UNA MOSTRA: stARTT


stARTT
future:architecture e(s)t paysage
Istituto Italiano di Cultura, 73 Rue de Grenelle -Paris
mercoledì 27 febbraio 
h.18.00 preview 
h.20.00 apertura al pubblico








Una modalità di interferenza con la geografia dei luoghi.

La prima volta che ho visto un progetto di Startt, è stato proprio dopo la vittoria al concorso YAP organizzato dal museo MAXXI, il mio è stato un commento negativo.
Troppo disegnato, troppo facile,  ma dove è il  progetto?
Mi sono sbagliato lo riconosco, è sempre importante ammettere i propri errori, forse scrivo queste poche righe proprio per questo motivo, per rendere pubbliche le mie scuse.
WHATAMI lo spazio che hanno progettato, è uno spazio bello, accogliente, intelligente, funzionava nell'arco delle ventiquattro ore, insomma era un luogo piacevole da usare sia di giorno che di sera, definiva un campo da cui ci si sentiva attratti.



Si confrontava con l'edificio della Hadid, senza timore, dialogava senza paura con la città, completava lo spazio urbano, sembrava essere stato lì da sempre a chiudere una quinta urbana lasciata un po' aperta, da un progetto che si è occupato poco di ciò che lo circonda. Creava un orizzonte, in cui perdersi, con il suo colore e la sua leggerezza è stato un punto di riferimento, in quell' estate Romana.
I bambini lo hanno amato, le mie figlie, il sabato mi chiedevano di andarci, e confesso ho provato un po' di sana invidia per questo, per come questi giovani architetti sono riusciti così con semplicità a catturare i bambini. Perché i bambini non hanno sovrastrutture, non cercano di capire lo spazio, semplicemente lo vivono.
Io li conosco da tempo gli Startt, ma mi sono incuriosito e ho cominciato a seguirli in modo diverso, mi sono messo a studiare il loro lavoro, come facciamo noi architetti. In questo modo mi sono accorto, che nei loro progetti non cercano una lingua ma una modalità per risolvere dei problemi d'uso, e per farlo lavorano su quel confine leggero tra ciò che può essere considerato architettura e ciò che invece può essere definito come natura di un luogo. Ma andiamo con ordine.




Nel suo saggio Sotto la Tazza Blu Rosalind Krauss offre un interpretazione dell'idea di medium come supporto tecnico attraverso il quale un artista costruisce la propria ricerca, in questo senso il medium può essere visto come quella che Foucault chiama un'episteme, cioè un linguaggio coerente, che diviene unità discorsiva,  la Kauss nell'unire la sua voce a questo spazio discorsivo sostituisce il supporto tecnico all'idea tradizionale di un medium fisico come strumento espressivo.
Quest' unità  discorsiva, questo supporto tecnico è per Startt rappresentato dal paesaggio inteso non come lingua ma come metafora per la creazione dello spazio.
È il considerare l'architettura come un luogo aperto, come un paesaggio  artificiale che assume significato attraverso l'uso, ad essere fondamentale nel loro lavoro.
E non la mera riproduzione di un luogo naturale.
Gli Startt infatti non sono paesaggisti, ma la loro architettura non può prescindere dal paesaggio. La loro è una prassi strettamente architettonica. L'idea si forma e diventa concreta attraverso l'uso del medium che hanno scelto.
Lo scopo di ogni progetto è quello di estrapolare dei tipi naturali di riferimento, la cui logica è una logica generica che trova la sua specificità nel momento esatto in cui entra in contatto con il contesto in cui agisce.
Nel progetto Whatami il supporto tecnico è larcipelago, che entra in contatto con il luogo in modi diversi, da un punto di vista fisico lo spazio urbano è un mare senza confine in cui perdersi e da un punto di vista concettuale si lega alle mappe di Boetti a cui è intitolata la piazza. Il luogo nasce dalle stratificazioni prodotte da chi lo usa.
In Astrapae è il terrazzamento, programma e territorio si fondono in una nuova geografia urbana. "Il piano inclinato della copertura disegna un paesaggio astratto, sospeso sulla valle, che ha la funzione di separare i percorsi della Cantina e delle abitazioni."
Nel Caleidoscopio di Semper, la luce e la linea di orizzonte costruiscono una sequenza, riportando lo spazio aperto dentro ledificio, pensato come un percorso continuo, non esistono prospetti o chiusure ma una materia porosa  che costruisce un paesaggio artificiale.









Nella Vista del Mare è il confine a diventare elemento attraverso il quale capire che un limite è fondamentale per ristabilire un contatto tra le parti, paesaggio e architettura si fondono in un unico dispositivo urbano, uninfrastruttura naturale.
In Chambers sono i giardini, stanze allaperto ad articolare la disposizione delle residenze insieme con il mantenimento dei corridoi biologici nord-sud ed est-ovest, distribuendo il programma in due corpi di fabbrica immersi nella natura.
Si può in questo modo descrivere Startt come uno studio che produce tipi di spazi, o meglio li riproduce, aggiungendo di volta in volta qualcosa in più allesistente.
Modelli urbani non riproducibili, ma capaci di evolversi in figurazioni e declinazioni diverse.
Non è ancora possibile estrapolare un progetto invece che un altro, che possa diventare modello di riferimento per chi ha voglia di capire la loro architettura, il lavoro deve essere valutato nel suo insieme. Sono ancora troppo giovani per essere legati ad una lingua e questo è un bene, perché stanno cercando e creando una grammatica attraverso la quale riattivare un discorso molto personale sull'architettura.
Io mi auguro che questa grammatica gli sia in futuro utile per decifrare e definire un'idea di architettura, che possa adattarsi alla crisi interna ad una disciplina che mai come oggi  ha bisogno di essere ripensata, spero che con il tempo necessario a questo tipo di ricerche sul progetto, continuino a modulare un pensiero intorno allo spazio da vivere, che insomma riescano a produrre, ancora  e poi ancora un architettura naturalmente in sintonia con il paesaggio che l'ha prodotta.