SEPTEMBER LIST






Michele Costanzo
PHILIP C. JOHNSON E IL MUSEO D'ARTE AMERICANO
Postmedia Books 2015


Philip Johnson (Cleveland 1906 - New Canaan 2005) è stato per più di mezzo secolo una figura centrale della cultura architettonica americana. Con il libro International Style (1932) e le mostre al MoMA: Modern Architecture - International Exhibition (1932) e Deconstructivist Architecture (1988) ha contribuito allo sviluppo del dibattito teorico e della ricerca progettuale a livello internazionale. Questo libro si occupa dell'attività di Johnson come architetto di musei senza, tuttavia, trascurare l'essenza della sua visione progettuale. La sua concezione del museo, che anticipa alcune scelte rappresentative della contemporaneità, è riassumibile in alcuni punti cardine: un organismo dalle contenute dimensioni, impostato spazialmente su un vuoto centrale - il cuore dell'organismo - circondato o attraversato da percorsi a sbalzo o sospesi che determinano la visione dinamica delle opere esposte da parte del visitatore. I musei progettati da Johnson sono una ventina, cui bisogna aggiungere alcune case di collezionisti a partire dalla Glass House - la sua casa a New Canaan, ora casa/museo - concepita per padiglioni, tra i quali spiccano, per restare in tema, la Painting Gallery e la Sculpture Gallery. 






Superstudio 
La vita segreta del Monumento Continuo
Conversazioni con Gabriele Mastrigli
Quodlibet 2015


Fondato nel 1966 da Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia, ai quali si sono poi uniti Gian Piero Frassinelli, Roberto e Alessandro Magris e Alessandro Poli, il Superstudio è stato tra i gruppi più influenti della cosiddetta architettura radicale. Nel clima generale delle neoavanguardie italiane e all’interno di un inedito e intenso campo di forza politico, il Superstudio si sviluppa a Firenze nell’alveo dell’insegnamento dei tre grandi Leonardo – Benevolo, Ricci e Savioli – in parallelo ad Archizoom, 9999, Ziggurat, UFO, Gianni Pettena e altri ancora. Nonostante l’asciuttezza metafisica delle immagini – forse la critica più dura alle pretese salvifiche del Movimento Moderno – il Superstudio è stato tutt’altro che un gruppo omogeneo. Basti pensare ad Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia, che arrivano all’architettura rispettivamente dalla pittura e dalla fotografia, oppure a Gian Piero Frassinelli, che coltivava interessi specifici per l’antropologia. Le conversazioni di Gabriele Mastrigli con i tre protagonisti, realizzate in occasione della Biennale di Venezia diretta da Rem Koolhaas – di cui è noto il debito giovanile nei confronti del gruppo fiorentino –, ripercorrono, ciascuna da un punto di vista differente, l’intero percorso del Superstudio: dalla mostra fondativaSuperarchitettura, alle visioni distopiche del Monumento Continuo(1969) e delle Dodici città ideali (1971), sino agli Atti fondamentali(1972-73), il più ambizioso tentativo di affrontare la relazione fra vita e progetto attraverso una radicale rifondazione antropologica e filosofica dell’architettura.Allo stesso tempo i tre racconti rivelano che il progetto del Superstudio consisteva nel sublimare le peculiarità dei suoi membri in un soggetto superiore e anonimo – da cui il nome stesso del gruppo – in grado di trasformare la cifra autobiografica in strategia operativa condivisa e in metodo di lavoro. È un’inclinazione che non cessa di esercitare un forte magnetismo verso le nuove generazioni di architetti e designer anche oggi, a cinquant’anni di distanza dal loro esordio.





Carlo Ginzburg
Paura reverenza terrore
Adelphi 2015

Siamo circondati, sommersi dalle immagini. Dagli schermi dei computer e degli apparecchi televisivi, dai muri delle strade, dalle pagine dei giornali, immagini d'ogni genere ci seducono, ci impartiscono ordini (compra!), ci spaventano, ci abbagliano. Questo libro ci invita a guardare le immagini lentamente, attraverso alcuni esempi, notissimi e meno noti: Guernica, il manifesto di Lord Kitchener con il dito puntato verso chi guarda, il Marat di David, il frontespizio delLeviatano di Hobbes, una coppa d'argento dorato con scene della conquista del Nuovo Mondo. Immagini politiche? Sì, perché ogni immagine è, in un certo senso, politica: uno strumento di potere. Siamo soggiogati da menzogne di cui noi stessi siamo gli autori, ha scritto Tacito – e sono parole indimenticabili. È possibile infrangere questo rapporto?




Geoffrey Thün, Kathy Velikov, Dan McTavish, Colin Ripley
Infra Eco Logi Urbanism
A Project for the Great Lakes Megaregion
Parks book 2015

RVTR, a design research practice with studios based in Toronto and Ann Arbor, have undertaken a multi-faceted investigation into possible urban futures for the Great Lakes Megaregion of North America. The study is based in the proposition that by investigating interdependent agents, material flows and policies, and by focusing on “back of house” activities of cities and their support systems—such as infrastructures, logistics and ecologies—, architects can conceive new distributed urban architectures that have the potential to actively transform the future of cities, settlement patterns and metropolitan life. Utilizing tools of urban analysis and formal intervention, RVTR aim to re-conceptualize future boundaries, governance, politics, economies and public architecture.
Infra Eco Logi Urbanism presents comprehensively RVTR’s findings and proposals. Around 100 images, visualizations and graphics illustrate the text. The book also features essays situating the historical development of the region around transportation, and investigating possible future worlds and utopias within the context of the specific project and more broadly the practice of design-research.





Yona Friedman, Manuel Orazi
Yona Friedman. The Dilution of Architecture
Edited by Nader Seraj and Cyril Veillon
In cooperation with Archizoom, Lausanne
Paperback



Yona Friedman is recognized as one of the most eminent proponents of 1960s avant-garde urbanism. His best-known work is the concept for a Spatial City (“La Ville Spatiale”, 1956), in which he aimed to provide maximum flexibility through “megastructures” over existing cities and other locations. Inhabitants were meant design their dwellings within these structures. Friedman sought to provide people in every part of the world with the knowledge and fundamental structures to determine their own environment for living and to enhance their independence and self-reliance.
This new book offers a unique collection of brief texts and annotations as well as an abundance of images, sketches, drawings, watercolors etc. by Friedman himself. It also features a vast range of documents related to his work. In part II, Manuel Orazi gives an analysis of Friedman’s oeuvre, based on extensive research. He follows the architect’s progress through disciplinary and geographic areas apparently remote from one another, in which Friedman has been moving erratically and incessantly. Orazi also expands on historical, social and political contexts. A documentation of Friedman’s intellectual relationships and other resources, an interview with Swiss architect Bernard Tschumi about Friedman, and a comprehensive bibliography round out the book.




Roberto Masiero
Paesaggio Paesaggi. Vedere le cose
A cura di Marco Assennato
Libria 2015


Nel gran discutere di “paesaggio”, di “tutela del paesaggio”, di paesaggio come “bene comune”, si avverte un rischio di eterogenesi dei fini, si creano, cioè, le premesse per ridurre questi discorsi a semplici retoriche che lasciano in fondo mano libera al saccheggio e alla distruzione dell’ambiente. Questa situazione dipende da un dato essenziale: il “paesaggio” non è una “cosa”, piuttosto è un “modo di vedere le cose”. Dunque non può essere semplicemente tutelato, come si trattasse di una rendita, dato che la reificazione del paesaggio ne determina l’immediato assorbimento nel circuito di valorizzazione privata. La prima intenzione di questo volume è essenzialmente “politica”, connotato da uno sforzo teorico, un approccio largo, che rimette in discussione i termini stessi della questione. Il volume si avvale dei saggi di Marco Assennato e Anna Longo e di un piccolo apparato iconografico: “immagini di paesaggi” di un’artista, un cineasta, un designer, un architetto, un musicista.





Tatiana Bilbao
Collaborations
Libria 2015


Il volume prende in esame recenti lavori dell'architetto messicano Tatiana Bilbao in cui emerge un rapporto sostanziale e vitale con la geometria delle forme, un rapporto quasi magico; la forma con le sue regole instaura un doppio legame con il luogo e con gli spazi funzionali del progetto. Il suo è un lavoro che non svolge mai da sola, sempre con altri colleghi, spesso con artisti e sempre condiviso con le maestranze che lo realizzano. Più collaborazione, più lavoro: un’idea che fa venire in mente l’efficienza del cantiere medievale delle cattedrali di cui non conosciamo alcun autore (dall'introduzione di Michela Esposito).




Anna e Lawrence Halprin. 
Paesaggi e coreografie quotidiane
Annalisa Metta, Benedetta Di Donato


Il libro propone una riflessione sul progetto dello spazio pubblico come architettura dei comportamenti e come luogo performativo, a partire dalla ricognizione di alcune esperienze didattiche, di ricerca e progetto del paesaggista Lawrence Halprin e della coreografa e danzatrice, sua sposa, Anna Schumann, collocate nella decade dei Sessanta. Sono workshop e attività didattiche (Experiments in Environment, 1966-1971), ricerche teoriche e codifiche metodologiche (Motation, 1965 e rsvp Cycles, 1969), nonché opere tra le più significative dell'architettura del paesaggio del Novecento (Sequenza di spazi pubblici di Portland, 1963-1970), tutti tra loro intrecciati. Il libro li documenta e illustra, con materiali provenienti dall'archivio The Lawrence Halprin Collection, dell'Architectural Archive of University of Pennsylvania di Philadelphia.





Mirabilia Melfi
Sara Marini, Alberto Bertagna
Libria 2015


Due libri si intrecciano in questo: il primo testimonia l’opportunità e l’urgenza di costruire storie, il secondo è la restituzione in segni e parole di un’architettura in forma di volume. Due sono le questioni che si affrontano: la prima insiste sulla missione primaria e dimenticata dell’architettura, strumento di narrazione quale che sia il suo linguaggio; la seconda sul suo rapporto con la costruzione e dunque con la tecnica. Entrambe le questioni si fondano e sostanziano nel meraviglioso o nel bisogno di meravigliarsi, di vedere diversamente le cose. Non scienziati ma visionari, non oggettivi ma arbitrari, non certificatori di presenze ma produttori di miti: realisti capaci di vedere oltre, gli architetti costruiscono lo spazio che ci sorprende raccontandolo come ciò che desideriamo. Una terra e la sua città (Melfi) e un progetto e la sua storia (mirabile) condensano in pochi fogli le due questioni che, come un giano bifronte, si inseguono per ritrovarsi.





Francesca Berardi
Detour in Detroit
Humboldt books 2015

Dal febbraio del 2013 al novembre 2014 ho visitato Detroit sei volte, per un totale di 77 giorni. Dopo tre anni trascorsi a Brooklyn, ho trovato a Detroit cosa cercavo quando ho attraversato l’Atlantico per la prima volta: spazio, sia fisico che per l’immaginazione. Mi sono bastati due giorni per decidere di scrivere il mio primo libro. Un lavoro dettato da necessità pratiche ed emozionali, che parla della città attraverso una serie di incontri con i suoi abitanti. Nel corso di due anni ho raccolto storie, idee e visioni, in un contesto che saprei definire solo come un “movimento di resistenza urbana”. Ho allenato i miei occhi a un paesaggio abbandonato, dove si alternano grandi blocchi di rovine e di cielo, e ho scoperto che la paura e la fascinazione per la decadenza scivolano presto in un secondo piano. Diventano lo strato di fondo su cui mettere alla prova un più attento grado della visione, uno sguardo più simile all’ascolto, capace di sentire l’energia che si genera quando determinazione e potenziale si incontrano. Ho chiesto a un artista, Antonio Rovaldi, di accompagnarmi e illustrare questo viaggio. Questo è il risultato del nostro lavoro.