UN CONCORSO D'ARCHITETTURA # 2
Divisare by
europaconcorsi
Qualche giorno fa ho inserito un Post su un concorso di un altro tempo, /www.the-booklist.com//2014/12/un-concorso-darchitettura.html poi sulla base di quelle riflessioni ho cercato un dialogo con chi negli ultimi 15 anni si è occupato più di chiunque altro prima in Italia e poi nel mondo di Concorsi d'Architettura, Lloyd Marcus Andresen.
Il suo europaconcorsi, oggi divisareby europaconcorsi, ha dato informazioni, analizzato risultati, approfondito i profili degli architetti che hanno partecipato ai concorsi. Creando un archivio on line, e uno strumento unico nel suo genere e poco classificabile.
Il suo europaconcorsi, oggi divisareby europaconcorsi, ha dato informazioni, analizzato risultati, approfondito i profili degli architetti che hanno partecipato ai concorsi. Creando un archivio on line, e uno strumento unico nel suo genere e poco classificabile.
Questo archivio è molto più di un libro di storia secondo me, e Markus un attento osservatore. Ho sempre pensato, e lo penso ancora, che il Concorso sia uno strumento unico per sperimentare e fare ricerca, ma forse qualcosa sta cambiando, sia nel mondo della comunicazione sia di riflesso in quello del progetto d'architettura.
Luca Galofaro: Molto tempo fa ho scritto un piccolo libro che raccontava di come un giornale, il Chicago Tribune, parlando settimanalmente di architettura (eravamo nel 1920 circa) guidava attraverso le sue richieste molto precise in termini linguistici, la progettazione della sua sede a Chicago. Quel concorso, con una grande affluenza da tutto il mondo ha influenzato per sempre questa pratica negli Stati Uniti e sancito l’inizio di una nuova fase dell’architettura Americana.
Tu sei secondo me un grande esperto di concorsi, avendo creato dal nulla un portale che se ne occupa Europaconcorsi appunto. Cosa pensi abbia provocato questo concorso ad Helsinki per una nuova sede del Gughenneim?
I due procedimenti sono per molti versi simili, in entrambi i casi grandi operazioni di marketing e di comunicazione sui media.
I due concorsi si impongono con successo all'attenzione dello scenario architettonico internazionale e ottengono una grande partecipazione di studi da tutto il mondo, entrambi a distanza di un secolo usano la stessa retorica: "il palazzo per uffici piu' bello del mondo" da una parte, "progetto per un museo visionario" dall'altra a distinguere i due procedimenti non sono intenti o liturgie ma sembra proprio l'esito culturale.
Paradossalmente il grande successo organizzativo e di partecipazione di Helsinki e' anche la ragione del suo insuccesso dal punto di vista culturale.
Sappiamo che il concorso di Chicago ha segnato la storia dell'architettura moderna, i progetti delle torri di Saarinen, Gropius e Loos riempiono ancora oggi i libri di storia dell'architettura e sono oggetto studi monografici e tesi di laurea.
Non credo che succedera lo stesso per Helsinki.
Anche se tra i 1700 progetti presentati ci fossero dei nuovi capolavori di architettura contemporanea temo che noi non lo sapremo mai: 1700 progetti sono veramente troppi "too much information" per una analisi attenta, di fronte ad una tale mole di informazioni il giudizio non puo che essere affrettato, distratto e superficiale
Per tornare a rispondere alla tua domanda, credo sia presto per dire se questo concorso lascerà il segno nella storia dell'architettura, di sicuro ne ha lasciato uno profondo nella mia storia personale.
L'esito del concorso di helsinki e' stata una grande delusione per me, ancora una volta una occasione mancata.
E' arrivato per me il momento di fare altro da europaconcorsi.
Ho pensato che i concorsi di architettura oggi non riescano piu ad fare quello che un tempo riuscivano tanto bene: spingere avanti il dibattito architettonico internazionale, portare avanti la storia dell'architettura.
Credo che la ricerca architettonica oggi passi attraverso altri canali, canali meno superficiali e meno affollati.
Ecco, in futuro non voglio occuparmi piu di concorsi ma cerchero di sondare questi canali alternativi. Gia dall'inizio di quest'anno europaconcorsi ha cambiato nome, si chiama divisare e questo e' il primo passo verso una applicazione web completamente nuova che iniziera' ad apparire sul web a partire da settembre.
LG: Cosa è cambiato nella pratica dei concorsi negli ultimi 10 anni?
LMA: E' cambiato poco, ma e' cambiato in peggio.
Ho iniziato europaconcorsi con il concorso del palazzo dei congressi all'eur e lo finisco con il concorso per helsinki.
LG: Cosa saranno I concorsi del futuro?
LMA: Non lo so, probabilmente saranno ottimi strumenti per individuare progetti e progettisti che sappiano rispondere al meglio alle aspettative dell'ente banditore. Si fanno ottimi concorsi in questo senso in Germania e in Svizzera. Ma questo aspetto dei concorsi non mi interessa. Non credo che i concorsi siano piu occasioni di ricerca e di riflessione sull'architettura.
LG. Che tipo di pubblico segue europaconcorsi e quali sono secondo te i suoi desideri?
LMA: Siamo passati da un pubblico che cercava prevalentemente informazioni su bandi di gara per progettisti ad un pubblico che usa il sito per informarsi sulle novita della scena architettonica internazionale
LG: Un concorso aperto che ruolo assume nel creare una nuova immagine di un edificio, dove è il limite tra immagine e progetto, cioè cosa è più importante per un istituzione che organizza un concorso?
LMA: Relativamente alla creazione di una immagine non penso che un concorso aperto sia diverso da uno ristretto.
Il risultato di un concorso dipende dagli obiettivi sottesi al concorso stesso, aperto o chiuso che sia.
Il concorso di Helsinki ha apparentemente perseguito come obiettivo principale quello di rendere più democratico l'accesso ai grandi interventi, prendendo le distanze dal mondo delle cosiddette archi-star che ha caratterizzato gli ultimi venti anni della storia dell'architettura.
Ma nel fare questo ha privilegiato, attraverso gli elaborati richiesti, la produzione di una immagine piuttosto che la costruzione di un progetto. Probabilmente questa scelta era necessaria per poter confrontare rapidamente tante proposte.
In qualche modo sembra che l'apertura sia stata una scommessa culturale ma anche la causa del suo insuccesso.