On the road city_ ROMA
ON THE ROAD CITY_ROMA
di Ilia Ciliento
Forma Edizioni 2019
Una guida su Roma, con allegata una mappa aggiornata degli edifici da visitare in città, tra passato e presente, un viaggio nell’architettura della città eterna. Con saggi di Laura Andreini, Orazio Carpenzano, Luca Galofaro, Franco Purini
Una città senza memoria
Di Luca Galofaro
E’ più facile progettare le città del futuro che quelle del passato. Roma è una città interrotta perché si è cessato di immaginarla e si è cominciato a progettarla (male). A Roma la questione è piuttosto di tempi che di spazi…A differenza dello spazio, che è opaco, il tempo è trasparente; nuotando sotto il pelo dell’acqua si vedono I monumenti come scogli, I ruderi come arbusti di corallo. e’ la città che il Bernini e il Borromini avevano immaginato per uno spazio non terreno….
Giulio Carlo Argan Roma Interrotta Officina edizioni Roma 1978
Roma va guardata come una città senza tempo e memoria di se, va letta attraverso le sue stratificazioni e i suoi anacronismi. L’idea di contemporaneo qui, è un concetto relativo. Camminare è un occasione unica per imparare quanto poco progettata sia questa città. Perché progettare a Roma è molto difficile, e lo dimostrano i pochi edifici realizzati negli ultimi dieci anni. Ma è importante capire come invece la città sia sempre stata modello per il progetto contemporaneo.
Le Corbusier intitola un capitolo di Verso un’architettura, La lezione di Roma. L’architetto svizzero comprende il ruolo dei ruderi, degli edifici romani inseriti del paesaggio, dei vuoti, e del tempo. Attraverso lo su Roma costruisce alcune delle sue future visioni urbanistiche. Roma insegna ma non accoglie, sostiene Ludovico Quaroni : La lezione che Roma può dare è proprio questa: che tutto passa e tutto resta, come ognuno gradisce, e che le cose grandi sono piccole o viceversa; per noi, in questa sede, che lo spirito della città non è mai rimasto estraneo agli interventi architettonici o urbanistici, quando quando questi hanno rappresentato l’interpretazione politica e culturale, artistica di un periodo, d’una situazione di un ambiente ma che esso è risultato tradito tutte le volte nelle quali l’intervento stesso ha preteso di risolvere i problemi della città...
Quaroni, nell’Immagine di Roma racconta l’architettura. E attraverso questo racconto definisce la natura di una città che cresce attraverso la speculazione fondiaria, la speculazione professionale, la speculazione politica. Ma anche una Roma la cui bellezza è capace di renderti schiavo, di convincerti a restare intrappolato anche se forse sono altri i luoghi in cui è possibile fare architettura oggi, i motivi sono tanti e questo sicuramente non è lo spazio per spiegarlo.
Alla luce di queste premesse è possibile affermare che Roma è nei confronti del contemporaneo una città distratta, una città incapace di considerare il cambiamento necessario. Una città abituata a crescere per sovrapposizioni. Ma che rifiuta di considerare possibile il diffondersi dell’architettura di qualità (tolte le rare eccezioni presenti in questo libro).
Più che dal costruito la forza che emerge da questa città, è quella del vuoto, spazio in parte progettato, in parte prodotto dal succedersi dei cataclismi che l'hanno segnata, dall'assimilazione dell'abbandono, della rovina e degli usi agricoli fin nel cuore della città.
Dal Nolli a Munoz, da Poussin fino alla realizzazione del Parco Regionale dell'Appia Antica, persiste in questa città una forza dello sfondo – le piazze, i parchi, la campagna come sfondo - rispetto alla figura – l'edificio, il monumento – che non ha pari in nessun'altra città.
Roma, per la sua storia e natura, appare dunque ancora oggi come un arcipelago di isole in un mare di spazi vuoti, vuoti di varia natura, alcuni già valorizzati nelle loro potenzialità, ovvero spazi restituiti alla collettività, attraversabili e percorribili, altri invece che ancora attendono di diventare parte di questo mare capace di connettere anziché separare.
A Roma hanno tardato inoltre ad affermarsi tipologie estensive di urbanizzazione, che si sono diffuse nel secolo scorso in molte città del mondo, per alcune ragioni convergenti, come il potere della rendita fondiaria che ha influito sulle normative (ad esempio nella trasformazione progressiva dalla tipologia a villino che caratterizzava molti quartieri a quella assai più denso ed urbano della palazzina, o con l'affermazione dell'intensivo destinato alla media e piccola borghesia), o la morfologia ricca ed accidentata del territorio (e forse non è un caso che la vera suburbia romana, costituita da piccole ville unifamiliari con giardino sia nelle pianure verso il mare), o ancora l'alto costo dei suoli e delle abitazioni che hanno spinto molti abitanti a cercare tipologie più estensive nella costellazione di piccoli comuni che circondano la città.
In questo panorama emergono gli edifici descritti in questa guida come un sistema di contro-rovine, episodi capaci di dire con fermezza che un’altra Roma è ancora possibile ed esiste. Per caso o per testardaggine mi è capitato di costruire a Roma piccoli edifici che hanno ricevuto dei premi, li troverete nelle pagine che seguono. Architetture di qualità, che nascondono storie, e il tempo lungo della loro costruzione. Il tempo è ancora un concetto relativo in questa città.
Sono queste storie a costruire un palinsesto del contemporaneo dove l’architettura è sempre in secondo piano, rispetto alla città.
Ho sempre visto Roma come una città incompleta, imperfetta, abusiva: incapace forse di essere una capitale, incapace di gestire il suo rapporto con la storia.
Ma questa incompletezza è la sua ricchezza, la sua diversità verso le altre capitali europee. Se avere letto queste poche righe siete pronti a visitare questa città senza memoria del suo futuro, e sarete pronti a concentrare il vostro sguardo su un tempo dilatato.