MES DISQUE A MOI # 3




La Musica Costruisce Luoghi!
di Tommaso Avellino



Sin dalla sua uscita, nel 1978, ho sempre considerato la copertina di Saturday Night Fever di una rara bruttezza. Difficilmente si poteva realizzare qualcosa di più sgraziato.



Ciò nonostante, per quanto brutta, la copertina è senza dubbio un’efficace testimonianza storica. Si tratta di un’immagine in cui al centro, immersa in un nero intenso, vediamo la celebre pedana (pista) da ballo luminosa e multicolore del film. Leggermente spostato a destra c’è John Travolta, di punto vestito, è immortalato nella celebre posa. Al centro, dietro l’attore, a mo’ di santino, una foto dai contorni sfumati del gruppo dei Bee Gees. Sopra a tutto ed a tutti, scintillante d’oro e d’argento, la scritta tridimensionale “Saturday Night Fever”. Tutta l’immagine della copertina sembra un brutto collage, un fotomontaggio realizzato da un debuttante all’utilizzo di Photoshop. La stessa qualità dell’immagine della pista è pessima, sembra quasi disegnata. John Travolta è ritagliato e “incollato” sulla pedana. Anche i Bee Gees sono appiccicati lì sul quel fondo nero che incornicia tutte le figure e gli oggetti della copertina. Tuttavia questa copertina ci racconta di una profonda trasformazione sociale. Il collage della copertina ha la capacità di costruire un luogo. Il protagonista non è un cantante né un artista né un uomo, ma un luogo: la discoteca. E’ una copertina profetica che diventa vero e proprio manifesto della profonda rivoluzione culturale e sociale che si svilupperà e si affermerà definitivamente e  prepotentemente da lì a poco. Una rivoluzione prima di tutto economica che avrà in Ronald Reagan il vero e proprio “front man” e motore politico globale. Una dottrina economica che si basava su spinte individualiste in cui si propugnava l'autosufficienza economica dell'individuo dallo Stato assistenzialista in cui non c'è più spazio per la solidarietà sociale: il libero mercato, i tagli alla spesa pubblica e la riduzione delle imposte. La legge dominante è quella della competizione per emergere economicamente e quindi socialmente, senza esclusione di colpi. Young Urban Professional: gli Yuppie! Uomini e donne senza scrupoli, giovani rampanti i cui unici obiettivi sono il guadagno e gli abiti griffati. Quel personaggio ritagliato e incollato (John Travolta) nel suo bel completino bianco e nero e il capello cotonato, rientra esattamente in questa categoria.



E’ straordinaria la coincidenza compositiva tra la copertina della “Febbre del sabato sera” e quella di “Woodstock”. Entrambe rappresentano dei luoghi, veri protagonisti delle copertine,  con la presenza di alcune figure in primo piano ma leggermente decentrate rispetto all’inquadratura. Nello scatto di “Woodstock” è raffigurato uno spazio aperto, un paesaggio naturale nel quale una moltitudine di giovani si incontra e si ritrova per vivere esperienze comuni. Quel paesaggio senza confini e limiti artificiali è il luogo naturale per costruire una nuova socialità fatta di esperienze condivise, di scambi tra le persone. E’ il rifiuto delle regole tradizionali del mondo degli adulti, delle convenzioni ipocrite e formali che sostengono le differenze tra classi sociali, tra razze e religioni e che portano avanti lo sviluppo termonucleare e che vedono nello strumento della guerra l’evoluzione naturale del fare politica.  La coppia di ragazzi che si abbraccia fasciati da un vecchio plaid colorato come in un  quadro di Gustav Klimt sono amici, amanti o forse “naturalmente” sconosciuti ma che si scambiano un gesto di affetto nella condivisione dei propri sentimenti tipica del movimento hippie di quegli anni. Qui la musica cerca di aprirsi verso nuovi orizzonti e cerca di individuare un nuovo ambiente che in fondo,  non è altro che il paesaggio naturale che ci circonda. La copertina di “Woodstock” è la visione di un mondo possibile.
Ne “La Febbre del Sabato Sera”  il nero della copertina,  nella quale spiccano la pedana colorata, John Travolta, il santino votivo dei Bee Gees e il titolo 3D hanno un significato chiaro: esisti e sei il protagonista solo se stai al centro della scena: l’oscurità  cancella tutto ciò che si trova in secondo piano, l’obiettivo è il conseguimento del successo personale. Non si tratta di una ricerca di spazi e di luoghi  ma di un disegno razionale funzionale alla produzione di ricchezza economica. E’ “l’edonismo reaganiano". La lotta di tutti contro tutti, in cui conta solo vincere e apparire vincitori. Nel titolo del disco è scolpito in oro il ritmo produttivo. Il sabato sera come ora d’aria. La copertina de “La Febbre del Sabato Sera”, non è una visione, è la definitiva rappresentazione del nuovo assetto collettivo, la definitiva dimensione economica della società occidentale.
Ma poco lontano da quella discoteca luccicante, a qualche isolato da lì, in qualche vicolo abbandonato (backstreet direbbero gli anglossasoni), un gruppo di ragazzi, brutti sporchi e cattivi dall’abbigliamento mal ridotto e con i jeans lacerati, urlava, a tutta velocità, la propria rabbia verso il conformismo imperante….Hey Ho! Let's Go!!!