UNA ZONA CRITICA
MMX Architettura zona critica
a cura di Marco
Biraghi, Gabriella Lo Ricco, Silvia Micheli
progetto grafico
Pupilla Grafik
Zandonai, Rovereto 2010
Non vi fate ingannare dalla copertina colorata dalla grafica raffinata e dalle dichiarazioni d’intenti della premessa dal titolo indicativo ciò che manca, e dalle dichiarazioni importanti tenere più o meno consapevolmente fuori tutto ciò che potrebbe fare tendenza oggi parlando di architettura.
Le premesse di Gizmo, infatti, sembrano
volerci far credere di aver affrontato con leggerezza questo libro, ma in
realtà ciò che Marco Biraghi, Gabriella Lo Ricco, Silvia Micheli e tutti gli
autori invitati a completare il progetto vogliono, è
scrivere di architettura, prendere spunto dai fatti del giorno (non a caso il
libro è la versione cartacea di Gizmoweb.org una rivista web), fare critica
mettendosi in gioco ed operando delle scelte precise, cercando di mettere
ordine tra le loro idee, senza sistematizzare una storia che segua la
cronologia dei fatti, ma creando relazioni tra fatti, testi e progetti. Il che
non è poco, in un panorama in cui la critica, quella operativa, capace di
appassionare e far discutere non esiste più ne sui libri ne sulle riviste.
MMX potrebbe anche essere visto come
una risposta alle critiche che l’accademia, vestendo i panni di Claudia
Conforti, ha fatto alla Storia dell’architettura contemporanea di Biraghi,
infatti, l’accademia non incoraggia mai ricerche intelligenti perché
rappresentano una minaccia ai sistemi di potere. In quest’ottica MMX è un
modo per guardare al futuro come un tempo possibile, è un
occasione di confronto, è un rischio.
Ma andiamo per ordine, Gizmo è un nome
generico usato per descrivere un oggetto tecnologico di piccole dimensioni, e
calza molto bene a questo collettivo di autori, la cui posizione culturale è
perfettamente rappresentata dalla prima parte del libro gli antefatti .
Nel saggio di apertura l'ultima resistenza ovvero la lotta
degli anziani contro i giovani, Biraghi ci restituisce uno specchio
perfetto della situazione italiana contemporanea, e non soltanto del mondo
dell'architettura, guardando indietro, alla serie di articoli che Pasolini
scrive per il Mondo nei quali si rivolge a un ragazzo napoletano quindicenne,
per definire quell’estranietà che anche oggi torna a separare la generazione dei più giovani.
Discorso di grande attualità nel
momento stesso in cui i giovani tornano in piazza con realismo e voglia di
definire la propria identità.
Leggendo queste parole una volta di più
sento che la mia generazione è la generazione perduta non più giovane (anche se
continuamente additata come tale) non ancora passata dalla parte dei vecchi,
perchè senza l'esperienza e la forza accumulata nel tempo, che resta a guardare
inerme, senza reagire. Questa forse è l’attesa di chi non è riuscito a trovare
il tempo e lo spazio per raggiungere la propria maturità attraverso il
confronto, è tutto quello che il nostro paese sta bruciando, in ogni disciplina
in ogni spazio sociale e culturale.
Dopo questo incipit, si ritorna
all’architettura e criticamente si guarda alla situazione dell’architettura
italiana vista come eterna lotta tra generazioni, dove una rivista ha il
coraggio di nominare un giovane direttore per poi tornare indietro e riproporre
almeno per un anno, in attesa che il giovane maturi, la nuova utopia di un
grande vecchio.
E così pagina dopo pagina il lettore
mette assieme i pezzi, coglie riferimenti e incroci di senso e comincia a
riflettere ed interrogarsi, ed il libro convince: Zona città, Zona architettura, Zona verde (queste
ultime forse troppo concentrate sui problemi milanesi, importanti si ma poco
canonici, ma dove sono le altre città italiane?).
La Zona teoria presenta le visioni
radicali di DOGMA, e l’idea di architettura di Baukuh. Si prosegue nella Zona storia e nella Zona futuro. Per
arrivare all’unica parte debole l’elenco dell’ Architettura che ci piace, dopo
aver dato spazio al testo il dover a tutti i costi inserire anche dei progetti
(seppur ben descritti da una serie di advisor ben selezionati) è un po’ strano,
perchè poi si ritrovano cose la cui mancanza era stata segnalata al principio.
Forse un voler a tutti i costi mettere ogni tassello al posto giusto.
Alla fine dopo aver attraversato tutte
queste zone non mi sento stanco, perchè tutti i testi un po’ ermetici, se
isolati dal contesto, acquistano una leggerezza e una grande profondità se
visti nel loro insieme, vorrei ripercorrerle ancora queste zone magari attraverso un secondo volume,
per riflettere e cominciare veramente il confronto.