UN ARCHIVIO DI SGUARDI
Chimera 2013
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SCOPOPHILIA
Nan Goldin
Gagosian Gallery Roma
Immaginate di avere la possibilità di girare a vostro piacimento all’interno del Louvre, quando il museo è chiuso, e nel farlo avete a disposizione una macchina fotografica per guardare anche dopo all’interno della propria memoria. Se poi siete un fotografo, un grande fotografo questo amore, l’amore per il guardare (scopophilia) allora capirete che questo viaggio è un occasione irripetibile per ricomporre i frammenti del proprio lavoro persi nella memoria. Un lavoro di ricerca e selezione ma anche, se pensate bene, un’ occasione per costruire le opere del futuro. Nan Goldin da sempre è attratta dal corpo, cerca di catturare il piacere erotico che deriva dall’osservazione ed ora se questo piacere è nella realtà che ci circonda, perché non cercarlo e trovarlo anche nelle collezioni di un museo, un esperienza errante che ha confermato che molte delle sue ossessioni artistiche, il sesso, la violenza, l’estasi, la disperazione e il cambiamento di genere derivano da correnti immaginative presenti nella storia dell’arte occidentale. [1]
The Black 2011-2014 |
the nap 2010 |
Sister 2012 |
La Goldin perdendosi negli spazi del museo, scatta fotografie, raccoglie frammenti dall’inconografia religiosa, dalle sculture del secondo secolo d.c.
Un Catalogo di sensazioni come strumento per riguardare a ritroso il proprio lavoro, abbina questi ultimi scatti alle fotografie fatte nel corso degli anni, un lavoro accurato sul proprio archivio, ma anche incredibilmente sulla memoria dell’uomo che attraverso i musei mette in scena la propria storia. Il lavoro d’interpretazione è un lavoro doppio, guarda alla storia collettiva ma anche al percorso personale dell’artista, e così facendo prepara al futuro, molti degli scatti associati ai frammenti collezionati nel museo sono scatti che li precedono, altri anticipano quelli che verranno. Il perdersi nel tempo ed in un luogo irreale, il museo vuoto, è l’occasione per cercare il futuro. Poi questo tempo lento della storia si mescola all’esperienza del fotografare, ed ogni foto rinasce attraverso il montaggio dei frammenti su grandi formati.
Quindi i vecchi scatti assumono significati nuovi, composizioni che costruiscono questa mostra, andata in scena per la prima volta proprio al Louvre nel 2011, ha fatto parte dello speciale programma di Patrice Chéreau ed esposta poi al Museo di Arte moderna di Rio nel 2012. Oggi è a Roma alla Gagosian gallery.
The Horse races, Egypt 2010 |
Odalisque 2011 |
Oltre a queste composizioni che reinventano l’atto del guardare, e del presentare le fotografie, non più pensate come frammenti singoli ma come mosaici che preludono al montaggio video, e alle sequenze messe in scena in uno slideshow di venticinque minuti nel quale le interpretazioni personali e animate delle opere storiche vengono associate ad immagini del suo repertorio che risalgono alla fine degli anni settanta.
La musica in sottofondo e le parole dell’artista americana completano il racconto, riflessioni intime sulle figure mitologiche, sull’atto del guardare, scorrono le immagini di Narciso, Tiresia e Cupido che si intrecciano a volti familiari, a sensazioni erotiche a volte lievi a volte selvagge.
Queste immagini sono in totale continuità con il lavoro della fotografa americana, spesso criticata per il suo sguardo troppo crudo. Riferendosi agli scatti di camere d'albergo negli anni novanta in cui si consumano sensazioni intime, la Goldin afferma che Se qualcuno pensa che quella sia pornografia, è un problema suo, lo considero un individuo malato e per dimostrarlo in via definitiva cerca l'incontro con la bellezza di tutti i tempi, inventa anzi re-inventa la storia. La Goldin aveva già riconvertito il suo sguardo, sempre molto malinconico, sugli amori finiti male, la droga, l’Aids, la depressione passando a colori più accesi a soggetti più classici, cercando una leggerezza diversa, muovendo il suo sguardo dalla notte al giorno, insomma un realtà diversa meno cruda e drammatica, le notti e le lenzuola sgualcite lasciavano lo spazio ad altro. Questa volta cambia ancora, anche se i corpi tornano al centro della sua riflessione perchè richiamati dalle sculture in marmo, dai dipinti classici, con morbidenza ritorna indietro dentro se stessa a ripercorrere la propria storia per dargli un significato più nuovo, una dolcezza leggera perchè per la Goldin l’unico soggetto in grado di assumere su di sé quell’affabulazione rimane il corpo. Vulnerabile e disperatamente erotico.
Non sono riuscito a scovare il catalogo di Scopophilia, (nonostante la mostra si sia tenuta proprio al Louvre nel 2011) ma ho trovato altri libri utili per ripercorrere lentamente la sua storia, e molti dei musei delle nostre città sembreranno definitivamente diversi.
[1] Dal’introduzione alla mostra alla gagosian gallery di roma fino al 24 maggio 2014