L'ULTIMA ARCHITETTURA
L'ultima Cattedrale
Valerio Paolo Mosco
Sagep 2015
Uno dei libri più belli su Giuseppe Terragni lo ha scritto Antonino Saggio, perché ha cercato di scrivere un romanzo ha cercato di trovare e ha trovato corrispondenze tra vita dell'architetto ed architettura.
Sulla stessa linea il saggio di Valerio Paolo Mosco sull'ultimo progetto di Terragni, pochi schizzi su una cattedrale mai diventata progetto, sono l'occasione per l'autore per ripercorrere gli ultimi istanti di un esistenza difficile, ma anche per prefigurare una nuova direzione ad una storia professionale interrotta tragicamente troppo presto.
Il tema del libro non è tanto quello che Terragni ha costruito, ma quello che avrebbe potuto realizzare se ne avesse avuto il tempo, una riflessione su quale possibilità la sua architettura contiene, e come queste possibilità siano forse il suo lascito più grande.
La scrittura di Mosco è tesa ed essenziale anche se nella seconda parte del libro diventa molto complessa, esiste una linea sottile in questo saggio che divide il reale dalla sua interpretazione e questa linea trasforma lentamente il nostro sguardo, su ciò che fino ad oggi ci sembrava scontato. I pensieri critici dell'autore riflettono sui temi e sulle connessioni nascoste tra arte e architettura dell'architettura di Terragni.
Non siamo nel campo Eisenmaniano che non racconta Terragni ma lo reinventa per allinearlo a se, per cercare una possibile matrice diagrammatica da trasformare in linguaggio.
Terragni non esiste Terragni l'ho inventato io è una dichiarazione provocatoria, che da una parte nasconde la grande fascinazione del maestro Americano per l'architettura di Giuseppe Terragni, ma dall'altra rivela la volontà di decodificarne Terragni in chiave progettuale, non dimentichiamoci che per Eisenman la scrittura è un medium attraverso il quale definire un idea di architettura.
Siamo in uno spazio critico, e in questo spazio Valerio Mosco cerca di immaginare i dubbi e i tentativi dell'architetto alle prese con il superamento proprio del linguaggio che stava creando per raggiungere la Forma pura dell'architettura. Una forma non scontata e di maniera che si lega agli influssi spirituali frutto delle sofferenze passate sul fronte Russo.
Forme di racconto diverse si sovrappongono tra di loro, e danno vita ad un saggio brillante che cerca di rendere tangibile un'idea di poetica in evoluzione.
Mosco allora cercando all'interno di questa poetica supera il limite della critica interpretativa e si spinge oltre, dove può arrivare solo un progettista che riesce a vedere in un semplice schizzo il progetto costruito, lo spazio reale.
Più elementi rendono oggi attuale l'ultimo progetto di Terragni e più elementi oggi ci fanno rimpiangere il razionalismo lirico e ciò non soltanto per i risultati formali, quanto per il forte anelito che lo sosteneva.
Un anelito che nei casi migliori ha dato vita parafrasando Benedetto Croce ad una figurazione di sentimenti...
Le intuizioni di Mosco, sono legittime derivano da una conoscenza, e da una passione per l'architettura, forse come ho già detto la parte difficile è il suo tentativo di storicizzarle, quando da sole, senza spiegazioni, raccontano una poetica che si specchia in quella di Terragni.
Più elementi rendono oggi attuale l'ultimo progetto di Terragni e più elementi oggi ci fanno rimpiangere il razionalismo lirico e ciò non soltanto per i risultati formali, quanto per il forte anelito che lo sosteneva.
Un anelito che nei casi migliori ha dato vita parafrasando Benedetto Croce ad una figurazione di sentimenti...
Le intuizioni di Mosco, sono legittime derivano da una conoscenza, e da una passione per l'architettura, forse come ho già detto la parte difficile è il suo tentativo di storicizzarle, quando da sole, senza spiegazioni, raccontano una poetica che si specchia in quella di Terragni.