AUTORITRATTO
Luisa Lambri
AUTORITTATTO
Silvana editoriale 2021
Il titolo del libro di Gae Aulenti è casualmente anche la descrizione perfetta del lavoro della Lambri. Le sue fotografie infatti rivelano una grande sensibilità nello scovare frammenti che hanno il potere di sintetizzare alcune della caratteristiche degli spazi in cui l’artista si trova ad operare. Ci troviamo di fronte ad una modalità di lettura dello spazio fatta attraverso la fotografia il cui scopo non è quello di rappresentare, ma evocare il fatto che ogni spazio contiene al suo interno frammenti autonomi capaci di costruire una relazione tra il movimento dell’artista che li guarda e quelli del pubblico che gli osserva dopo nello spazio espositivo. La fotografia quindi come è stato in passato per alcuni artisti concettuali, non è il fine ma il mezzo attraverso il quale esercitare la capacità dello sguardo di produrre nuovi significati. L’architettura è nel lavoro della Lambri quello che per Ed Rusha è stato l’uso dell’automobile. Un dispositivo capace di guidare la visione. Le sequenze di immagini servono a rimontare il presente. Come sostiene Didi Huberman quando ha la necessità di leggere sequenze fotografiche è il contrasto, e la differenza ha rendere le cose vigili restituendole alla potenza critica della loro conoscibilità. Lambri isola elementi dagli spazi oggetto della sua investigazione per una restituzione poetica ed emozionale del frammento. Non si ferma alla pura estetica della visione, ma cerca di costruire una riflessione accurata su una serie di temi a lei cari che spaziano dalla lettura dell’architettura, alla storia della fotografia astratta, all’identità e la memoria.
La collocazione delle fotografie nello spazio produce un interferenza tra l’oggetto e lo spazio che lo ospita cercando di creare anche una sovrapposizione tra lo sguardo dell’artista e quello dello spettatore le mie fotografie sono per molti versi autoritratti privi della mia rappresentazione ma pieni delle mie esperienze. Il mio lavoro esiste dove storie, immagini personali e collettive si sovrappongono.
Lo spazio quindi è protagonista assoluto della sua arte, uno spazio che viene filtrato da una dimensione soggettiva. Le fotografie del taglio di fontana ad esempio creano uno spazio altro capace di creare connessioni inaspettate con lo spazio della tela, o le immagini di una delle finestre del Met di New York ci proiettano in una dimensione concettuale, nella quale la luce ci permette di comprendere la natura esponenziale della fotografia della Lambri. Immagini statiche che ci proiettano in un mondo in continuo movimento.