FARE LIBRI - SAFARA' EDITORE




Intervista ai curatori della collana La mano che pensa inaugurata nel 2014 da Safarà Editore, proprio con il testo omonimo di Juhani Pallasmaa, dedicata alla percezione e al confronto tra i territori dell'architettura, del design e delle neuroscienze, curata dagli architetti Matteo Zambelli e Stefano Tessadori.







LG: Fare libri oggi è difficile, ma sono convinto che in Italia ci sia ancora spazio per parlare di architettura in modo diverso, ci sono tanti editori che si interessano all’architettura scritta.
Mi racconti qualcosa di più sull’idea di cominciare una nuova collana, con un editore che non si era mai occupato di architettura?

MT-ST: L’idea è arrivata in modo naturale: nel settembre 2012 avevamo inaugurato la Lecture Giancarlo Ius di Architettura – a Pordenone, per il festival pordenonelegge.it –proprio con una Lectio Magistralis di Juhani Pallasmaa e per l’occasione era stata curata una raccolta di suoi scritti, pubblicati da Giavedoni Editore con il titolo Frammenti/Fragments. Due saggi in particolare ci avevano colpito molto: La sensualità della materia e Verso un futuro biofilico e in entrambi i testi veniva tracciata una rotta che successivamente abbiamo sviluppato nella collana. Il suo modo di pensare all’architettura orientato ai sensi e alla corporeità, è un’idea che ci aveva affascinato e ci affascina tuttora molto, perché questa opzione, almeno secondo l’ipotesi che stiamo perseguendo con le pubblicazioni della nostra collana, dovrebbe consentire di affrancare l’architettura dalla ricerca plastica fine a se stessa, per farla arrivare a scelte formali e materiche come esito di un processo “quasi obiettivo”, “quasi scientifico”, che parte, grazie al contributo di discipline scientifiche, dallo studio delle necessità primarie dell’uomo – instintuali e inconsce, ma inscritte nel nostro DNA, nel nostro corpo e nella nostra storia – per arrivare ad aiutare l’architetto a progettare spazi densi e “spessi” in cui ci possiamo riconoscerci sentendoci a casa, in senso ontologico, e il designer a concepire oggetti che ci appartengono in profondità, come echi di uno zoccolo duro di necessità stratificate e trasmesseci nel tempo.
Nei mesi successivi alla Lecture Giancarlo Ius, abbiamo messo a punto l’idea di una collana che si occupasse in modo specifico di questi temi. È stato a questo punto che abbiamo contattato Safarà, una piccola casa editrice di Pordenone, fondata da Cristina e Guido Pascotto, due fratelli. Cristina e Guido sono editori molto giovani, determinati e aperti a proposte innovative; allora stavano vagliando diverse proposte per ampliare gli ambiti di interesse della casa editrice,  la nostra proposta li ha entusiasmati e da qui è nata la collana, che abbiamo chiamato “La Mano che Pensa”, mutuando il suo nome dal titolo del libro di Juhani Pallasmaa: “The Thinkin Hand”, che, non a caso, è stato il primo testo che abbiamo pubblicato, perché contiene in nuce tutti i temi che intendiamo affrontare con la collana.

LG: Qual è l’idea di base della collana?

MT-ST: L’idea di base è che non si tratta solo di una collana di libri, anzi questa viene immaginata come la proiezione tangibile di un’attività complessa e articolata, una sorta di community in formazione, di luogo dove sperimentare, dove progettare anche, materiali teorici che diano spunti di riflessione, generino un movimento, connettano persone di campi differenti, soprattutto i creativi e cioè gli architetti, gli artigiani, gli imprenditori più aperti e innovativi, che intendono investire nell’intelligenza.

LG: Avete cominciato con  Pallasmaa e non è un caso.

MT-ST: No, non è un caso. Secondo noi, gli scritti di Juhani Pallasmaa, che abbiano intenzione di pubblicare tutti nel prossimo futuro, contengono i fondamenti di una teoria dell’architettura a cui abbiamo accennato pocanzi. Ci teniamo a precisare, una teoria che noi intravediamo (e che con il tempo e con le pubblicazioni vorremmo delineare e così chiarire), ma che Pallasmaa non presenta mai in quanto tale, perché lui rifugge da costruzioni teoriche forti, in quanto legato ad un approccio debole all’architettura e alla teoria dell’architettura. Di Pallasmaa ci interessa soprattutto l’approccio interdisciplinare all’architettura – che è quello che intendiamo perseguire con la collana, che quindi non si occuperà solo di architettura, ma sarà trasversale a diversi campi del conoscere –, tant’è vero che i suoi scritti attingono a piena mani dalle neuroscienze, dalla prossemica, dalla biologia, dalla neurobiologia, dalla biofilia, dalla psicologia ambientale, dalla letteratura, l’arte, la poesia, il cinema, senza dimenticare la filosofia. Tutti campi da cui speriamo di poter pubblicare utili contributi.




LG: Quali altri titoli avete in programma e a chi vi rivolgete?

MZ-ST: Abbiamo intenzione di pubblicare al massimo due, in casi eccezionali tre, titoli all’anno, per prenderci il giusto tempo per poter vagliare, selezionare e curare al meglio le uscite. Cerchiamo testi, prima ancora che autori, nell’ambito delle discipline elencate pocanzi o i cui apporti siano comunque declinabili e riconducibili, seppur trasversalmente, all’architettura. Abbiano intenzione di pubblicare anche testi del passato, già pubblicati, ma non più in catalogo, che ci aiutino a strutturare e a configurare il nostro progetto teorico.
Per quanto riguarda il pubblico della Mano che Pensa, abbiamo visto, dalle vendite e dalle tipologie di persone che acquistano i libri della collana, che è formato, in particolare, da persone colte e laureati, quali architetti, di una certa età e maturità, ma anche psicologi, medici e designer. Di fatto, i libri vengono acquistati proprio dal pubblico verso il quale siamo orientati.
Un nostro prossimo obiettivo è di trovare il modo di avvicinare alla nostra collana, attraverso progetti ad hoc, anche gli studenti, in particolare quelli di architettura, i quali purtroppo, salvo rare eccezioni, e non per la crisi economica che sta prostrando l’Italia, sono restii ad acquistare libri, soprattutto poi se privi o quasi di immagini (che è stata una nostra scelta di campo).
A proposito delle prossime pubblicazioni, nel caso di traduzioni o di riedizioni, molto dipende dal costo dei diritti d’autore, dalla disponibilità da parte di case editrici, anche molto importanti, a dare fiducia a una piccola realtà come la nostra. In questo c’è da dire – con orgoglio – che i nostri libri sono molto curati, in ogni senso. Dato che ci occupiamo di sensi, abbiamo insistito sul loro aspetto tattile, olfattivo e sonoro. Siamo fieri del risultato, perché sta riscontrando l’apprezzamento del pubblico anche solo e semplicemente come manufatto; infatti, alle fiere del libro vediamo molte persone lo prendono in mano, lo toccano, lo accarezzano, lo rigirano, sorridono. Lo stesso Pallasmaa si è speso in elogi per questa cura tutta italiana del libro come manufatto.
Mi chiedevi dei prossimi titoli. Solo di uno posso darti delle anticipazioni, perché abbiamo praticamente concluso l’acquisto dei diritti di pubblicazione per l’Italia. Il titolo del libro è Mind in Architecture, di prossima uscita presso la MIT Press. È una raccolta di saggi dedicati al rapporto fra architettura e neuroscienze, contiene saggi di Harry Francis Mallgrave, Mark L. Johnson, Juhani Pallasmaa, Iain McGilchrist, Vittorio Gallese, Alessandro Gattara, Alberto Pérez-Gómez, Sarah Robinson e altri ancora.
Stiamo cercando di acquisire i diritti di pubblicazione, e per questo preferiamo tacerne i titoli, di un paio di libri dedicati alla prossemica e alla psicologia ambientale e di una raccolta di scritti di un importante architetto del passato in linea con il pensiero che proponiamo attraverso la collana.

LG: Ci sarà modo di ampliare lo spazio dell’architettura con altre collane?

MZ-ST: Sì, ci sono richieste e stiamo valutando la possibilità di avviare altre collane.






LG: Com’è l’interesse del pubblico?

MZ-ST: Ci pare che sia buono per il tipo di pubblicazioni e il pubblico a cui sono rivolte. Alcune librerie-chiave, fidelizzate con la nostra casa editrice, ci richiedono copie; le presentazioni sono affollate di persone curiose e attente. Per quanto riguarda le vendite, beh, insomma…, potremmo tirare le somme con dati certi fra un paio d’anni, quando la collana si sarà consolidata nel mercato e avrà, speriamo, un pubblico fidelizzato; solo allora saremo in grado di capire se vale la pena continuare oppure fermarci. Comunque, al momento le vendite sono discrete, e fanno ben sperare.
Ad ogni modo, è il caso di dirlo, la casa editrice non si arricchisce con questi libri, con i proventi derivanti dalle vendite a stento riusciamo a pagare le spese necessarie a coprire i costi di stampa, impaginazione, lettura, editing, traduzione, distribuzione, promozione, i diritti sulle poche immagini che i libri contengono e le eventuali royalties per gli autori. La filiera produttiva del libro è veramente lunga e, se il libro viene curato bene in tutte le fasi appena elencate, come facciamo, è difficile andare in pari con pubblicazioni che affrontano questi argomenti e questa nicchia di mercato.
I libri de “La Mano che Pensa” non vengono fatti a pagamento, e per poterli pubblicare, accanto agli investimenti di Safarà Editore, cerchiamo sempre qualcuno, ente e azienda, che contribuisca economicamente. Chi contribuisce lo fa perché condivide il nostro approccio e noi non lo consideriamo solo uno sponsor, ma un partner insieme al quale sviluppare la nostra idea che è quella di una collana di persone oltre che di libri.

LG: Come scegliete gli autori e i temi da sviluppare?
MT-ST: Lo zoccolo duro della redazione è composto da persone di età, esperienze, formazione, culture e interessi differenti, ma c’è in tutti la stessa voglia di collaborare e lo stesso desiderio di ascolto. Circa una volta al mese ci riuniamo in redazione dove dedichiamo un’intera giornata alla discussione sui possibili titoli da pubblicare, titoli che derivano dalle nostre letture o di cui abbiamo sentito parlare o di cui ci sono arrivate segnalazioni.
Accanto alla redazione, poi, abbiamo un comitato scientifico, composto dagli autori che pubblichiamo, che ci suggerisce nuovi titoli. Il fatto che i nostri autori siano di provenienza internazionale, ci garantisce di coprire un territorio geografico-culturale più vasto di quello che da soli saremmo in grado di tenere sott’occhio.
In ogni caso, invitiamo chiunque a diventare un nostro segnalatore, suggerendoci testi e autori che non conosciamo, ma che meritano di essere pubblicati. Vorremo costruire la collana coralmente.