OUTSIDE / the painting of modern life




Lowry and the painting of modern life
TJ Clark Anne M. Wanger
Londra Tate Britain fino al 20 ottobre 2013


Se nel post precedente lo sguardo  di un artista dentro la sua città,
mette in scena ciò che non si vede l'interno.
Qui è esattamente l'opposto l'artista inglese dei primi del novecento guarda fuori una città che cambia. Gli uomini sono figure immobili senza volto, minuscoli segni neri  che affollano paesaggi industriali, dipinti in modo netto sempre con una prospettiva centrale e con un linguaggio quasi astratto, in modo da rendere evidenti i contorni degli edifici, quasi di cartapesta, come fossero degli sfondi di una scena teatrale. 
Ciminiere, edifici industriali sono il segno evidente di un mondo che cambia, la gente tutta proiettata dentro la città (Outside) è protagonista di questo cambiamento repentino del paesaggio urbano.  Gli esseri umani sono tanti, ma sempre piccoli e indistinguibili, senza volto e senza identità, parte della grande folla. Questo è il mondo  di LS Lowry, artista inglese che ha dedicato tutta la sua lunga vita a dipingere gli effetti della rivoluzione industriale.
Nato a Manchester nel 1887, Laurence Stephen Lowry ha sempre vissuto nel cuore dell'Inghilterra industriale. 
Non era solo un artista, ma un impiegato che girava per la città a riscuotere gli affitti nei quartieri popolari, un punto di vista privilegiato, in un periodo in cui circa una quarto della popolazione di Manchester viveva in uno stato di povertà assolutà.
Quella povertà che in molti paesi oggi riappare lentamente, una condizione dimenticata e per questo rappresentata in INSIDE dall'interno delle abitazioni come se l'unica soluzione possibile sia l'attendere qualcosa che non arriva mai ed è segnato dai movimenti lenti dei personaggi, prigionieri della loro città sfondo.
Se in Lowry gli abitanti non hanno volto e sono esili figure per Papaioannou invece il corpo ha un'importanza fondamentale, nel mettere in scena la città.











Lowry di  giorno osservava da vicino il sovraffollamento, la miseria, le malattie. Di sera va a lezione di disegno per imparare a trasferire su carta e tela le immagini che aveva negli occhi. «Ho visto le scene industriali e ne sono rimasto colpito», ha spiegato poi. «Ho una mente a senso unico. Mi occupo solo della povertá, solo della tristezza».
Per tutta la sua vita questo artista inglese ha continuato a dipingere le trasformazioni urbane la  Tate Britain ora gli dedica una grande retrospettiva che rivela l'inaspettata bellezza e il forte potere espressivo dei suoi quadri.
Il titolo della mostra è emblematico perchè pone la pittura come strumento di lettura della realtà, l'artista infatti non giudica e nemmeno si compiace nel mostrare situazioni reali, molto dure a volte, ma che fanno parte della vita della città e dei suoi abitanti,
 gli scioperi per ottenere condizioni di vita migliori, una rissa innescata dall'alcol e dalla miseria, lo sfratto di una famiglia, non c'è traccia di sentimentalismo in Lowry. È un realista impegnato nel mostrare quello che vedeva, con il solo compito di lasciare una testimonianza ai posteri.
Il primo quadro esposto è del 1913, l'ultimo del 1972. 
Quindi non solo  la rivoluzione industriale che ha portato inquinamento e creato l'immagine della città moderna con le lunghe linee di case alveari per i lavoratori, ma anche la seconda guerra mondiale con la devastazione delle bombe, e infine lo sventramento della terra per far posto alle miniere, le colline un tempo verdi trasformate in cumuli di macerie.
Non c'è ottimismo nel suo lavoro ma comunque il racconto è sempre quello di una vita intensa che da forma e colore alla città, anche dove il colore tende a scomparire.
Un artista coerente e mai distaccato capace di registrare con stile la vita.