DECEMBER LIST

PERIFERIE 

 numero 1 2014

Dedicato al primo anno di lavoro del gruppo G124.

Aprono i testi del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e di quello del Senato Pietro Grasso, seguono un intervento del senatore Renzo Piano e i contributi di molti intellettuali che hanno  partecipato a quest’anno di lavoro. Tre capitoli sono dedicati ai casi studiati dai sei giovani architetti nelle periferie di Torino, Roma e Catania. Una raccolta dei temi di maturità scritti dagli studenti che hanno scelto la traccia sulle periferie completa l’opera...

La mia domanda è tutto questo ha un senso? piccoli progetti auto costruiti sono la risposta corretta ad un problema politico molto più ampio? 

Io da Renzo Piano e dal suo gruppo vorrei un progetto e delle line guida, (perchè questo è quello che dovrebbero fare gli architetti), vorrei una proposta di legge sull'architettura (questo è quello che dovrebbe fare un senatore)  vorrei la costruzione di un pensiero più ampio sulla città che interrompa la dicotomia tra centro e periferia. Non uno spot sponsorizzato dagli intellettuali di regime a giustificare l'idea di bellezza necessaria. A quello ci ha già pensato Sorrentino con il suo Oscar.

Vorrei che la rivista sia un luogo di confronto allargato sui temi trattati, distribuita con un quotidiano importante che si rivolge agli imprenditori.

Le energie e le competenze del gruppo sono un dato di fatto....quindi che il lavoro cominci.

Antoine Picon Smart Cities 

Théorie et critique d'un idéal auto-réalisateur 

Collection Actualités B2 2014

«Comment faire vieillir les villes intelligentes?» Telle est la conclusion philosophique soulevée par Antoine Picon. Car il semblerait que la smart city demeure encore durablement l'imparfaite « cristallisation » des opérations humaines et matérielles qui la traversent. Pourtant, à l'image des modélisations informatiques et cartographiques, l'interaction dynamique formée entre les habitants-cyborgs et leurs terminaux nomades tend indéniablement à inventer un nouveau métabolisme. Mais confrontés aussi bien à une nécessité d'efficacité écologique et énergétique qu'à une surveillance automatique permanente, les systèmes d'exploitation des conurbations mondiales parviendront-ils à surmonter l'inquiétante entropie de notre époque ?

Atlas Of The Functional City  

Ciam 4 And Comparative Urban Analysis 

Publisher Thoth 2014

The legendary fourth CIAM congress took place aboard a ship on the Mediterranean Sea in 1933. Led by Le Corbusier, Cornelis van Eesteren and Sigfried Giedion and themed the “Functional City”, the universal programmatic agenda it produced is considered to be a pinnacle of urbanism. Participants analysed 34 cities on the basis of maps specially produced for the congress, and the results were shown at an exhibition in Amsterdam’s Stedelijk Museum in 1935. Plans for a publication were interrupted by the war, and the material has until now remained unpublished. This systematic overview of the CIAM 4 city maps offers new perspectives at a crucial moment for urbanism today.

Richard Serra 

Drawing

a Retrospective 

the Menil Collection

Yale University Press 2011

This first retrospective of drawings by the contemporary American artist Richard Serra (b. 1938) presents a comprehensive overview of some forty years of his drawing activity. It traces the development of drawing as an art form independent from yet linked to his sculptural practice. Drawing for Serra has always played a crucial role in the investigation of new concepts and new creative methods. It has been a means of exploration of formal and perceptual relationships between the artwork and the viewer. His innovative ideas have radically transformed the traditional understanding of drawing as a form outlined against a background of the paper support, and exponentially expanded the definition of modern drawing through novel techniques, unusual media, monumental scale, and carefully conceived relationships to surrounding spaces.
Through some fifty drawings and a selection of sketchbooks, the exhibition presents the evolution of Serra's drawing from the early 1970s—when he worked primarily on paper with more traditional mediums such as ink, charcoal, lithographic crayon—to the mid-1970s when he turned to black paintstick, a crayon comprised of a mixture of pigment, oil, and wax. He has been using paintstick in its various forms since then, creating heavily textured works in which thick black surfaces, frequently very large in scale, emphasize his interest in process, weight, and gravity. Black, in Serra's understanding, is not a color but rather a material; it therefore has weight and responds to the laws of gravity.

Mario Maffi

Città di memoria

Il Saggiatore 2014

Seguire percorsi alternativi, incuriositi dalle geometrie degli edifici e dal labirinto delle vie; abbandonarsi al fascinoso magnetismo delle mappe; tralasciare le guide ufficiali per osservare una città da angolature diverse, da prospettive ignorate, spesso occultate: e così scoprirne la storia nascosta, rievocarne i trascorsi eroici e drammatici, evitando la superficie piatta dei percorsi turistici. New York, New Orleans, Parigi, Manchester, Salford, Londra: Mario Maffi racconta sei metropoli, teatri di vissuti collettivi passati e presenti, frammenti in continua mutazione del nostro mondo urbanizzato. E, sul filo della memoria – sua e dei luoghi –, ci conduce attraverso la sghemba Manhattan del Lower East Side, cancello d’ingresso per milioni di immigrati a due passi da Wall Street; fra i sentieri e i crocevia di una New Orleans multietnica, segnata nel profondo dalle cupe tragedie della schiavitù; su per le ripide colline di Parigi che ancora ci parlano dell’assalto al cielo della Comune del 1871, e lungo una Senna muta testimone di feroci repressioni; nell’intrico dei fiumi e dei canali, delle strade e delle fabbriche di Manchester e Salford, le culle della rivoluzione industriale esplorate da Friedrich Engels, cantate da Ewan MacColl, dipinte da L.S. Lowry; dentro i vicoli angusti e nel convulso ma vitale angiporto dell’East End londinese, ieri combattivo e proletario, oggi minacciato dalla tracotante gentrification. Città di memoria è un lungo itinerario, ripercorso e rivissuto passo dopo passo, che collega luoghi e tempi distanti fra loro grazie a un unico filo rosso: l’empatica meraviglia con cui Maffi ci propone scorci inaspettati, storie di conflitti e di rivolte, musiche, sapori e odori, parole, aneliti e passioni, intensamente assorbiti nei suoi percorsi di esploratore urbano. Per riportare alla luce quelle tracce che, racchiuse in interi quartieri, non cessano di parlare, davanti all’incedere di un nuovo troppo privo di memoria.

Luca Galofaro

Concorso per il Chicago Tribune

testo&immagine 1997

Vorrei prossimamente scrivere dell'ultimo concorso organizzato da Guggenheim per un museo ad Helsinky, per farlo mi piacerebbe partire da un altro concorso lontano nel tempo, su cui ho scritto qualche anno fa.
Nel 1922 il Chicago Tribune bandisce un concorso internazionale per la progettazione della nuova sede del giornale. Saranno 263 i partecipanti da ogni parte del mondo, per quello che è il più noto e il più grande concorso della storia dell'architettura. Nel libro ne sono percorse tutte le tappe fino alla proclamazione dei vincitori, attraverso un'attenta lettura dei testi - prime fra tutte le pagine del Chicago Tribune . e l'analisi dello straordinario risalto che la stampa specializzata ne ha dato. Gli editori riuscirono a mescolare cultura e intrattenimento, cercando di far diventare l'edificio, attraverso le sue caratteristiche architettoniche, un simbolo. Dalle pagine del giornale McCormick e Patterson guidarono la progettazione inserendo via vai suggerimenti, foto e articoli che, in un certo senso, integrarono nel tempo il bando. Si privilegiarono l'impatto visivo, gli aspetti formali e quelli celebrativi. A cavallo fra la prima guerra mondiale e il 1930, le grandi corporation segnarono la strada della trasformazione di Chicago da città a blocchi ad agglomerato ad alta densità a città di grattacieli.

 

Oliver Botar

Sensing the Future 

László Moholy-Nagy, the Media and the Arts

Lars Muller Publisher 2014

In his artistic work and experimental use of new media, the avant-gardist and Bauhaus teacher László Moholy-Nagy (1895–1946) overstepped the boundaries of the conventional view of art. His methods were marked by interdisciplinary approaches, while at the same time fundamentally questioning the traditional perception of art. His approach was thus far ahead of his time and was already raising issues that are still relevant today. Moholy-Nagy’s many-faceted media art as well as works by contemporary artists have an immediate effect on the viewer’s various senses and thus conveys new approaches to art for people either with or without sensory impairments.
The exhibition, curated by Oliver Botar of the School of Art at the University of Manitoba, Canada, has been prepared in collaboration with the Plug In Institute of Contemporary Art in Winnipeg, Canada, and has received financial support from the Hauptstadtkulturfonds Berlin, Art Mentor Foundation Lucerne and Salgo Trust for Education New York.

Carlos D'Ercole

Vita sconnessa di Enzo Cucchi

Quodlibet 2014

Questo libro è un'indagine plurale sull'identità di un artista singolare, Enzo Cucchi, pittore solitario, inquadrato nel brand collettivo della Transavanguardia. Il personaggio e l'opera si assomigliano fatalmente, nella loro gemella doppiezza: almeno dagli anni Ottanta, ci si è cominciati a domandare chi fosse quest'uomo, e come facesse a realizzare opere così uniche, ma anche come fosse possibile armonizzare in un solo individuo le sue dichiarazioni mirabili e le sue indifendibili provocazioni. Carlos D'Ercole riesce a risolvere questi enigmi facendo sì parlare Enzo, ma soprattutto le persone che gli sono state vicine, tanto umanamente quanto professionalmente. Tra queste incontriamo galleristi, artisti, amici, collaboratori, che parlano per la prima volta del ruolo insostituibile che la biografia di Enzo svolge nello sviluppo del suo lavoro. Fra i testimoni non ci sono critici e storici dell'arte, perché hanno già detto molto su di lui; forse troppo. E l'immagine che chiude il testo è dinamica, affascinante e poco chiara. Come Cucchi. 

Italo Rota

Una storia elettrica

Quodlibet 2014

Una storia elettrica è il titolo di un viaggio fra le esperienze progettuali più recenti di Italo Rota e legate al tema dell’energia in tutte le sue forme: produzione, riconversione, energia naturale, etc. Al contempo però il titolo è anche un omaggio alle Poesie elettriche di Corrado Govoni, pubblicate circa un secolo fa, proprio per cercare di evitare tutti i luoghi comuni del “funzionalismo ingenuo” che la letteratura – la retorica – sulla sostenibilità e sull’ecologia continuano a proporre senza sosta. È possibile dunque progettare insieme con la natura e non contro di essa? Ed è possibile ricavare da questa nuova modalità progettuale anche una inedita linea poetica?
A queste domande Rota cerca di rispondere in questo libro riccamente illustrato come un rutilante tabloid, accompagnato dalle fotografie di Mattia Balsamini, Giovanni Chiaramonte e dello stesso Rota.

The Inhabited pathway

The Build woork of Alberto Ponis in Sardinia

Park books 2014

Alberto Ponis was born in Genoa in 1933 and studied at Florence University, where he qualified as an architect in 1960. In the early 1960s he worked in London with Erno Goldfinger and Denys Lasdun, where he came under the strong—and lasting—influence of the then-dominant modernist and brutalist movements. In 1964, he established his own studio, Ponis, on the island of Sardinia, and in the half-century since then he has built a remarkable number of private and public buildings. This beautifully produced volume is the first comprehensive monograph on this highly interesting and original, yet little-known, architect. It documents his biography, education, and training, then delves into his extensive research on Sardinia—which focused in particular on the typical housing types of the island’s rural areas. Detailed examinations of eight selected buildings created between 1965 and 1998 enable us to trace the evolution of Ponis’s work and philosophy, while a concluding essay offers thoughts on the essence of his architecture.

Jeffrey Kipnis

A Question of Qualities

essay in architecture

The Mit Press 2013

Jeffrey Kipnis’s writing, thinking, and teaching casts architecture as both an intellectual discourse and a lived, affective experience. His essays on contemporary architects are less about making critical judgments than about explication, exegesis, and provocation. In these eleven essays, written between 1990 and 2008, he considers projects, concepts, and buildings by some of the most recognized architects working today, with special attention to the productions of affect. He explores “intuition” in the work of Morphosis, “exhilaration” in Coop Himmelb(l)au, “freedom” in the work of Rem Koolhaas and OMA, “magic” in Steven Holl’s buildings, and “anxiety” in Rafael Moneo’s writing about contemporary architecture.

Kipnis’s deft integration of art, critical theory, philosophy, pop culture, classical music, and science—what the volume’s editor Alexander Maymind calls “ancillary material”—into a rigorous architectural theory and criticism makes A Question of Qualities an exemplar of a new way to write about architecture. It is also a distinct pleasure to read. Kipnis transcends the fractious intellectual climate in architecture, stepping outside the boundaries mandated by the vast specialized criteria that the discipline now claims to address. The essays in this volume demonstrate a style of writing that is not so much about architecture as it is an affect of architecture itself.