Un Turista di tutte le arti possibili
THE END
Fabio Mauri
A cura di Francesca Alfano Miglietti
Skira 2012
Ideologia e Memoria
A cura dello studio Fabio Mauri
Prefazione di Umberto Eco
Bollati Boringhieri 2012
Mi dispiace molto non aver visitato la mostra The end a Milano, specialmente dopo aver letto il catalogo,
ed il libro Ideologia e Memoria curato dallo studio Fabio Mauri, uscito di recente per
Bollati e Boringhieri. Sarebbe
restrittivo considerarlo una monografia o una raccolta di testi, è più che altro una lenta rappresentazione di una memoria artistica, una
raffigurazione dell'arte di Fabio Mauri come terapia contro il dolore, che Umberto Eco
nell' introduzione definisce artista dell’ideologia, intesa come esperienza vera e certa che ciascuno ha della propria vita. E quindi l’arte
è il modo di rivivere e non
dimenticare la storia del presente.
Due sono le cose che mi attraggono nella sua opera, quella
confusione dovuta al Mettere insieme gli aspetti contraddittori della realtà che è la vera ragione
dell'idea che Mauri ha del collage come intrinseca essenza della pittura, e quella contaminazione di segni tanto cara al suo
amico Pier Paolo Pasolini.
Le opere sono divise per categorie, ma ognuna rimanda all'altra
in un' evoluzione lineare e concettuale della stessa idea di mondo, prima i
segni la raccolta, l'accumulazione di parti da sovrapporre, tutto è un
anticipazione di quello che dopo poco tempo avrebbero fatto gli americani, Mauri anticipa ed ha la forza di rinunciare nel momento esatto in cui capisci
che quella lingua è per gli
americani, é degli
americani da sempre.
Allora senza rimpianti, continua ad usare il collage e il
disegno per prendere appunti per scrivere le sue storie che poi racconterà attraverso altri medium, ancora
un’anticipazione degli
strumenti attraverso i quali oggi
l'arte indaga il mondo.
Fin dall'inizio il mondo mi è sembrato una grande, e solo parzialmente
decifrata, proiezione. L'oggetto simbolo di questo stato delle cose, di questo
nostro essere di fronte alla realtà,
é lo
schermo....noi non vediamo tutta la realtà
possibile...vediamo delle porzioni di mondo, quelle che la nostra cultura ci
consente di distinguere e di vedere....lo schermo è ciò
su cui l'uomo rappresenta figure e corpi, ma anche sentimenti e pensieri
invisibili...noi vediamo per schermi.......
Schermi disegnati, dipinti o solo immaginati come visione
attraverseranno tutta l'opera di Mauri, riportando in gioco anche i suoi
disegni, lo schermo come spechhio di un epoca muta testimonianza dello scorrere
del tempo.
Ancora ad attrarmi
nel suo lavoro è la
componente poetica, l'evidente uso dell'arte come commento della contemporaneitá, una lettura attenta e
allo stesso tempo estremamente poetica del prorpio tempo storico e sociale,
senza rinunciare alla memoria o meglio alle origini della societá contemporanea, quell’insistere su un idea: ovvero chiedersi se esiste una
relazione tra segno ed ideologia. Il passato culturale sempre a disposizione
per farne uno squilibrio per mostrare
l'inevitabile senso delle cose legato al pensiero che un mondo diverso potrebbe
esistere o almeno esiste dentro di noi, come reazione alle forme violente del
nostro recente passato.
Traspare da una lettura attenta del suo lavoro un' inesauribile
curiosità per tutte le
forme di espressione artistica, non per i linguaggi, ma per le possibilità infinite dei medium diversi che
sempre si sovrappongono, mantenendo inalterati i significati.
Il medium diventa per lui quello che Rosalind Krauss definisce
come regola utile a definire un automatismo un unità discorsiva fondamentale per indagare l’idea.
Un viaggio nella sensorialità,
una ricerca sul corpo della memoria, che entra in stretto contatto con il modo
di percepire l'opera e il suo significato.
Ma il medium è
solo lo strumento, come l'arte una forma di pensiero, l’intenzione è
un’ altra, pensare e far pensare, è capire e spiegare, è comprendere i limiti cercando
di superarli, Mauri è
un intellettuale che conosce la realtá,
l'avvenuta mutazione antropologica del suo tempo, e che sente, quale suo
primario compito morale, civile e politico, di dovere richiamare l'attenzione,
affinchè non
si accetti come ineluttabile il divenire dei fatti e della storia.
Per Mauri il compito dell'artista è
porsi domande non tanto dare delle
risposte, le domande non passano con lo scorrere del tempo restano, diventano
universali, scrive :
Mi comporto come se quella realtà (la storica) non avesse avuto i suoi
finali di condanna, ma ancora assommasse dati fino ad oggi.....ecco in un certo senso la storia non è qualcosa da affrontare e da
rappresentare ma qualcosa da interpretare attualizzandone di continuo i
significati. Ci chiama come testimoni di fatti, che dobbiamo interpretare per
elaborare una nostra reazione. Si rivolge al nostro io piuttosto che indicare e
prefigurare un messaggio finito. Il dialogo è
tra arte e vita, e forse più
che elaborare un linguaggio ha agito sul significato sociale d'arte. La sua definisce una via parallela alla realtá che spesso diventa più reale del vero.
Il percorso artistico di Fabio Mauri si rivela come una
raccolta di luoghi e di fatti che hanno caratterizzato un tempo,un tempo in
particolare: il tempo che ha segnato il passaggio da un mondo delle azioni a un
mondo delle immagini delle azioni, un tempo che ha modificato la storia, e come
una punta che scava nella memoria, emergono, estendendosi in superficie, gli
orizzonti semantici, gli universi delle immagini, i luoghi delle azioni.
Mauri vuole colmare il distacco tra passato e presente, vuole
fare dell'arte un ponte tra mondi diversi, attraversarli significa capirli.
Giorgio Agamben scrive qualcosa
che calza alla perfezione a quello che Mauri rappresenta per l’arte : appartiene veramente al suo tempo, è veramente contemporaneo
colui che non coincide perfettamente con esso né si adegua alle sue pretese ed è
perciò, in
questo senso, inattuale; ma, proprio per questo, proprio attraverso questo
scarto e questo anacronismo, egli è
capace più
degli altri di percepire e afferrare il suo tempo.
nota: un grazie particolare a Sandro Mele per i libri e per tutto il resto