IL CACCIATORE DI IMMAGINI
Charles Simic
Il Cacciatore di Immagini
Adelphi 2005 - 2013
Joseph Cornell non sapeva disegnare, dipingere o scolpire, eppure era un grande artista americano.
Vagò per le strade di New York dai tardi anni Venti fino alla sua morte, nel 1972, rovistando nei negozi di libri usati e dai rigattieri.
Il mio lavoro è solo la conseguenza naturale
del mio amore per la città diceva. Un giorno del 1931 vide alcune bussole nella vetrina di un negozio e delle scatole in quello accanto, così gli venne in mente di metterle assieme…
Io non so che tipo di artista era Joseph Cornell, ma il suo mettere assieme piccoli pezzi di mondo lo ha reso ai miei occhi esattamente così: un collezionista di frammenti. In questo piccolo libro Charles Simic, si inventa un incontro mai avvenuto, ma molto reale, perché anche Simic ama perdersi nelle strade di New York, e come Cornell ama collezionare oggetti inutili, ma invece di chiuderli all’interno di scatole, usa le parole e la scrittura per fissarle tra le pagine di un libro.
Simic e Cornell sono entrambi cacciatori di immagini, e rendono due espressioni artistiche scrittura e montaggio totalmente complementari.
Vi invito a guardare un catalogo delle opere di Cornell e leggere allo stesso tempo Hotel Insonnia di Simic per capire come con estrema leggerezza e semplicità, attraverso un tono discorsivo essere capace di esplorare tutto ciò che lo circonda. Il suo sguardo è sempre attratto da limite tra visibile ed invisibile, questo limite lascia il lettore spaesato. Le sue parole sono fotografie, frammenti del reale, che nascondono però sempre qualcosa di inaspettato. Anche Whitman vedeva la poesia ovunque. Nel 1912 Apollinaire parlava di una fonte d’ispirazione: depliant, cataloghi, poster, avvisi pubblicitari di ogni tipo… che racchiudono la poesia del nostro tempo.
Simic oltre a percorrere le stesse strade e trascorrere tempo nella biblioteca di New York non incrocia mai Cornell, ma poi incontra il suo lavoro se ne innamora e cerca di tradurlo, in qualche modo cerca di capirlo per parecchio tempo ho desiderato avvicinarmi al suo metodo, fare poesia con sparsi frammenti di linguaggio.
Un esempio della possibilità di traduzione di ciò che ci affascina in un altra lingua.
Ecco due artisti che usano a loro modo la tecnica del collage l’arte di assemblare frammenti di immagini preesistenti in modo tale da far nascere una nuova immagine, la più importante innovazione artistica di questo secolo. Cose rinvenute, creazioni casuali, confezioni (articoli prodotti in serie che vengono promossi a oggetti d’arte) aboliscono la separazione tra arte e vita. La banalità è miracolosa se vista nel modo giusto, se riconosciuta.
Il problema non è ciò che si guarda, ma ciò che si vede scrive Thoreau nel suo diario. E Cornell mi fa pensare poi al significato di ciò che inseguo ogni giorno … essere immerso in un mondo di totale felicità in cui ogni cosa insignificante si impregna di significato….