupazioni, la sua vita privata sconvolta, i suoi affetti e le sue speranze. Ogni tanto appare un corsivo dedicato a un personaggio che si muove ai margini della storia e che è protagonista di atti di violenza da thriller americano. D’altra parte, la vicenda storica dello sciopero dei minatori è costellata di episodi di violenza, miseria umana e giochi sporchi.
«In realtà, ho cercato di ricostruire un quadro storico obiettivo, visto che larte si è quasi scordata di quello sciopero. Un paio di film, qualche romanzo e una manciata di canzoni di gente come Jam, The Man They Couldnt Hang, Redskins e Billy Bragg. Quanto ai saggi storici, sono stati praticamente scritti tutti da esponenti della sinistra, dunque con unottica apertamente favorevole al sindacato. Così ho cercato di ridefinire la storia con obiettività, utilizzando nomi fittizi per personaggi in buona parte reali, nonostante nel 1984 il mio cuore, da buon abitante dello Yorkshire, battesse per i minatori».
E si nota, malgrado le assicurazioni di imparzialità una ipnotica partecipazione.






Michel Houellebecq
La Carta e il territorio
Bompiani 2012




La carta e il territorio non è un romanzo. 
L’autore scrive un autoritratto. 
I toni si ammorbidiscono rispetto ai suoi romanzi precedenti, primo fra tutti quello che fino all'ultimo si è giocato la presenza in questa lista  e che  io preferisco La Possibilità di un isola. Ma qui c'è qualcosa di diverso. L'effetto è quello di imbastire un romanzo che non sembra affatto scritto da Houellebecq: nessuna scabrosità, né volgarità, né sentenze sul genere umano né citazioni filosofiche, ma, al posto di tutto questo, tanta tantissima arte (e Jed Martin, il protagonista fittizio, è un artista che si alterna continuamente tra la pittura e la fotografia).
Jeff Koons si alzava dalla sua sedia, le braccia protese in uno slancio di entusiasmo. Seduto di fronte a lui su un divano di pelle bianca parzialmente ricoperto di un tessuto di seta, un po incurvato, Damien Hirst sembrava sul punto di formulare unobiezione; il volto rubicondo aveva un aria cupa..dietro di loro, una vetrata dava su un paesaggio di edifici alti che formavano un intrico babelico di poligoni giganteschi………
La prima pagina del libro di Houellebecq è un immagine perfetta scritta solo con le parole, un ritratto dipinto dal protagonista che è allo stesso tempo un critica feroce alla società contemporanea e allidea di mondo raccontata dai grandi fotografi che il protagonista disprezza i grandi fotografi, con la loro pretesa di rilevare nei loro scatti la verità dei loro modelli;non rivelavano un bel niente, si limitavano a piazzarsi davanti al soggetto e a far funzionare il loro apparecchio per scattare ridacchiando centinaia di foto a casaccio, e in seguito sceglievano le meno brutte della serie
Il quadro che jed dipinge è un atto interpretativo un modo di riflettere sul valore delle immagini.
La sua poetica (l'ossessione verso la sessualità, il pessimismo, la polemica antireligiosa e via dicendo), però, poco a poco cominciano ad emergere, man mano che il protagonista, lartista, conosce e interagisce col personaggio di Houellebecq stesso inserito nel romanzo.







Patrick Chamoiseau
Texaco
Einaudi, 1996

In questo romanzo, tempo e città sono al centro della narrazione: una vecchia abitante della bidonville (Texaco) racconta a un urbanista, arrivato per radere al suolo l’intero quartiere e ricostruirne un altro, la sua storia, specchio del quartiere mangrovia. Da principio la mangrovia pare ostile alla vita. È difficile ammettere che nelle sue tortuosità di radici, di ombre, di acque torbide, la mangrovia possa essere una culla di vita quale è per l’ecosistema marino. Essa pare non appartenere né alla terra né al mare, un po’ come Texaco non è città e non è campagna. Tuttavia la città si rafforza attingendo dalla mangrovia urbana di Texaco, come da quella di altri quartieri, proprio come il mare si ripopola grazie a quella lingua vitale che lo collega alle chimiche della mangrovia.
Le mangrovie hanno bisogno della carezza regolare delle onde; Texaco per il suo pieno sviluppo e la sua funzione di rinascita, ha bisogno che la città lo accarezzi, vale a dire lo consideri.
Tuttavia la città si rafforza attingendo dalla mangrovia urbana […] e con il racconto lo convince che radere al suolo Texaco era l’equivalente di amputare la città d’una parte del proprio futuro e soprattutto, della ricchezza insostituibile che è la memoria.
Nel corso della narrazione questa storia diventa la metafora del
rapporto tra la città coloniale e la città spontanea – Incittà.
Mille volte costruita e mille volte demolita, questa, nonostante sia il prodotto di uno stato di necessità e di grande disagio sociale, funziona e si riorganizza su dinamiche temporali interne, autogenerative, relazionali ed ecologiche.
Nel libro oltre a tutto questo e alle cose che ciascuno, dopo, porterà sempre con sé, c’è una tensione nascosta, un fine ultimo: l’idea che scrittura e città nascono dalla stessa esigenza umana di pensare la memoria e il tempo come condizione irrinunciabile alla crescita del progetto che deve sempre ascoltare lo spazio a cui appartiene. Un libro denso e pieno di suggestioni che raccontano la nascita e lo sviluppo di un quartiere autocostruito e autogestito senza il contributo di una politica urbana capace di renderlo abitabile.  







P.S


Poi ci sono libri scritti meravigliosamente costruiti, sono quei libri che ci servono per allontanarsi dalla realtà, piacere puro, azione, filosofia di vita semplice, da leggere solo per il piacere della lettura.



Don Winslow
Il Potere del Cane
Einaudi