THE CITY IN THE CITY









The city in the city – Berlin: A green Archipelago

A manifesto (1977)
By Oswald Mathias ungers and Rem Koolhaas
Wuth Peter Riemann, Hans Kollhoff, and Arthur Ovaska
A critical edition by Florian Hertweck and Sébastien Marot
Lars Muller Publishers 2013





Ungers era il più affascinante oratore/pensatore sull’architettura, materia che faceva percepire non come disciplina intellettuale, ma come un corpo. Con lui il contatto era tutto fisico: l’intero suo essere pensava, sentiva e assorbiva, immaginava e comunicava l’architettura in un modo accessibile, contagioso e quasi sensuale… 
Rem Koolhaas



La ricerca di Oswald Mathias Ungers sulla città archipelago può essere considerata ancora oggi come una delle più interessanti proposte di lettura di una struttura urbana, alla lettura poi corrisponde un progetto di ricerca chiaro, che offre spunti di riflessione molto attuali. 
Il lavoro di ricerca di Ungers è un lavoro svolto all’interno dei suoi seminari prima alla TU di Berlino e poi alla Cornell University. Ed è proprio alla Cornell che prende forma l’idea di un manifesto grazie anche alla collaborazione di una serie di colleghi, che collaborano alla sua stesura.





The city in the city è rimasto inedito nella sua forma completa, anche se è stato pubblicato diverse volte, in rete se ne trovano diverse versioni. 
Ma questo libro è un'altra cosa, perchè Florian Hertweck e Sébastien Marot hanno saputo raccogliere tutto il materiale, lo hanno catalogato e ripresentato, come degli archeologi, ricostruendo frammento per frammento la storia di un pensiero e dei suoi protagonisti.




Un’ edizione critica che contiene, materiale inedito, riproduzioni facsimile, interventi dei protagonisti, primo fra tutti un testo[1] di Rem Koolhaas che racconta come girovagando per un libreria di Berlino incontra per la prima volta una serie di quaderni pubblicati da OMU con il lavoro dei suoi studenti, e ne resta affascinato. 
Nobody can imagine the excitement of discovering, in Berlin, summer 1971, ten years after the wall was built, the work of Ungers. In a bookstore, i found maybe 15 or 20 cahiers………. 
Questo manifesto non ha mai raggiunto una forma completa e definitiva, perchè ha avuto un’elaborazione lenta, ed ogni versione della ricerca si è sovrapposta a quella che l’ha preceduta, una lenta stratificazione di idee, esempi e note. In questo libro finalmente tutti questi frammenti si ricompongono, acquistano un senso diverso.




Berlino è il centro della ricerca, è l’ossessione di Ungers, una dolce ossessione che lo porta a riflettere sulla città. Ai quaderni curati dallo stesso Ungers, e stampati talvolta in tiratura limitatata si sovrappongono nel tempo altre pubblicazioni sul tema della città arcipelago [2]. Il libro non riproduce una sola versione e nemmeno ne estrapola una versione definitiva, ma registra i frammenti, confronta le versioni isola i temi e consegna al lettore la possibilità dell’interpretazione, oltre al manifesto prendono forma le storie.





Thesis 5: The idea of the city in the city is the basic concept for a future urbanistic model of Berlin. It is substantiated in the image of Berlina s a city-archipelago. The urban island have an identity in keeping with their history, social structure, and enviromental characteristic. The city as a whole is formed by the federation of all these urban entities with different structures, developed in a deriberately antithetic manner… 
The urban concept of the city in the city, pluralistic in this respect, in the antithesis of current planning theory, which stems from a definition of the city a single whole.



Il modo migliore per raccontare questo libro è cominciare leggendolo da pag.44 (il breve testo di RK), sembra strano cominciare un libro così mandando avanti il nastro per poi riavvolgerlo, ma per me è stato fondamentale per comprendere la storia di un pensiero, che ne ha, in un certo senso, influenzati altri
(Collage city di Colin Rowe e lo stesso Koolhaas di Delirious New York). RK condensa il pensiero di Ungers e dichiara contemporaneamente tutte le proprie ossessioni che hanno dato vita alla sua ricerca ( OMU vs OMA) Taking Berlin as a template for a futuristic overhaul. L’architetto olandese individua subito che ad essere in discussione è l’immagine di una città e il modo di parlare di questa città, di usarla come Modello Operativo[3].





Il muro per esempio non figura mai nell’immaginario di Ungers[4], perché semplicemente prende la città come un dato di fatto inclusa la sua tragica storia. 
Ungers was rying to develop, the relationship between history and modernity and he played with…
Letto questo testo si può riavvolgere il nastro per concentrarsi sul manoscritto. 
Due testi a fronte: il dattiloscritto di Koolhaas con le correzioni a matita di Ungers a sinistra e la sua precisa trascrizione sulla destra, alla trascrizione si aggiungono in parallelo le diverse versioni.





Insomma tutto comincia non dal testo nella sua forma finale, ma dal processo di scrittura dello stesso, la sua manipolazione temporale. 
The City Within the City: Berlin as Green Archipelago prende in esame la Berlino del dopoguerra con la contrazione della popolazione e molte dei quartieri rimasti inabitati venivano ripensati attraverso una riorganizazione di una grande area verde. 
Ogni quartiere è considerato come una micro città, che contiene al suo interno la complessità di un intera città. Ungers articola una nuova grammatica in cui passato e presente si confrontano con la sua idea di modernità, riscoprendo la dimensione collettiva, la natura dialettica della città e delle sue parti e la possibile composizione di forme urbane in contrasto tra loro. 
La proposta progettuale per Berlino accetta deliberatamente la frammentazione delle forme urbane, l’architettura anonima e l’instabilità del programma. 
Nella forma dell’arcipelago l’architettura è stata trattata come uno strumento di esplorazione simultanea delle condizioni urbane che si confrontano con la situazione esistente. Realtà e modello concettuale si affrontano in uno scenario in continua trasformazione, dove la storia e le forme di un ordine programmatico collaborano per produrre una forma urbana organizzata secondo le esigenze dei suoi abitanti. Attraverso l’analisi morfologica, l’interpretazione e la trasformazione. Ungers è stato capace di leggere la città così come l’ha trovata ed è riuscito a trasformarla attraverso l’inserimento di progetti di semplici architetture modello, l'architettura acquista un ruolo fondamentale nella costruzione di una strategia di pianificazione.
Sono passati anni ma queste riflessioni non hanno perso la forza progettuale, e forse attraverso la nostra interpretazione possono ancora aiutarci a ripensare le nostre città.




Recensione pubblicata su arte critica ottobre 2013




[1] In Italiano su domus d’autore  Post-Occupacy  - aprile 2006

[3] Non dimentichiamo il libro  Morphologie City Metaphors di O. M. Ungers ristampato nel 2011 nella stessa forma della sua prima apparizione
[4] immaginate che RK quando ha scoperto i quaderni di Ungers era a Berlino per studiare proprio il muro.