DECEMBER LIST
Interior tales
from an idea by 2A+P/A and Syracuse University London,
with contributions by Microcities, Fala Atelier and TSPA
Black Square Press 2015
from an idea by 2A+P/A and Syracuse University London,
with contributions by Microcities, Fala Atelier and TSPA
Black Square Press 2015
order: black-square.eu
Interior Tales is a research developed at Syracuse University School of Architecture, London Programme, in spring 2015. The research has at its core a fundamental questioning of the instruments with which the contemporary city is produced – as, arguably, architecture is not anymore its protagonist. Perhaps, the only possible project for the urban form of today does not lie in buildings, but rather in the interior space – in the ‘system of objects’ with the narratives and the subjectivity that it generates. Calling a number of experimental practices from across Europe to contribute to the research, the curators Francisco Sanin (head of the program) and Davide Sacconi sought to explore the theme of the interior and its narratives with a design experiment, and a series of critical interventions. The design experiment, developed by students led by Rome-based architects 2A+P/A, explored with the students the spatial imaginary of eight films, seeking to take a narrative medium and translate it into a format that is traditional to the depiction of architectural interiors, the perspective section. On the other hand, four visual essays by FALA Atelier, Microcities, 2A+P/A and TSPA explore the opposite method, unravelling the social and narrative implications of a selected number of architectural images linked to the idea of dwelling beyond the project of housing. The result is a reflection on the interior, its mythologies, and its antagonistic relationship with the city at large in which narrative is considered as the most primitive act of design, and design offers itself to the possibility to be interpreted as a form of political narrative.
Gabriele Neri
Caricature Architettoniche
Quodlibet 2015
Dalla metà dell’Ottocento a oggi la grafica satirica ha prodotto una quantità sterminata di caricature, vignette, illustrazioni umoristiche e cartoons animati che mostrano il profondo impatto dell’architettura sulla società contemporanea. Le grandi trasformazioni urbanistiche (dalla Parigi del barone Haussmann ai grattacieli di Manhattan), le grandi architetture pubbliche (dal Crystal Palace del primo Expo al Museo Guggenheim di Bilbao), la rivoluzione dei modelli abitativi e la personalità degli architetti (da Le Corbusier a Renzo Piano) hanno infatti stimolato la matita di numerosi artisti, capaci di sintetizzare in poche linee i caratteri più rappresentativi di questi fenomeni. Tra questi troviamo Honoré Daumier, George Cruikshank, Thomas Theodor Heine, William Heath Robinson, Louis Hellman, Alan Dunn, Mino Maccari, Leo Longanesi, Saul Steinberg, George Molnar e tanti altri.
Basandosi su una lunga ricerca archivistica e bibliografica condotta in diversi paesi, il volume mette insieme per la prima volta questo straordinario materiale iconografico nel tentativo di comporre una storia dell’architettura “alternativa”. Infatti, se con la diffusione dei mass media gli architetti sono stati in grado di sfruttare le logiche della comunicazione pubblicitaria creando manifesti, riviste e slogan adatti a promuovere le proprie tesi, il mondo della grafica satirica offre una prospettiva diversa, spesso antitetica, parodiando così la propaganda ufficiale. Non solo. Dietro a ogni caricatura risiedono molteplici livelli interpretativi che evidenziano come i confini disciplinari dell’architettura siano attraversati da questioni complesse e variegate, legate a logiche politiche, culturali, economiche, estetiche, sociali. Lo dimostrano le caricature contro il Bauhaus, quelle pubblicate sulla rivista «Il Selvaggio» in Italia negli anni del fascismo, quelle contro la Sydney Opera House, contro Frank Lloyd Wright e persino la parodia di Frank O. Gehry offerta dal celebre cartoon I Simpson. Sullo sfondo, come leitmotiv, sta il rapporto tra il pubblico e la modernità, in questo caso, architettonica e urbana, che le molteplici espressioni grafiche qui contenute sembrano commentare, criticare ed esorcizzare.
In un momento in cui – dopo la tragica vicenda del periodico francese «Charlie Hebdo» – si è parlato molto di satira, questo libro rimarca non solo il suo straordinario potere espressivo, ma anche la necessità di una sua attenta lettura critica.
I documenti analizzati dimostrano che il motto «castigat ridendo mores» può essere interpretato – anche in relazione all’architettura – secondo toni molto variabili, capaci di influenzare il nostro sguardo sul mondo che ci circonda. Del resto anche l’iniziatore della polemica sui quotidiani, Heinrich Heine, riconosceva alla caricatura, come particolare forma di satira, un’«efficacia senza limiti»
Didier Fiuza Faustino
Don't Trust Architects
Lisbon, 2011, 17 x 22 cm, illustrated, 95pp. Hardback.
An architect by training, Didier Faustino focuses on the relationship between architecture and fine arts. This book is the catalogue of his solo exhibition that brought together works using various media, from video, sculpture and performance, to sound installation.
Cedric Price Works 1952–2003
A Forward-minded Retrospective
By Samantha Hardingham
AAbooks+CCA
AAbooks+CCA
Published in conjunction with the Canadian Centre for Architecture (CCA), this anthology will bring together for the first time all of the projects, articles and talks by British architect Cedric Price (1934 – 2003). A chronological arrangement places Price in postwar England, illuminating how cultural, social and political factors conditioned his work from the outset and then shaped its development as his practice changed from the 1960s – 90s. Full project descriptions are set alongside illustrations, many previously unpublished. Content material is drawn from the original work, now largely held in the Cedric Price Fonds at the CCA to present the munificence of Price: thinker, philosopher, artist and unparalleled raconteur – a thoroughly modern traditionalist.
L'Alternativa Ambiente
Gilles Clément
Quodlibet 2015
Mentre l’ecologia radicale, trincerata dietro i suoi rigorosi precetti, cerca di resistere, mentre il Green business si organizza per accaparrarsi il mercato bio, una terza strada, senza nome, ma che qui chiamo «Alternativa ambiente», nasce dall’intrecciarsi di mormorii – analisi contraddittorie, bilanci di catastrofi, azzardate profezie –, ma anche da dati certi, esperienze e ricerche attendibili.
L’«Alternativa ambiente» guarda con interesse alla decrescita, ma senza aderirvi del tutto, prende le distanze dal Green business, ritenuto eccessivo, e, piuttosto che attendersi una qualche forma di salvezza dai parlamentari della Repubblica, si mette in attesa interrogando i possibili impatti dell’effetto- farfalla.
Sì, il giardino è planetario, più nessuno può dubitarne, ma chiunque sia sufficientemente avvertito, da misurare l’ampiezza di una tale questione, si chiede come si possa diventare giardinieri, di questo giardino qui. Nessuna risposta arriva in un colpo solo. L’umanità incredula, di volta in volta addormentata dai media e risvegliata dalla crisi, saggia nuovi modi di vita, tenta nuovi percorsi in territori sconosciuti. Tutto è da inventare, tutto sembra nuovo.
Francesco Dal Co
Francesco Venezia e Pompei
L’architettura come arte del porgere
Parlando dei musei, Alberto Giacometti ricordava che l’impressione da lui provata visitando il Louvre era simile a quella che si avverte ascoltando un racconto interrotto da reiterati inceppamenti dell’apparato fonatorio. «Tutte quelle opere», scriveva, «hanno un’aria così misera, così precaria, un percorso balbuziente attraverso i secoli, in tutte le direzioni possibili, ma estremamente sommario, ingenuo, per circoscrivere un’immensità formidabile – la vita». Capita spesso che anche le mostre d’arte e di architettura suscitino un’impressione analoga, mentre dovrebbero essere concepite e allestite per porre rimedio alla balbuzie di cui scriveva Giacometti.
Perché questa condizione si verifichi, è necessario dedicare all’allestimento di una mostra la medesima cura che uno scrittore dotato riserva ai racconti, eliminando gli “impedimenti fonetici” dal fluire delle immagini e delle suggestioni, offrendole, e così facendo interpretandole, alla intelligenza di chi osserva. Allestire una mostra appartiene all’arte del porgere. A quest’arte, all’arte capace suscitare il piacere che si prova quando osservando ci si trova nella condizione di conoscere la storia anteriore di quanto è offerto alla vista, appartiene l’allestimento progettato da Francesco Venezia per la mostra Pompei e l’Europa, 1748-1943 allestita nel Museo Archeologico di Napoli nel 2015
Scarti
Jonathan Miles
Minimumfax 2014
Jonathan Miles
Minimumfax 2014
di Davide Vargas
È un libro che quando lo finisci ti sembra di aver aggiunto un pezzo di vita alla tua vita. Nel senso che hai qualche amico (letterario, quindi più vero della carne e ossa) in più. E hai attraversato situazioni che misteriosamente adombrano ad ogni passaggio la tua vita. Gli atteggiamenti sono diversi. E questo è sempre il punto. Perciò si legge tanto.
Jonathan Miles racconta tre storie parallele. C’è qualche lieve contatto tra esse, ma sostanzialmente restano tre storie. O meglio. Resta la ricerca di un senso. Questo unisce e trasforma la narrazione in un coro. Sembra che i personaggi siano troppo esposti alla vita e cerchino di conoscere la direzione del proprio destino. Oh, nel momento stesso in cui si compie. E poiché molto spesso non possono proprio far nulla per deviarne il corso, non resta altro da fare che sorridere. Ironia. Gioioso fatalismo. Una specie di fiducia che comunque un briciolo di tutto si possa alla fine salvare. E trasformare. In una cosa diversa, certo, ma che in ogni caso ne valga la pena. E quindi fanno cose. Apparentemente bislacche ma che producono Realtà.
Elwin è il mio preferito. Grassone. Sfigato. Linguista. Con un padre che sta morendo di Alzheimer. E con un improbabile alter ego, il giovane Christopher che va a vento come pochi. C’è una scena. Una corsa in spiaggia in un fuoristrada trasformato da Christopher in una macchina da circo e un bagno in mare. E una donna. Infine anche Elwin si tuffa. Una cosa liberatoria. E dolce. Io mi sono commosso.
Peter Markli: Drawings
By Fabio Don and Claudia Mion
The Swiss architect Peter Märkli was nominated for RIBA International Fellowship in recognition of his work as a practising architect and also as Professor at the ETH in Zurich.
His architecture expands the boundaries of architecture and art. His unconventional approach, combined with his understanding of materials and colour, make him a unique figure in contemporary European architecture.
This volume compiles a large number of drawings, patiently recorded images and thoughts that occasionally have an associative relationship with the Markli’s designs, since his first projects in the 1980s. Eight texts by various authors from different cultural fields and an overview of all drawings produced since the beginning, complement this remarkable collection.
CAPOLAVORI DELLA FOTOGRAFIA INDUSTRIALE
Mostre 2013-2014
MAST electa 2014
Capolavori della fotografia industriale. Mostre 2013-2014. Fondazione MAST raccoglie e illustra, infatti, la produzione di mostre del primo biennio dell’istituzione felsinea, in un volume questa volta che supera le 700 pagine e che si fregia di una curiosa e stimolante combinazione di testi firmati da Aris Accornero, Gianni Agnelli, Roland Barthes, Carlo Maria Cipolla, Siegfried Kracauer, Karl Marx, László Moholy-Nagy, Susan Sontag e Tristan Tzara, insieme ai saggi di Gian Luca Farinelli, Petra Giloy-Hirtz e Urs Stahel.
E così, documentato il recente passato e testimoniato il presente, non resta che attendere le nuove iniziative espositive ed editoriali di una partnership che ha tutte le carte in regola per diventare solida e… industriosa.
TRANSFORMER
Corraini Edizioni 2015
Viviamo immersi in un reale in continua trasformazione: le nuove tecnologie e il rapporto tra digitale e individuale creano un universo in cui il soggetto deve continuamente adattarsi e adattare il proprio intorno per comprendere il mondo ed esprimersi. È in questa logica che si inserisce Transformers, il volume che accompagna l’omonima mostra a cavallo tra arte e design presso il MAXXI di Roma. Quattro artisti provenienti da quattro nazioni e realtà diverse esprimono tramite le loro opere il loro punto di vista sulla mutevolezza contemporanea, tematica declinata di volta in volta come fluidità, armonia o caos. Choi Jeong Hwa, Martino Gamper, Pedro Reyes e Didier Fiuza Faustino sono trasformatori: armi diventano strumenti musicali suonati da un’orchestra, sedie vengono realizzate con tessuti fatti a mano, in un percorso in cui il pubblico è soggetto attivo, stimolato a vivere in maniera “altra” e non convenzionale gli spazi espositivi.
Curato da Hou Hanru e Anne Palopoli il volume illustra il progetto attraverso testi autoriali e contributi critici in italiano e inglese per condurre il lettore/spettatore verso i processi analitici di trasformazione operati dagli artisti. La veste grafica di Transformers riflette il contenuto tematico: le sovracopertine, in quattro soggetti diversi dedicate a ognuno degli artisti, si fanno poster, l’oggetto fisico muta e si adatta all’uso, come i robot giapponesi così diffusi negli anni Ottanta, sottolineando ancora una volta il carattere di cambiamento del reale contemporaneo.
SUPER SUPERSTUDIO
Andreas Angelidakis, Vittorio Pizzigoni, Valter Scelsi
Silvana editoriale 2015
L’opera di Superstudio (1966-1986), gruppo fiorentino di architetti composto da Adolfo Natalini, Cristiano Toraldo di Francia, Roberto Magris, Gian Piero Frassinelli, Alessandro Magris e Alessandro Poli (dal 1970 al 1972), è compresa tra la nascita del movimento Radical italiano e i successivi tentativi di rifondazione antropologica dell’architettura.
SUPER SUPERSTUDIO è l’occasione per indagare la forza dei progetti – provenienti dall’ampio e, in buona parte, ancora inedito archivio di Superstudio – e degli ambienti per la prima volta esposti insieme.
SUPER SUPERSTUDIO è il luogo del dialogo tra il lavoro di Superstudio e le opere di artisti contemporanei che dalla ricerca del collettivo fiorentino hanno tratto materia per il proprio lavoro: Danai Anesiadou, Alexandra Bachzetsis, Ila Beka and Louise Lemoine, Pablo Bronstein, Stefano Graziani, Petrit Halilaj & Alvaro Urbano, Jim Isermann, Daniel Keller & Ella Plevin, Andrew Kovacs / Archive of Affinities, Rallou Panayotou, Paola Pivi, Angelo Plessas, Riccardo Previdi, RO/LU, Priscilla Tea, Patrick Tuttofuoco, Kostis Velonis, Pae White.
Bramante is the most important architect in the history of Western architecture.
This fact alone would be a sufficient reason for this issue, but the additional fact that Bramante died 500 years ago merits its own celebration. Most of all, now that globalization has come full circle and we live in an entirely unified market, we must address Bramante’s work as the foundation of universalism in Western architecture.
This fact alone would be a sufficient reason for this issue, but the additional fact that Bramante died 500 years ago merits its own celebration. Most of all, now that globalization has come full circle and we live in an entirely unified market, we must address Bramante’s work as the foundation of universalism in Western architecture.