IMPARARE DALLA LUNA
Imparare dalla Luna
Stefano Catucci
Quodlibet 2013
Questo libro l'ho scelto per una
ragione particolare, molte cose sull'architettura io le ho imparate dalla luna,
dico davvero.
Molto tempo fa ho scelto di fare una
tesi di laurea, con un progetto di Stazione Spaziale Orbitante, e poi al master
ho proseguito con un modulo abitativo sul lato nascosto della Luna.
Avevo voglia di pensare
l'architettura lontano dalle polemiche e gli schieramenti linguistici
all'interno della facoltà
dove studiavo. Ero stanco di dover pensare l'architettura in termini di stili,
così l'architettura si
insegnava, è così che ancora si insegna a Roma.
Era una scelta di comodo ma
nascondeva anche l'esigenza di ripensare la forma in un luogo altro dove
l'unico elemento fondativo era la tecnica e l'idea stessa di rappresentare
l'uomo attraverso una forma pura.
Tecnologia o Archetipo, segnare lo
spazio e non disegnarlo.
Dopo sono tornato sulla terra, avevo
bisogno della gravità.
Ma questo libro di Stefano Catucci non
è un libro di Architettura,
anche se potrebbe esserlo, basta saperlo leggere.
Ad un primo sguardo potrebbe non
sembrare così, ma questo è un libro sulle immagini, anche
se le immagini raccolte sono poche. Due in particolare appartengono alla nostra memoria collettiva, anzi al nostro codice genetico, sintesi perfetta del nostro
immaginario sul Sublime.
La mia generazione ci è nata durante la conquista dello
spazio, e anche se non ne ho piena coscienza, con queste immagini ci sono
cresciuto, hanno rappresentato per me una nuova idea di mondo, che
incredibilmente superava i confini conosciuti della terra, sono il codice
sorgente della mia immaginazione.
Non parlo di una sequenza particolare
o di una serie di immagini parlo esattamente di queste due earthrise e the blue marble.
Come Walter Benjamin diceva, ogni lettura storica deve essere
capace di lavorare sul carattere dialettico di alcune immagini, Catucci lo sa
bene e la sua lettura comincia proprio da un dialogo tra due fotografie, che raccontano lo sguardo. Guardare per comprendere. Guardare meglio. Guardare più a lungo. Guardare di nuovo. Leggere questo libro è
stato un modo per immaginare il futuro, ed un modo per ripensare il passato.
Earthrise |
Questa immagine non ci offre una terra corpo, ma una terra
casa a cui ritornare...Avvertire l'aura di qualcosa, osserva Benjamin sulla
scorta di questa citazione, significa dotarla della capacità di
guardare, di operare sul tempo della nostra memoria suscitando catene di associazioni che vanno al di
là
di quanto immediatamente visibile (Benjamin-1938)
Earthrise è
precisamente un immagine della distanza nella quale la terra non compare come
un oggetto di raffigurazione, ma come un soggetto dotato di sguardo. Sintesi tra scoperta e memoria, concretezza dell'esperienza
vissuta e potere evocativo del sogno.
the blue marble |
Se the Blue Marble è
un ritratto della terra, Earthrise è
l'immagine di un’esperienza. E attraverso questa immagine abbiamo cominciato a percepire
anche la Luna in modo diverso pensandola come suolo e non più come oggetto.
Trasformazione del cosmo in un
paesaggio nuovo per l'azione e per il pensiero degli uomini.... L'estetica
dell'irregolare e dell'informale ha trovato così la sua confutazione più
diretta non nel campo dell'arte,
ma nelle immagini dell'esplorazione spaziale. L'immaginario pop che già si
affermava negli stessi anni, attraverso
una prima ricerca artistica
sui nuovi mezzi di comunicazione di massa riceveva dalle fotografie
della Terra un modello di semplicità
capace di unire lo straordinario con l'ovvio e l'inaudito con il consueto. Il passaggio a un'estetica
postmoderna è
avvenuto dunque in modo del tutto naturale nelle immagini provenienti dallo
spazio e forse anche per questo la famiglia di fotografie che ritraggono la
Terra a figura intera, ha finito per influenzare maggiormente la percezione pubblica dell'era
spaziale.
Molti della mia generazione
raffiguravano, gli astronauti, come eroi moderni, senza comprendere a pieno,
che con loro la modernità
stava finendo. Per Lyotard, infatti, l'uscita dalla terra coincide con l'uscita
dalla modernità.
Tutte le visioni cominciano da li,
dal ribaltamento del punto di vista, dall'assenza di gravità. Dall'idea stessa che il nostro
mondo è capovolto. La prima
foto infatti è stata
scattata diversamente, poi la versione ufficiale gode di quel ribaltamento che è poi realmente un prodotto dalla
gravità.
Mi dispiace le mie figlie questo
codice genetico, reso possibile dal ribaltamento del punto di vista, o dalla
vista della terra dal di fuori non lo posseggono, abituate come sono a zoommare
la realtà attraverso una
visione frammentata fatta da tante immagini piuttosto che a costruire un
proprio mondo interiore attorno ad una solo unica fotografia, un punto di vista
fisso, punto di partenza di un idea di mondo in continuo divenire. Per loro la Luna è un luogo già visto, così come la terra è un punto di partenza per ciò che sarà.
Non è
un caso che i miei collages che illustrano il post ripetono in maniera
ossessiva lo stesso frame, quella era la foto più
diffusa sulle riviste in quel periodo, non possedevo altro non esisteva un sequenza raggiungibile facilmente, dalla propria postazione a casa.
the ring - 1993 - © luca galofaro |
Ma questo divagare mi allontana
dall'argomento principale di questo scritto, cercare di raccontare un libro
come questo, che invece non racconta ma evoca il tempo, o diversamente il
passaggio tra moderno e postmoderno. Un libro che vuole mostrarci come la
conquista nasconda ancora l’idea
di egemonia sul mondo, parlando anche di come negli ultimi anni sia cambiata l’idea stessa di immaginazione. Questo libro è una meravigliosa storia dell'immaginazione.
Una volta concentrata su un’ immagine statica che ci dava
modo di costruire la storia, oggi
invece dispersa e frammentata tra tante immagini, da montare assieme, da
selezionare, che di storie ne raccontano tante forse troppe.
Come possiamo definirlo? Un libro di
estetica, un libro di filosofia, o semplicemente un libro di critica della
fotografia? Io penso sia un testo che racconta la nascita della visione
contemporanea.
Tutto è
legato alla storia delle missioni spaziali, e questo libro racconta quest'ultima frontiera di conquista, reale o fittizia, come molti
vogliono farci credere.
Siamo mai andati sulla Luna? (i
complottisti sostengono di No) Reale o no questa storia esiste e Stefano
Catucci ci prende per mano e ci guida alla sua scoperta.
È
la nascita del mondo come paesaggio, la terra vista per la prima volta
dell'esterno come oggetto isolato, spazio sferico ed omogeneo. Un luogo
indifferenziato la cui dimensione universale è
possibile definire solo ora dopo averlo osservato da una navicella spaziale,
quasi per caso.
Non è
un caso che in questo periodo viene organizzata la mostra Earthscape, primo
momento di riflessione e nascita della Landart, la terra diventa oggetto e materiale
da plasmare per gli artisti. Richard Long segna il paesaggio camminando, le sue
tracce, però resteranno per
poco, devono essere testimoniate dal medium fotografico.
Le impronte degli astronauti potranno
rimanere impresse per più
di 3 milioni di anni, se non sarà
l’uomo stesso a
cancellarle.
Sulla luna il senso del tempo
storico è
talmente alterato che gli oggetti artificiali possono apparire come pezzi di
natura non per metafora, ma in senso letterale.
Molti architetti poi, senza i
viaggi sulla Luna forse non avrebbero potuto immaginare il
mondo. Penso a Superstudio per esempio e al loro considerare la terra come una
cittá omogenea, un
monumento continuo proiettato a
connettere la terra prima, l’universo
poi.
Tra le parole che raccontano quest’ avventura, compaiono anche le storie degli uomini,
degli astronauti, degli oggetti lasciati e dei livelli di significato connessi.
Storie che compongono ed evocano un museo sentimentale di frammenti
d’umanità. Preservare le tracce dell’uomo sulla luna è la nuova frontiera da indagare.
Pensare alla luna e alle possibilità future, al fatto che nelle
prossime missioni ci sarà
il desiderio di rivedere quei luoghi, gli stessi spazi, cioè contaminare le missioni con
quello che può essere
considerato un aspetto tipico del turismo contemporaneo:
Instaurare con i luoghi un
rapporto che tende a consumare surrogati d’esperienza
e a desublimare l’alterità trasformandola in
qualcosa di già
previsto, da riconoscere più
che da scoprire.
Ma questo è anche un libro che contiene altri libri,
attraverso i quali l'autore disegna un affresco su una storia dell’arte diversa.
Ecco questo è il punto, l'impossibilità di stabilire un genere di fissarlo in una casella
specifica, dunque forse è
un romanzo, in cui i protagonisti siamo noi che Abbiamo fatto tutta questa strada
per esplorare la Luna...e la cosa più
importante che abbiamo scoperto è
stata la Terra (Bill Anders-Apollo 8)
Rovine - 2013 - © luca galofaro |