IMMAGINI MALGRADO TUTTO

G. Didi-Huberman 

Le immagini malgrado tutto 

Raffaello Cortina 2005

Le Immagini raccolte nel libro, sono i quattro fotogrammi che il membro di un Sonderkommando riesce a scattare nell’agosto del 1944 all’interno di Birkenau, nascosto nel Crematorio V. Brandelli strappati a un mondo che li considerava impossibili, prove frammentarie raccolte malgrado le difficoltà tecniche nell’effettuarle e il rischio di essere scoperti, uscite da Auschwitz grazie alla resistenza polacca e sopravvissute fino a noi malgrado la nostra incapacità di guardarle come meriterebbero: malgrado la distanza tra la volontà di testimoniare da parte del fotografo e la nostra difficoltà nel raccogliere la sfida etica a interpretarle.

Queste poche immagini infatti non racconto l’Olocausto, non possono farlo, la nostra mente è oramai abituata a quelle degli alleati che hanno liberato i campi, l’olocausto per noi è una realtà tangibile, la cui rappresentazione è puro oggetto formale. Queste quattro immagini pur rappresentando una testimonianza originale e unica, non contribuiscono a rappresentare questa forma del reale. Se estratte dalla storia appaiono come semplici frammenti. Non mostrano direttamente l’atrocità ma restano come una testimonianza silenziosa che acquista significato solo in relazione alla realtà stessa ed hanno un valore solo in relazione al racconto del reale, non sono esse stesse un racconto, non possono esserlo, perchè non sono descrittive.

 La principale difficoltà ad interpretare un immagine deriva dalla sua natura complessa. dalle condizioni della ripresa, per questo sono convinto che sia importante scegliere alcune immagini, appropriarsi della loro memoria o meglio al significato che noi riusciamo ad attribuirgli solamente considerandole in quanto frammenti del reale che possiamo utilizzare per raccontare altre storie. Il significato multiplo che ogni immagine contiene è la dimostrazione di come oggi sia importante fermarsi di più di fronte alle immagini, lavorarci per estrarre un significato: le manipolazioni, necessarie per l’utilizzo della fotografia come fonte storica, trascurano in tal caso quella parzialità e impurità che è dovuta alle effettive condizioni in cui è stato scattato ogni fotogramma. 

Il libro è una riflessione sul significato stesso di interpretazione storica che da vita ad un dibattito intenso sul valore delle immagini nella storiografia contemporanea ma è allo stesso tempo un saggio sulla fotografia e sulla poetica del frammento come chiave interpretativa della contemporaneità. Le narrazioni infatti hanno bisogno di più livelli di comunicazione e significato. L’uso dell’immagine da parte dello storico è per forza di cose diverso da l’uso che ne può fare un artista. L’interpretazione infatti può essere frutto di una lettura collettiva o individuale. Tra i diversi significati che è possibile attribuire alle immagini esiste secondo lo studioso francese, la possibilità di una ricerca incessante e sempre parziale che, ricostruendo di volta in volta l’archivio da cui trarre il corpus dei documenti, parte proprio dalle lacune per riconnettere i nuovi dati a un flessibile e mai definitivo tessuto di interpretazioni. Così, nel rischioso tragitto tra visibile e intelleggibile, l’immaginazione è come un filo sospeso sull’abisso che lo storico non può far altro che percorrere confidando nel suo senso di equilibrio. Ma l’immaginazione, in quanto strada obbligata, per non diventare una falsa percezione non può “contenere” l’oggetto; al contrario, può soltanto “prenderlo di mira”. L’immaginazione, insomma, non può essere una presa di possesso della fonte d’archivio (altrimenti sterilmente documentaria) ma la sua dinamica messa in relazione con altri dati, altre fonti di diversa natura, altre speculazioni. La cosa più interessante della teoria di Didi Huberman è nella forma di ricerca che parte dall’accostamento di immagini e parole, che realizza una dialettica operativa che rende efficace la potenzialità frammentaria del documento; la tecnica del montaggio, insomma, come esito interpretativo della decostruzione del documento visivo, questa decostruzione assume una parte attiva nel progettare e costruire nuovi significati.