CARTOLINE DA UN ALTRO TEMPO





 



Paolo Caredda
In un’altra parte della città
L’età d’oro delle cartoline

Isbn Edizioni 2014





(Arrivate fino alla fine il PS è importante) 

Dopo ogni viaggio alle mie figlie faccio spedire delle cartoline. 
Noi siamo abituati lo abbiamo sempre fatto ma loro no, sono nate digitali, quindi quello che una cartolina rappresenta glielo dobbiamo insegnare noi. 
Una cartolina è un messaggio lento, nel tempo della velocità ad ogni costo, una cartolina non è una lettera si deve avere il dono della sintesi lo spazio è poco. La cartolina è un’ immagine di un viaggio, di un luogo speciale, è una testimonianza. 
Nelle cartoline per molto tempo, e ancora oggi, sono raffigurati luoghi speciali, monumenti, centri storici paesaggi, frammenti di una realtà frenetica, ma c’è stato un tempo in Italia che questa forma di fotografia ha preso strade inesplorate, raccontando un’altra Italia popolare, periferica, reale. 
Paolo Caredda Attraverso immagini di Genova, Torino, Milano, Bresso, Senigallia, Isernia, Roma, Trapani e tanti altri paesi e province, In un'altra parte della città delinea questa epoca "d'oro" e poco conosciuta della cartolina. Quartieri-dormitorio, autogrill, autostrade, stabilimenti industriali, supermercati, scuole, alberghi, centri termali e case di riposo compongono l'archeologia geografica e urbana di un'Italia in pieno miracolo economico. 








Ma il libro va oltre, ferma il momento in cui luoghi anonimi assumono un valore diverso entrando di diritto in un immaginario urbano. Le cartoline raccolte sono accompagnate da testi brevi che raccontano un immaginario, narrazioni di un’Italia che cambia, l’individuazione di spazi possibili che prima dell’abbandono e della speculazione erano una realtà di una città diversa. Non siamo nell’isola di cemento di Ballard, ma poco ci manca, siamo in un paese dove sognare era ancora possibile dove un intervento di edilizia economica e popolare era un luogo da cartolina, quindi un luogo della speranza e non del degrado e dell’abbandono. Era il momento in cui anche uno spazio privato poteva diventare un luogo da condividere con amici e parenti, un luogo reale sostituito oggi dal voyerismo ostentato dei social. Ecco allora che l’autore scrive la sua storia di fotografie che nessuno reclamerà mai, il racconto diventa commento autobiografico, analisi antropologica sono immagini che abbiamo perso definitivamente, possiamo solo giocare con i pezzi rotti di un disegno invisibile.
In questo breve periodo, durato due decenni, nasce nuovo mercato, fino al momento in cui la televisione prenderà il sopravvento nella costruzione di un immaginario collettivo.
In quel momento un gran numero di persone, biografi, fotografi, tabaccai e abitanti lavoravano insieme per la costruzione di un immagine marginale ma anche per la ricerca di un’ identità sociale ed urbana. La freccia ad indicare la posizione di chi riconosceva la propria casa poi, è una versione moderna dei nostri telefoni cellulari, il sono qui di facebook. Ecco le cartoline anticipano il futuro, ne disegnano l’essenza, lo spogliano però di significato.






In quest’ azione di lettura del territorio la periferia assume un significato, indica che forse all’inizio esisteva una speranza per la vita di certi luoghi che attraverso le cartoline si contrapponevano al centro delle città, con fierezza queste immagini costruivano un’ identità oggi perduta. 
Erano case per chi le case non le conosceva, Caredda ce lo spiega bene con un analisi, socio politica attenta e leggera allo stesso tempo, perché un libro ha diversi modi e lingue per raccontare la sua storia. Non solo case e paesaggi abitati in cemento, ma anche chiese come presidi attraverso i quali dimostrare che queste zone sono città, un santuario tra le case popolari, per sostituire le chiese-baracca, le chiese capannone, dove si riunivano i diseredati senza una parrocchia consacrata. La politica si sovrappone e spesso si sostituisce alla religione, Fanfani (ministro del lavoro in quel periodo) ventila ricompense spirituali agli operatori del settore, architetti amministratori ed operai. In molti scatti il fotografo alla ricerca dell’inquadratura taglia malamente persone e altri particolari che avrebbero potuto raccontare un’altra storia.




Una storia che cartolina dopo cartolina assume toni diversi, fino alla nuova iconografia della mobilità dove gli autogrill finalmente individuano la nascita di quelli che saranno i non luoghi, che con il passare degli anni perderanno anche l’aura che nel momento della loro costruzione rappresentavano. Gli autogrill appartengono a tutti e nessuno. Un punto fermo a metà strada di tutti i viaggi possibili. 
In questo viaggio nella nuova Italia che nasce le immagini sono sguardi sospesi tra passato e futuro segnano un limite, un confine attraversato il quale tutto è cambiato.


PS.
Cari lettori, se siete in viaggio, non mandate un sms, non scattate una fotografia postandola sui social network, non scrivete un’e-mail, scegliete una cartolina, prendetevi il tempo della scrittura. Se me ne spedite una a studio (luca galofaro via Tarvisio 2 00198 roma) ci faccio un collage e ve la rimando, così diamo entrambi un altro significato al tempo, buona estate.