SOLO UN LIBRO DA PIU' LIB(e)RI-ROMA

WATT
senza alternativa
a cura di Oblique Studio e IFIX srl
watt magazine 2012




Ho fatto un gioco, domenica 9 dicembre, sono entrato a più libri più liberi dicendomi faccio un giro ma scelgo un libro, un solo libro.
Forse non il migliore, non quello che assolutamente non si può senza, ma cercando veramente qualcosa, magari senza un riferimento preciso, o forse solo qualcosa di bello. Insomma un LIB(e)RO.
Ho trovato Watt, perché non è di genere, perché inventa un genere, perché è bello ed elegante, perchè contiene parole. Perché si vede che lo ha pensato qualcuno che ama i libri. Copertina telata, tutto nero, un piccolo disegno di un ragno al centro, cyan 3125, carta 170 gr, segnalibro,  veramente indipendente e senza tema.
Ero senza alternativa.




Ma cos'è Watt?
Qualcuno parlandone  ha scritto:
Nella più consueta delle storie d'amore l'oggetto che si crede perduto diventa sublime, e le sue parti assumono virtù miracolose, straordinari poteri evocativi. WATT, è un maniacale riassunto di ciò che due amanti desiderano per sé dalla carta stampata. Con le radici ben piantate negli anni '80 (entrambi gli autori sono nati agli inizi del decennio precedente), che fu l'epoca trionfale per le forme alternative al libro che seppe prendere la carta stampata, in un furore di oggetti (certo riviste è riduttivo) che provarono a reinventarsi riguardando a tutti i decenni precedenti, su su sino alla seconda metà dell'ottocento, e che allora erano molto supportati dall'industria della moda, WATT prova a dire che la via della carta è ancora percorribile.
Non sono solo parole ma duetti inediti 5 illustratori disegnano su 5 racconti e 5 narratori raccontano  5 illustratori.
Il flyer che lo pubblicizza dichiara NON è una rivista. NON è un libro, e poi costa poco, non potevo non sceglierlo.






Diciamolo ci sono ex fidanzate che ti lasciano cose, bè una a me ne ha insegnata una speciale, prendere un libro nuovo guardarlo aprirlo e annusarlo.  La buona carta si riconosce al tatto ma un libro se fatto bene lo dice con il profumo. Il segreto è tutto lì, quello che un ebook con il suo digital ink, non potrà mai dare, sensazioni al nostro corpo. Perchè i libri non sono solo storie, sono oggetti da toccare. Anche se sono le storie a trasformare WATT in un avventura speciale che inventa  una formula innovativa  ovvero  far dialogare prosa ed illustrazione, evitando ogni spiegazione,  cercando il contagio. Ecco che sei dentro  senza bisogno di tante descrizioni e presentazioni, si comincia subito con la prima storia, Solo,  narrata da Sasha Naspini ed illustrata da James Kalinda,  cominci a leggere e si ti lasci trasportare dal suono delle parole e dalle illustrazioni, è fatta si comincia a sognare.



Per capire fino in fondo la semplicità di questa idea editoriale è necessario comprarlo e cominciarlo a leggere, come ho fatto io.
Il giorno dopo di cosa parla, quasi  me lo sono dimenticato, quindi riapro e ricomincio: è un incrocio di stili, racconta storie sempre diverse, sperimenta  linguaggi e tecniche narrative, il solo fatto che gli illustratori usano due colori è una bella sfida, i testi incontrano le immagini i disegni e si confrontano.
Watt è un ring in cui non ci sono vincitori.
Su questo numero (watt è un periodico….non dico rivista perché non è una rivista) ci sono storie interessanti altre meno, perchè i generi e la genesi dei racconti è sempre diversa, si sente la voglia di sperimentare. E sperimentare è importante in tutte le discipline.
In un intervista trovata in rete Paolo Grassi, uno dei narratori, racconta di aver ricevuto cinque tavole disegnate da  Nicola Alessandrini, assieme al compito di individuarne possibili elementi narrativi comuni e, da questi, dipanare una storia.
 …. Mi è capitato spesso di partire dagli schizzi di illustratori o grafici, per collaborazioni di vario genere o per semplice improvvisazione. Con Watt, però, è stata la prima volta in cui non ho partecipato attivamente con l'autore delle immagini….Senza le immagini di Nicola, dopo tutto, non avrei mai dato vita al racconto…
Il suo racconto scuote, inquieta e sbigottisce. Un viaggio profondo nel grottesco e nel surreale dove non c'è spazio per la ragionevolezza e la comprensione.
Poi il breve racconto di Laura Toffanello, Dani è una bambina di dieci anni che ama girare per la campagna a bordo della sua Graziella, nei pressi di un modesto paese dal nome Case Bruciate, dai cui vicoli si affacciano le tradizionali figure del droghiere, del medico e la cricca di uomini di mezza età seduti al bar della piazza....tutto da scoprire.























Forse in assenza di un colofon, di un editoriale, di un retro copertina che spiega, insomma  possiamo definirlo come un saggio di grafica editoriale, che si spiega da solo attraverso la lettura.  Non ha paura di dichiarare un' identità perchè la dimostra con i fatti questo  secondo volume (a dire il vero, lo 0,5 - dicono gli ideatori, visto che il primo era il numero zero e di formato doppio), uno spazio temporale necessario Senza alternativa e  Senza tema. Perché non teme di essere niente altro che semplicemente se stesso.