IN VIAGGIO


















Solo in Italia
Antonio Pascale
foto di Francesco Cocco \ Lorenzo Cicconi Massi \ 
Daniele Dainelli \ Massimo Siragusa



A me piacciono le divagazioni, le piccole storie apparentemente fuori dalla linea principale del racconto  che poi contribuiscono a dare forza alla storia principale, perchè capaci di  rendere la visione molto personale. Per questo ho sempre letto con piacere Antonio Pascale.
E in questo libro più che negli altri la divagazione è al centro del viaggio che Pascale, intraprende nella provincia di un Italia che cambia. Cambia rispetto alla memoria che abbiamo del paesaggio, ai ricordi di un' Italia così ben descritta dal cinema del dopoguerra fino agli anni 70. Un' Italia che all'improvviso si è fermata e che purtroppo abbiamo visto crescere sempre attraverso uno schermo più piccolo, quello della televisione.
Al cinema la visione di un film  era sempre una scelta precisa, una condivisione nel buio di una sala,  il problema, dopo, è stato il non poter scegliere più, l'essere schiacciati da un flusso continuo di immagini in movimento senza senso, senza decoro, senza un' idea.



Francesco Cocco



Francesco Cocco




Cicconi Massi




Massimo Siragusa





Le immagini televisive hanno ridisegnato l'Italia e il suo paesaggio, modellando una nuova figura di Italiano, che non ha più la forza di guardare fuori.
In questo passaggio dalla cultura cinematografica, alta e bassa, a quella televisiva è cambiata anche la società sono cambiati i luoghi i paesaggi, sono spariti certi tipi di alberi come ci fa notare Pascale percorrendo le consolari che tagliano la nostra penisola in tutte le direzioni, sono apparse le villette a schiera.
Pascale  è un narratore a metà tra Garrone e Sorrentino, usando sempre la metafora del cinema. Perché come loro riesce a guardare con distanza l'Italia, creando personaggi, che gli servono a sottolineare, alcuni aspetti del cambiamento.
Uno fra tutti l'architetto (che conosco bene) appare e scompare all'improvviso, elencandoci il perché delle cose.
Il libro si intitola solo in Italia, un viaggio solitario di uno scrittore e quattro fotografi scandito dalle quattro stagioni, un lavoro a più voci che si può guardare, sfogliare, leggere.
I temi toccati sono indicativi per insegnare a guardare cosa è cambiato, l'immigrazione, il lavoro, le piazze (alcune piazze) il paesaggio, le persone, forse noi.
 Pascale dipinge un affresco in cui ogni  punto si collega con l'altro formando una rete di piccole cose, che alla fine cancella ogni cosa, con l'unico scopo di produrre una scenografia posticcia e  polverosa.






Francesco Cocco




Massimo Siragusa





Da una parte l'abusivismo spinto e tollerato, dall'altra le condizioni di mutuo agevolato (a compensare le debolezze del welfare italiano) hanno generato una particolare forma di cultura: mobilitazione personale e assenza di progetto politico. La conseguenza è stata l'indifferenza al fuori. Ci siamo preoccupati solo del dentro.
Ora credo proprio che questa schizofrenia urbanistica (il fuori non esiste, e tutto quello che da lì viene minaccia la mia proprietà), adesso ci condanna antropologicamente, impoverisce la nostra immaginazione. Senza immaginazione non c'è arte e senza arte non ci può essere comunità. Una delle poche cose che so dell'arte è che questa rimanda sempre all'idea di comunità.
Ecco in queste poche righe c'è tutto il viaggio, ci sono i cambiamenti, c'è secondo me questo passaggio troppo rapido dal buio del cinema, alla luce dei luoghi con i televisori sempre accesi, fino agli schermi più piccoli dei cellulari.
C'è un involuzione culturale che produce un terreno fertile per la sparizione dei ricordi, delle piazze, dei quartieri, dello spazio da vivere. Rimangono muri e recinti a proteggere il vuoto.
Poi nel libro ci sono anche i fotografi, che percorrendo strade parallele cercano di guardare, segnando le tracce da cui ripartire per ricostruire, volti, luoghi e movimenti ma questa è un' altra storia, di cui parlerò ancora. 



Daniele Dainelli