PER LA CITTA' DI ROMA
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Per la città di Roma
Mario Ridolfi urbanista
1944-1954
Piero Ostilio Rossi
Quodlibet DIAP PRINT / TEORIE 1 2013
Ci sono dei libri che non ti aspetti, li compri quasi per caso, perché comunque Mario Ridolfi è stato un grande architetto e vuoi saperne di più, e ti trovi a comprendere il suo impegno di urbanista per la città di Roma.
In questo viaggio nel tempo, che poi non è neanche un tempo tanto lontano se lo si guarda con attenzione, si incrociano frammenti diversi che delineano una storia recente della città.
In un primo momento pensavo che il libro fosse soltanto il risultato di una ricerca accademica, mi sbagliavo. Ho scoperto una storia inaspettata, l’impegno politico di un architetto per la sua città, che poi è lo specchio dell’amore per la stessa città dell’autore, che ne ha registrato per anni i cambiamenti.
Non immaginavo che una ricerca scientifica intrapresa per il centenario della nascita di Ridolfi potesse trasformarsi in un libro avvincente, un reportage che da una parte mette a fuoco un momento importante della storia di Roma, e dall’altra rivela il fatto che dal dopoguerra si è delineato un disegno preciso che ha fatto della speculazione l’unico motore delle trasformazioni urbane. Questo non è il tema centrale del libro naturalmente, ma le paure di Ridolfi si sono rivelate fondate, vista la situazione della città oggi, leggendo ci troviamo a pensare alle occasioni perdute.
La parte più affascinante del libro è il superamento del limite storico didattico, e il passaggio che ricostruisce, in modo attento e come dichiara lo stesso autore
di parte,
le battaglie politiche che hanno visto Mario Ridolfi come uno dei protagonisti nella lotta alla speculazione attraverso la messa a punto tra il 1946 e il 1947 del Piano per le arterie di scorrimento primo schema di Nuovo Piano regolatore.
Battaglia necessaria ed importante ancora oggi che un nuovo piano regolatore ha preso il posto di quello sognato e auspicato da Ridolfi, che con difficoltà sta ridisegnando una città i cui problemi purtroppo non sono ancora superati, e dove la speculazione e l’incapacità dell’amministrazione a gestire le regole sono un problema più o meno evidente.
Piero Ostilio Rossi supera il confine tra storiografia ed interpretazione della realtà in punta di piedi, prendendo le parti di Ridolfi è vero, ma facendolo attraverso gli articoli scritti per l’Unità e quindi restituendo scientificità ad una storia ad oggi ancora non scritta completamente.
Due gli articoli ritrovati dall’autore e non presenti nei regesti dei suoi scritti, consultabili in rete nell’archivio del quotidiano. Il primo
La città dell’avvenire
(del 5 ottobre del 1947), il secondo,
Profittando delle ferie estive la Giunta vara Rebbecchinia
(15 maggio 1951).
Sono subito andato a cercarli e da questi due scritti si delinea con chiarezza la paura di Ridolfi per la situazione della città, per il suo futuro, paura che ancora oggi, da quel futuro, ogni architetto di buon senso continua a provare.
Ora provate a rileggerli prima di affrontare i capitoli del libro che li riguardano e troverete molte tematiche ancora all’ordine del giorno, sostituite la parola borgate con periferia ed ecco che non potrete non pensare all’ambizioso quanto strumentale intervento del Senatore Renzo Piano che cerca di ricucire per cancellare le differenze invece di pensare la città così come Ridolfi fa nel suo testo, attraverso un
Programma
, una raccolta di
Documentazione
ed una fase di reale
Progettazione
a cui deve seguire una fase di
Realizzazione.
Ma un passaggio è fondamentale
le forze economiche e finanziarie debono essere messe in condizione di operare nell’ambito della giusta partecipazione e dell’utile economico in modo da non deviarle in altre direzioni…
Ecco forse il problema di Roma negli ultimi 50 anni è stato quello delle troppe direzioni prese senza una reale pianificazione legata all’architettura .
Il secondo articolo del 1951 ripreso nel Capitolo
Rebecchina
, mette in luce non tanto, i punti essenziali di una buona pianificazione, quanto una lotta contro un sistema politico che aveva scelto un altro modo per pianificare la città. Anche se l’autore non lo dice mai direttamente il suo seguire gli interventi di Ridolfi in consiglio comunale, gli interventi su Metron e sull’Unità non sono altro che un mettere in risalto come le intenzioni progettuali legate allo sviluppo della città sono sempre state portate in secondo piano dal potere politico e da quello del profitto.
Questi poteri da sempre si sono affrontati a Roma per conquistare l’anima della città che, salvo rare eccezioni, è cresciuta su logiche altre rispetto a quelle della corretta pianificazione
ON. Sindaco, On. Giunta, Onorevoli consiglieri: vi confesso che avevo in animo di non prendere la parola sul bilancio, perché l’esperienza che ho fatto in questa aula in tre anni di permanenza nella amministrazione della Città di roma mi consigliava di tacere, dopo che ogni nostro intervento, ogni nostro suggerimento o consiglio ha visto frustrato il suo corpo da un vostro voto di maggioranza……
Dice Mario Ridolfi durante una riunione del consiglio comunale.
Ora ripercorrendo l’indice troverete passaggi e toni diversi, quel che resta di questo libro è la grande capacità di analisi dell’autore che attraverso la ricerca all’interno dell’Università non rinuncia ad uno sguardo altro, personale, che aiuta ogni lettore a capire e ragionare non solo su un autore, quanto sulla storia di una città, che è anche e soprattutto una città molto difficile da capire, da interpretare e da accettare e che osservata attentamente è un modello di studio attraverso il quale capire le dinamiche di crescita della città contemporanea.
Solo al termine della lettura capirete fino in fondo il titolo del libro, che non è
su
Ridolfi Urbanista e neanche
sulla
città che lo ha visto tra i suoi protagonisti, questo è prima di tutto un libro
Per la città di Roma
per il suo futuro.