PICCOLE MOSTRE D'ARCHITETTURA

Oggi il mestiere del curatore

è

diventato un lavoro difficile, perch

é

ognuno ha un

idea precisa di come raccontare il mondo che ci circonda, tutti siamo curatori.

Lo facciamo quotidianamente, anche se non in musei e in gallerie, attraverso i social network, attraverso le nostre scelte condivise, attraverso i nostri acquisti in rete. Ogni giorno selezioniamo immagini e figure, commentiamo e raccontiamo in diretta ci

ò

che ci accade. Certo il mondo che raccontiamo

è

quello che ci avvolge ed

è

formato dai nostri interessi dalle nostre passioni.

Una volta il progetto era l

unico racconto, oggi si aggiunge molto altro, il processo di costruzione dell

idea, la raccolta dei frammenti del reale, il metodo. Ognuno allo stesso tempo mentre fisicamente fa, pensa anche a come raccontare ci

ò

che fa.

Poi ci sono quelli che invece lo fanno di mestiere il curatore, allora cercano di combinare spazi e persone, social network e luoghi reali, per confezionare un prodotto.

Ne vedo tante di mostre cos

ì

, di cui non capisco il significato, in cui vedo cose molto belle, oggetti isolati, ma in cui non leggo mai un'idea. Allora spesso preferisco ritornare alla fonte, all'artista

cerco di isolarlo dal contesto espositivo per capirlo meglio.

Perch

é

il curatore spesso confonde, non lascia allo spettatore il tempo di capire di assimilare le idee, perch

é

non cerca le idee, ma qualcosa di diverso, un prodotto da commercializzare.

Ecco che allora quando un curatore lo incontri davvero, uno bravo, capisci che anche le mostre devono essere progetti, in cui non sono cos

ì

importanti gli artisti o gli architetti esposti, sono importanti i confini tra le discipline, sono importanti le sensazioni e le riletture possibili.

Un curatore cos

ì

è

Florence Sarano. lo dico perch

é

ho avuto la fortuna di prendere parte alla sua ultima mostra

Architectures pour l

avenir

in cui pur scegliendo progetti, Florence, ha raccontato idee di spazi, ha raccontato le opportunit

à

che i progetti di architettura producono al di l

à

del loro valore intrinseco. L'architettura per Florence (anche lei architetto e professore all'universit

à

di Marsiglia, di Teoria dell

A

rchitettura ma anche di progettazione, e questo non

è

un caso) perch

é

solo un progettista pu

ò

definire con leggerezza i limiti che esistono tra il progetto e la realt

à

che lo circonda. Naturalmente non voglio raccontare il lavoro di Florence attraverso quest'ultima mostra che mi ha visto coinvolto, ma attraverso il suo percorso di curatore a Villa Noailles cominciato 10 anni fa, 10 anni in cui ha costruito un percorso lento ed un interesse crescente intorno all'architettura, in un centro d'arte pi

ù

legato al design e alla moda.

Florence Sarano comincia il delicato racconto dell'architettura, curando mostre ma anche progettando

gli allestimenti delle sue mostre, perch

é

il racconto dello spazio prende forma solo attraverso il disegno dello spazio stesso.

La Sarano comincia dal raccontare nel 2004 un architetto, oggi molto famoso, Rudy Ricciotti. Il Ricciotti della Sarano

è

un architetto molto diverso da quello visto recentemente nella sua personale alla cit

é

dell'architecture di Parigi,

è

un'architetto che disegna piccoli progetti

è

un architetto che pensa lo spazio prima della pelle con cui avvolgere questo spazio. Poi in un'altra mostra raccoglie le fotografie di Iwan Baan, che fino a quel momento non aveva mai avuto una mostra personale in Francia, la mostra racconta un anno di fotografie di architettura, un viaggio intorno al mondo per raccogliere e descrivere le idee e gli spazi, l

edificio

è

prima fotografato dall

alto, un modo per renderlo oggetto astratto, un modo per guardare la struttura dello spazio che lo circonda, citt

à

e

paesaggio si confrontano tra di loro attraverso lo specchio dell

architettura, poi lo sguardo ravvicinato.

Ma

è

Aimer Aimer Aimer

- Batir

fatta in occasione dei dieci anni di mostre d

architettura a Villa Noailles che l

idea di architettura di Florance Sarano si manifesta.

Scrive in apertura del catalogo

For this 10th year of architecture exibitions, we have offered architects the opportunity to exibit and share their private thoughts on their production.

E attraverso una serie di domande che pone agli architetti comincia a dirigere ponendo il suo sguardo leggero sulle azioni progettuali degli architetti invitati. Le risposte alle interviste diventano in realt

à

il palinsesto di un testo critico sul lavoro stesso degli architetti, che la curatrice scrive in silenzio, lasciando il suo sguardo leggero in secondo piano. Una presenza assenza la sua, l

intervista infatti inverte i ruoli, sono le risposte che diventano occasione per il curatore per sviluppare il suo discorso critico: E

qui che il curatore non invade il campo ma definisce il campo d

intervento dell

architettura e non degli architetti.

Questo si percepisce anche nel catalogo dell

ultima mostra sulle scuole

Architecture pour l

avenir

, dove i progetti sono scelti per sottolineare alcuni campi di ricerca ad evidenziare le necessit

à

prima che la forza iconica dell

architettura.

Nell

introduzione al catalogo

Iwan Baan around the world

Florence scrive

An architect

s work, therefore, is to conceive the conditions by which these potential energies may be transformed into realities by the inhabitants.

In questo spazio tra energie potenziali ed esigenze degli abitanti si colloca lo sguardo del curatore che ha il compito di raccontare una storia incompleta fino al momento in cui l

architetto esce di scena

ed il progetto comincia la sua vita reale.

Non

è

un caso che Florance scelga con cura i temi delle sue mostre, una scelta precisa la sua, che considera il progetto pi

ù

importante di chi gli da forma.

Il progetto ma anche il suo farsi, il processo creativo, e il racconto, la sua rappresentazione prima, il disegno, i modelli, gli schizzi e la sua rappresentazione dopo: la fotografia, ma anche lo spazio della scenografia che mette in gioco progetto e progettisti.

Io penso che la sua fortuna sia di vivere un

esperienza curatoriale fuori dalle grandi citt

à

dove ancora tutto questo

è

possibile. Villa Noailles,

è

un

isola felice, un luogo fuori del tempo, dove

è

necessario entrare in sintonia con l

architettura e la sua incredibile storia (la villa

è

disegnata da Mallet Stevens) e con un paesaggio, per predisporsi alla visione.

Il prossimo anno torner

ò

come visitatore per perdermi ancora una volta in un altro tempo, in questo racconto sull

architettura che dura da 11 anni oramai.