LABYRINTH
LABYRINTH
O.NICOLAI & J.WENZEL
Rollo Press 2014.
Ho sempre amato gli atlanti, perché al contrario dei libri classici non sono fatti solo di testi, ma raccolgono immagini e queste immagini una dopo l’altra, una accanto all’altra ci permettono di viaggiare in direzioni diverse. Perché le immagini parlano un’altra lingua che ognuno di noi ha la possibilità di leggere in maniera diversa.
Non si legge un atlante dall’inizio alla fine come un libro normale, perché l'atlante è una forma visuale del sapere. Un atlante di solito lo apriamo per cercare qualcosa di preciso, ottenuta l’informazione che cerchiamo non lo abbandoniamo, continuiamo a sfogliare cercando altri percorsi e trovando questa volta altre informazioni senza un intenzione precisa, casualmente.
L’atlante introduce nella conoscenza una dimensione sensibile, il diverso, il molteplice, la forma ibridia del montaggio. Ignora le definizioni definitive. Introduce all’immaginazione.
Sono sicuro che gli autori di questo libro hanno cercato di trasformare l’idea di atlante in un sistema di scrittura più lineare. Ad ogni immagine infatti si accompagna un testo collegato direttamente o no all'immagine stessa, le parole ci guidano verso altri percorsi, che a volte coincidono tra di loro.
O.NICOLAI & J.WENZEL
Rollo Press 2014.
Ho sempre amato gli atlanti, perché al contrario dei libri classici non sono fatti solo di testi, ma raccolgono immagini e queste immagini una dopo l’altra, una accanto all’altra ci permettono di viaggiare in direzioni diverse. Perché le immagini parlano un’altra lingua che ognuno di noi ha la possibilità di leggere in maniera diversa.
Non si legge un atlante dall’inizio alla fine come un libro normale, perché l'atlante è una forma visuale del sapere. Un atlante di solito lo apriamo per cercare qualcosa di preciso, ottenuta l’informazione che cerchiamo non lo abbandoniamo, continuiamo a sfogliare cercando altri percorsi e trovando questa volta altre informazioni senza un intenzione precisa, casualmente.
L’atlante introduce nella conoscenza una dimensione sensibile, il diverso, il molteplice, la forma ibridia del montaggio. Ignora le definizioni definitive. Introduce all’immaginazione.
Sono sicuro che gli autori di questo libro hanno cercato di trasformare l’idea di atlante in un sistema di scrittura più lineare. Ad ogni immagine infatti si accompagna un testo collegato direttamente o no all'immagine stessa, le parole ci guidano verso altri percorsi, che a volte coincidono tra di loro.
Il libro è diviso in quattro capitoli, che sono altrettante esposizioni legate al tema del labirinto ognuna delle quali parte da una coppia di parole e da un interpretazione della leggenda di Teseo e il Minotauro. Ognuno segue una traccia diversa percorre un suo labirinto, costruendo un racconto fatto di frammenti.
E’ un libro che sarebbe piaciuto ad Aby Warburg, perché crea una vera e propria iconologia degli intervalli compresi tra le immagini e le parole. La cosa più interessante infatti non è la narrazione principale e nemmeno la compiutezza del testo, ma l'idea di concepire i singoli capitoli come tavole compilate e montate secondo una linea di pensiero molto precisa, ma che nella mani del lettore si trasforma in qualcosa d'altro, in uno strumento di conoscenza.
Si tratta di suscitare la comparsa, attraverso l'incontro d’ immagini diverse, di relazioni intime e segrete, di corrispondenze capaci di fornire una conoscenza trasversale.
Il primo Atlante che ha inventato una forma di sapere di questo tipo è stato l'Atlante Memosyne che ha contribuito in modo esemplare a segnare il modo contemporaneo di produrre, esporre e comprendere le immagini. Questo libro come l'Atlante Warburghiano è un oggetto pensato in modo tale che una volta raggruppate in una certa maniera le immagini offrono la possibilità di una rilettura del mondo. La narrazione principale nasconde un desiderio di riconfigurare la memoria senza fissare un racconto ordinato e definitivo.
L'idea stessa di labirinto pur rispondendo allo stesso significato è descritta sempre in maniera diversa.
Il labirinto non è uno spazio vuoto, al contrario, è un complesso sistema di relazioni, pieno di accessibili e invitanti percorsi...
Dedalo, architetto del Labirinto, capostipite di tutti gli architetti, era nella posizione di poter osservare entrambi i lati: la vista dal basso, la prospettiva del Labirinto, nel quale Minosse lo rinchiuse, dopo che Teseo aveva ucciso il Minotauro e con l'aiuto Arianna, aveva organizzato la sua via di fuga, ed inoltre la vista dall'alto, che Dedalo cercò di raggiungere attraverso le sue ali fatte in casa.
Dedalo, architetto del Labirinto, capostipite di tutti gli architetti, era nella posizione di poter osservare entrambi i lati: la vista dal basso, la prospettiva del Labirinto, nel quale Minosse lo rinchiuse, dopo che Teseo aveva ucciso il Minotauro e con l'aiuto Arianna, aveva organizzato la sua via di fuga, ed inoltre la vista dall'alto, che Dedalo cercò di raggiungere attraverso le sue ali fatte in casa.
La narrazione parte sempre dalla storia mitologica, la trasfigura, portando il discorso su campi diversi, in questo racconto non consequenziale, appaiono e scompaiono rapidamente, personaggi diversi, si attraversano discipline, libri, e racconti, ci sono città e film, mai raccontati direttamente eppure presenti perché parte essenziale della memoria collettiva. Il racconto stesso è un Labirinto di parole.
Dedalo, era nato ad Atene ed era pronipote di Eretteo, re della città. Si dedicò alla scultura e all'architettura, era abilissimo in ciò che faceva; si narra che le sue statue sembravano vive a tal punto da raccontare che esse aprivano gli occhi e si muovevano. A Dedalo sono attribuite le invenzioni dell'ascia, la sega, il trapano, il passo della vite, l'archipenzolo. E' stato maestro di suo nipote Talo, figlio di una sua sorella, che uccise per gelosia quando Talo superò il maestro nella sua arte. L'Areopago, il tribunale, lo condannò all'esilio perpetuo; Dedalo si rufugiò a Creta dove fu accolto benevolmente dal re Minosse che gli commissionò il Labirinto per rinchiudere il Minotauro. A Dedalo, si rivolse Arianna, la figlia di Minosse, per sapere come aiutare Teseo a uccidere il Minotauro e uscire dal Labirinto, e come sappiamo il consiglio del filo riuscì a far trionfare Teseo nell'impresa. Quando Minosse venne a sapere che ad aiutare sua figlia e Teseo fu Dedalo, e non potendo prendersela con la figlia fuggita insieme all'eroe, pensò di punire Dedalo, rinchiudendolo insieme al figlio, Icaro, nel Labirinto, che egli stesso aveva progettato. L'unico modo per uscire dal Labirinto era evadere volando; ingegnoso come era, Dedalo costruì due paia di ali, uno per sè e l'altro per il figlio. Si raccomandò con Icaro di restargli sempre dietro durante il volo, di non strafare e soprattutto di stare attento a non avvicinarsi troppo ai raggi del sole perchè, le ali, attaccate alle spalle con della cera, potevano staccarsi in quanto il calore avrebbe sciolto la cera. Come non detto, Icaro durante il volo, provando piacere si allontanò dal padre e raggiunse i raggi del sole che sciolsero la cera e lo fecero precipitare nel mare, dove morì. Dedalo triste e desolato, atterrò in Campania a Cuma, dove costruì un tempio al dio Apollo, consegnando le ali che aveva inventato per evadere dal Labirinto di Creta.
Dedalo, era nato ad Atene ed era pronipote di Eretteo, re della città. Si dedicò alla scultura e all'architettura, era abilissimo in ciò che faceva; si narra che le sue statue sembravano vive a tal punto da raccontare che esse aprivano gli occhi e si muovevano. A Dedalo sono attribuite le invenzioni dell'ascia, la sega, il trapano, il passo della vite, l'archipenzolo. E' stato maestro di suo nipote Talo, figlio di una sua sorella, che uccise per gelosia quando Talo superò il maestro nella sua arte. L'Areopago, il tribunale, lo condannò all'esilio perpetuo; Dedalo si rufugiò a Creta dove fu accolto benevolmente dal re Minosse che gli commissionò il Labirinto per rinchiudere il Minotauro. A Dedalo, si rivolse Arianna, la figlia di Minosse, per sapere come aiutare Teseo a uccidere il Minotauro e uscire dal Labirinto, e come sappiamo il consiglio del filo riuscì a far trionfare Teseo nell'impresa. Quando Minosse venne a sapere che ad aiutare sua figlia e Teseo fu Dedalo, e non potendo prendersela con la figlia fuggita insieme all'eroe, pensò di punire Dedalo, rinchiudendolo insieme al figlio, Icaro, nel Labirinto, che egli stesso aveva progettato. L'unico modo per uscire dal Labirinto era evadere volando; ingegnoso come era, Dedalo costruì due paia di ali, uno per sè e l'altro per il figlio. Si raccomandò con Icaro di restargli sempre dietro durante il volo, di non strafare e soprattutto di stare attento a non avvicinarsi troppo ai raggi del sole perchè, le ali, attaccate alle spalle con della cera, potevano staccarsi in quanto il calore avrebbe sciolto la cera. Come non detto, Icaro durante il volo, provando piacere si allontanò dal padre e raggiunse i raggi del sole che sciolsero la cera e lo fecero precipitare nel mare, dove morì. Dedalo triste e desolato, atterrò in Campania a Cuma, dove costruì un tempio al dio Apollo, consegnando le ali che aveva inventato per evadere dal Labirinto di Creta.
Il libro considera la leggenda come un dato acquisito, e affronta attraverso la metafora del labirinto il racconto ci sono molte domande tra queste pagine taking a direct approach doesn't always find You the answer. Follow a trail full of wonders and unexpected twist and turns.
Nel primo capitolo From Urban life/Migration si delinea un percorso che partendo da Creta arriva a Parigi, attraversando le catacombe per arrivare nelle banlieu. Qui il Labirinto è la metafora della città.
Nel secondo il personaggio mitologico lascia il posto alla cavia meccanica dei Bell Labs inventata da Claude Shannon, pioniere dell'età informatica. Shannon chiama il suo topo, Teseo.
Oggi questo Teseo è considerato la prima macchina capace di apprendere autonomamente, il prototipo di un nuovo sistema di comunicazione, il labirinto è il campo dal quale trarre gli insegnamenti necessari per la propria autonomia di movimento.
Nel terzo capitolo sono osservati i segni che raffigurano l'idea di città di Kevin Lynch che si confrontano indirettamente con le teorie erranti di Debord
Nel quarto e ultimo troviamo di nuovo la leggenda del Minotauro che ci conduce attraverso il tempo alle teorie di Kevin Kelly.
Un viaggio alle radici del sapere, un esercizio mnemonico, capace di tracciare infinite linee di conoscenza, un libro fondamentale, che esplora le possibilità della cultura visuale e nutre la nostra capacità immaginativa.
* Questo Testo è stato pubblicato sul numero di marzo 2015 di Arte e Critica
Oggi questo Teseo è considerato la prima macchina capace di apprendere autonomamente, il prototipo di un nuovo sistema di comunicazione, il labirinto è il campo dal quale trarre gli insegnamenti necessari per la propria autonomia di movimento.
Nel terzo capitolo sono osservati i segni che raffigurano l'idea di città di Kevin Lynch che si confrontano indirettamente con le teorie erranti di Debord
Nel quarto e ultimo troviamo di nuovo la leggenda del Minotauro che ci conduce attraverso il tempo alle teorie di Kevin Kelly.
Un viaggio alle radici del sapere, un esercizio mnemonico, capace di tracciare infinite linee di conoscenza, un libro fondamentale, che esplora le possibilità della cultura visuale e nutre la nostra capacità immaginativa.
* Questo Testo è stato pubblicato sul numero di marzo 2015 di Arte e Critica