IL SACRO ED ALTRE STORIE







Dopo decine di incontri, centinaia di pagine di appunti e foto di viaggio, emerge una prima mappatura e prende forma l’idea di trasformare tutte le informazioni raccolte in una opportunità narrativa: raccontare il Raccordo e i suoi mille mondi. È un lavoro enorme che richiede l’apporto di diversi linguaggi e lo sguardo di più persone. Nasce così il “Progetto SacroGra”, una grande ricerca multidisciplinare sull’identità di Roma contemporanea, condotta da un paesaggista-urbanista, un regista, uno scrittore, sei fotografi e due ricercatori: un film, un libro, un sito web, una mostra. 

Incredibile quante cose arriveranno tutte assieme per contenere una città.  Allora parliamone prima, che poi non si dica che il mio è un commento scontato e che è frutto di una volontaria critica ad un' idea che sta avendo, e dico per fortuna, un grande successo. Dico per fortuna perché è importante capire, quali sono i confini o meglio le nuove mura di Roma, studiando le sue trasformazioni.
Il Leone d'oro al Film Sacro Gra, deve servire a questo, non a mostrarci che esiste una Roma diversa, non a creare un nuovo monumento che sarà  visitato da turisti attratti dal pittoresco. 





E poi, diciamolo, una ricerca se ben fatta è sempre importante.  Sul film arriverà un post nei prossimi giorni, oggi parlando di GRA preferisco cominciare da una nota autobiografica per poi provare a formare una lista di chi negli ultimi  anni ha  guardato Roma da un altro punto di vista. Perché poi non deve arrivare un qualcuno da fuori a dirci quale Roma viviamo. È una questione di onestà intellettuale prima di tutto e non di campanilismo. 

Nel 2005 sotto la direzione di Jean Louis Maubant la città di Nancy organizzava una mostra Future for cities, in cui IaN+ presenta  il progetto sul GRA di Roma emptyness in cui foto e video del grande raccordo anulare entravano in dialogo con la ricerca dei Map Office su un' altra autostrada urbana che circonda la città cinese di Guanzhou.  I progetti registrano le trasformazioni urbane, le modificazioni spaziali,  la strada  e i suoi mondi.
Il confronto tra Roma e Guanzhou mette al centro del discorso l'idea di limite, come punto di densificazione di possibilità.



Map Office Underneath 2005



Map Office Underneath 2005



Map Office Underneath 2005



Map Office Underneath 2005


Questa ricerca utilizzava diversi linguaggi ed alla fine produceva un progetto, che immaginava una Roma futura in cui questa strada anulare non controllava più la struttura Urbana ma metteva a sistema una serie di vuoti, protetti per cento anni da muri, che poi venivano restituiti ad una città, che questo limite fisico lo aveva superato e ricominciava a crescere attorno a questo sistema. 



IaN+ Emptiness 2005  



IaN+ Emptiness 2005  

IaN+ Emptiness 2005  

Tutto per noi era cominciato dopo la lettura (se Sacro Gra è una ricerca onesta non potrà non inserirlo almeno in bibliografia, perché è lo Script di questo film) del bel libro di Mario de Quarto Grande Raccordo Anulare. Alla ricerca dei confini di Roma che di storie ne raccontava tante, per raccontarne una sola, quella di questa lunga strada urbana che al contrario delle strade consolari romane, non univa la città a qualcosa, ma univa le strade tra di loro. 



Questo libro racconta le grandi trasformazioni collettive viste dal basso, dai protagonisti della vita quotidiana. Mette assieme tante trasformazioni, dal boom economico degli anni Sessanta, rivissuto attraverso lo sviluppo di uno dei primi centri commerciali di arredamento che per tutti gli anni Ottanta hanno colonizzato lo spazio dell'infrastruttura. Fino alla confluenza del fiume Aniene col Tevere, luogo misterioso per gli stessi romani. Dove finisce la metropoli? Dove incomincia il dominio del paesaggio e della natura?  Molte forse troppe le similitudini con Sacro Gra, ma De Quarto non cerca solo le storie (cosa che invece fa Rosi), per lui il GRA non è solamente uno strumento narrativo, ma un luogo con una sua identità precisa (assolutamente non un non-luogo come lo definisco tutti parlando del film), è il protagonista ed allo stesso tempo l'indice di una ricerca sociologica sulla città e le sue trasformazioni. Sicuramente il progetto Sacro GRA, sarà esteticamente più completo, è sotto gli occhi di tutti, un punto di partenza per i nuovi Urbanisti alla ricerca di una Roma vera, sarà la consacrazione e il GRA raggiungerà finalmente la dimensione monumentale che gli spetta nella città dei monumenti. 




Tornando alla lista e ai libri che poi sono i frammenti che mi interessano, non posso non pensare a LONDON ORBITAL a piedi attorno alla metropoli di Ian Sinclair.  Nel 1998 Iain Sinclair comincia a percorrere a piedi la M25, i 150 km di circonvallazione a 10 corsie che circondano Londra. Con lui ci sono il pittore Renchi Bicknell, il giornalista Kevin Jackson, il fotografo Marc Atkins e lo scrittore Bill Drummond.  Lo segue con l’occhio della telecamera anche Chris Petit che firma con lui la regia di questo testo filmico nato dalle stesse suggestioni del libro che porta lo stesso titolo. Il film è uno strumento usato per raccontare la città ma anche una riflessione politica sulle conseguenze della gestione tatcheriana e sull’eredità  raccolta dal New Labour, sul tradimento delle intenzioni dichiarate e sulla cancellazione della memoria. 
Documentario visionario ed esplorazione psicogeografica, London Orbital è un tassello in più nella London Epic che Sinclair sta progressivamente edificando, il ritratto di un’Inghilterra nascosta finora ancora mai raccontata. 
Nel compilare la mia lista non voglio nemmeno dimenticare il lavoro di Stalker, di Primavera Romana, solo per citarne alcuni, che utilizzano pratiche diverse per leggere la complessità della città che cambia e che forse oggi deve essere analizzata con strumenti diversi. Per tutti loro l'autostrada urbana è uno strumento per capire, è figura e non solamente sfondo. 




Stalker - Planisferio 2005


Sono tutte ricerche ibride, di documentazione urbana, arte e architettura si sovrappongono di continuo, naturalmente non hanno il respiro e la bellezza delle immagini del film di Rosi, e forse non avranno la sua completezza, ma raccontano qualcosa di più. 
Le foto e i video di Ian+ sono solo una serie di appunti veloci, le mappe di stalker una rappresentazione diversa di una città arcipelago, ma contengono un'idea comune, il desiderio di scoprire cosa succede nel momento in cui la città si scontra con queste mura. Cosa succede su questo confine che significato ha la città la sua maglia urbana nel momento esatto in cui forse la città smette di essere, oltre le storie. 
Rosi ci racconta molto bene, un atmosfera e niente più, ed a parte la bellezza indiscussa del suo film, non ci dice niente di nuovo, racconta personaggi che da sempre vivono sul margine, Pasolini scavava tra le pieghe della stessa umanità al limite, senza compiacimenti. Non è nemmeno la ricerca incessante di un nuovo linguaggio ad essere il punto focale, un neo-neoralismo, al cinema reinventato solo da Matteo Garrone. 
Il fatto essenziale dovrebbe essere quello di capire che per ogni struttura Urbana esiste un limite e qui il limite si sposta di continuo, anzi caso più unico che raro, il limite viene progettato con molti anni di anticipo, con geniale consapevolezza oppure per un fortuito caso? Roma é cresciuta e cresce ancora, il limite si sposta ed assume significati diversi, su questo limite si spostano anche le storie. Queste nuove mura conservano La grande Bellezza di una cittá che cresce senza cambiare mai, ma io non riesco a vedere il Sacro in tutto questo, non comprendo quale sia 
l' interpretazione da parte degli autori. 
Le prostitute di Rosi sono le stesse un po' invecchiate che ci ha descritto Pasolini, meno fortunate della Magnani che aveva trovato casa nella Roma del boom economico, che non si sono fermate ma si sono solo spostate in macchina, lungo una strada qualsiasi di questa città fino ad incontrare questo anello infinito. Poi sono rimaste intrappolate dal tempo lento della città, che tutto consuma, sono qui in attesa a danzare su una piazzola di sosta. Da questa danza immobile Roma non è poi tanto lontana, anche se si sta disperdendo perché non ci sono più mura a contenerla.