MISURARE IL MONDO
LIFE SIZE
Lendroit èditions 2015
Eric Tabuchi è un fotografo, ma la fotografia per lui è un medium diretto ed indiretto, gli serve per studiare le trasformazioni del mondo che cambia.
La usa per capirne le proporzioni, le forme ripetute, le figure. Come chi fotografa piante ed insetti per studiarle e archiviare la propria ricerca scientifica. Tabuchi colleziona immagini sue e di altri, ed utilizza google come fosse una macchina fotografica, cercando lo scatto perfetto. Il suo lavoro sull’immagine quindi è un lavoro che si avvicina più alla scienza che all’arte, ma che poi ritorna prepotentemente nel mondo dell’arte nel momento esatto in cui l’immagine diventa racconto.
La usa per capirne le proporzioni, le forme ripetute, le figure. Come chi fotografa piante ed insetti per studiarle e archiviare la propria ricerca scientifica. Tabuchi colleziona immagini sue e di altri, ed utilizza google come fosse una macchina fotografica, cercando lo scatto perfetto. Il suo lavoro sull’immagine quindi è un lavoro che si avvicina più alla scienza che all’arte, ma che poi ritorna prepotentemente nel mondo dell’arte nel momento esatto in cui l’immagine diventa racconto.
La sua collezione di paesaggi banali, manufatti architettonici abbandonati, la sua ricerca di assonanze formali tra oggetti architettonici diversi, derivano senza dubbio dalla sua fascinazione per Ed Ruscha e la sua scelta di uno specifico supporto tecnico per il proprio lavoro: l’automobile.
Per Tabuchi il medium è la rete, che custodisce un’infinita quantità di immagini senza un ordine preciso, impossibili da catalogare. Qui la sua idea di trovare il rapporto tra il medium e la fotografia, alternando immagini originali ad altre collezionate in rete, un automatismo capace di dare l’ordine che manca al mondo.
Un tipo di artista che è capace di dare accesso ad alcune ragioni del visibile, che non creano dal nulla, ma riorganizzano il già fatto, e questa riorganizzazione produce significato nello stesso momento in cui la rete lo nasconde omologando ogni segno.
Percorrere un’autostrada per costruire un alfabeto dai loghi dei camion che trasportano prodotti da un capo all’altro del continente è un po’ come cercare in rete le immagini contenute in questo bellissimo libro Life Size, che attraverso il corpo misura il mondo.
Per Bourriaud l’arte è un modo per apprendere ad abitare meglio il mondo, non riguarda realtà utopiche ma modi di esistenza o modelli d’azione all’interno dell’ esistente, quale che sia la scala scelta dall’artista. Inoltre la mostra è il luogo privilegiato in cui si instaurano tali collettività istantanee, (perché) genererà un particolare ambito di scambi, tra autore e visitatore.
Il criterio di giudizio per questo nuovo genere di opere è contenuto nel valore simbolico del mondo che propone, dell’immagine e delle relazioni umane che riflette.
La ricerca di immagini attraverso la rete o la macchina fotografica serve a produrre significato, per Tabuchi come lo è stato per Ruscha la regola quindi è necessaria, una volta che l’artista si ritrova a vagare in un campo in cui va bene tutto, non è più possibile trovare la propria posizione, per questo l’artista francese mette in scena modelli ed oggetti reali, che emergono dall’immagine come prodotti della sua memoria di artista.
La scrittura per immagini di Tabuchi è un giusto compromesso tra un atto di libertà e un ricordo, è quella libertà piena di ricordi che scava nella memoria fisica e in quella digitale che non è libertà se non nell’attimo della scelta. Nell’ultima mostra alle fotografie si affiancano oggetti con forme e dimensioni diversi, forme che emergono dalla realtà e costruiscono un parco dell’utopia (Utopoark).
Per Bourriaud l’arte è un modo per apprendere ad abitare meglio il mondo, non riguarda realtà utopiche ma modi di esistenza o modelli d’azione all’interno dell’ esistente, quale che sia la scala scelta dall’artista. Inoltre la mostra è il luogo privilegiato in cui si instaurano tali collettività istantanee, (perché) genererà un particolare ambito di scambi, tra autore e visitatore.
Il criterio di giudizio per questo nuovo genere di opere è contenuto nel valore simbolico del mondo che propone, dell’immagine e delle relazioni umane che riflette.
La ricerca di immagini attraverso la rete o la macchina fotografica serve a produrre significato, per Tabuchi come lo è stato per Ruscha la regola quindi è necessaria, una volta che l’artista si ritrova a vagare in un campo in cui va bene tutto, non è più possibile trovare la propria posizione, per questo l’artista francese mette in scena modelli ed oggetti reali, che emergono dall’immagine come prodotti della sua memoria di artista.
La scrittura per immagini di Tabuchi è un giusto compromesso tra un atto di libertà e un ricordo, è quella libertà piena di ricordi che scava nella memoria fisica e in quella digitale che non è libertà se non nell’attimo della scelta. Nell’ultima mostra alle fotografie si affiancano oggetti con forme e dimensioni diversi, forme che emergono dalla realtà e costruiscono un parco dell’utopia (Utopoark).
Il libro Life Size (anch’esso parte della mostra) si apre con una foto, una diga contrapposta alla forza della natura, l’acqua si materializza in un volume bianco, sopra la diga delle piccole figure umane.
Nella penultima foto del libro, il volto di un uomo che osserva un modello di architettura, si sono invertite le proporzioni che trovano un equilibrio solo all’ultima immagine, il volto di un uomo da dietro un vetro osserva un immagine della terra, il volto e la terra si equivalgono all’interno dell’immagine, hanno trovato i loro equilibrio.
Tutto il libro racconta questo passaggio, ma per far si che le immagini scrivano questa storia sulla dimensione della vita sono necessarie 200 pagine nelle quali si misura l’inversione, tra i prodotti dell’uomo, infrastrutture, ponti, tunnel, aereoplani, treni e il corpo. Questi oggetti sono il frutto del pensiero dell’uomo che andando avanti assume un'altra dimensione, quella del pensiero di chi questi oggetti li ha visti piccolissimi dentro di se, per poi dar forma al mondo.
La bellezza del libro è proprio nella capacità di farci pensare e riflettere attraverso una scrittura visuale, mettendo ordine nella confusione e nella proliferazione di immagini della rete, insegnandoci che dando un ordine alla nostra memoria possiamo capire il mondo e ritrovare un senso.
Una volta terminata un’esperienza Eric Tabuchi passerà ad un'altra cosa, ma possiamo essere certi che dopo il suo passaggio le misure della vita ci appariranno più precise.