ROMA INTERROTTA AL MAXXI
Roma Interrotta
a cura di Piero Sartogo
Johan & Levi 2014
Questo libro sulla mostra Roma
Interrotta, del 1978 ripubblicato oggi dall'editore Johan & levi (spero tra
l'altro che questo editore che nel mondo dell'arte si è guadagnato un gran numero di lettori per le
bellissime biografie e autobiografie di artisti che hanno segnato la storia del
900, abbia voglia di scandagliare con la stessa attenzione il mondo
dell'architettura), è un
libro importante perché
ripropone il catalogo della mostra omonima, a distanza di più di 35 anni, andato oramai
esaurito.
Nel farlo cambia formato e arricchisce il volume con nuovi
interventi, aggiungendo una
sezione con le fotografie della mostra allestita ai Mercati Traianei.
Il formato passa da quadrato ad
album, ingrandito rispetto
all'originale consente al materiale iconografico di avere una leggibilità migliore, i testi restano gli
stessi con l'aggiunta di un intervento di Aaron Betsky che aveva riproposto la
mostra all'interno della Biennale di Venezia da lui diretta nel 2008.
L'occasione di questa riproposizione è una di quelle importanti,
l'acquisizione da parte del MAXXI architettura dell'intera mostra curata da
Piero Sartogo.
Margherita Guccione direttrice del MAXXI architettura nella nuova introduzione sottolinea l'importanza storica della mostra e la soddisfazione per averla acquisita nella collezione del museo.
Con questa mostra Roma diventa paradigmatica, si sperimenta in chiave teorica il rapporto tra l'architettura contemporanea e il tessuto della città storica, la città può e deve crescere,
oltre lo sviluppo urbanistico incontrollato, che da sempre è guidato da tutto meno che dal progetto.
Questi esercizi sul progetto, sicuramente
incompleti, sicuramente fatti con una buona dose di leggerezza, segnano più di quanto si possa immaginare
un punto importante superato il quale la città
ha smesso di essere fonte di ispirazione per molti architetti.
Quello che manca in questa pregevole iniziativa ma ancora di più nel catalogo ampliato è un attualizzazione di questa ricerca o meglio di una motivazione che spieghi il significato possibile di una sua riproposizione oggi, perché un significato esiste.
Questa mostra infatti è visitata da studenti di architettura che per forza di cose non l'hanno vissuta e si troveranno ad senza averne gli strumenti didattici adeguati. (Il rischio come sempre è farsi guidare da giudizi supeficiali che raccontano lo stile ma non i significati). Un intervento curatoriale più deciso forse ne avrebbe aumentato l'importanza in chiave critica.
Quello che si capisce ancora oggi infatti è come un semplice dispositivo, una pianta di Roma scritta in un altro tempo, possa essere un motore attraverso il quale restituire valore al progetto.
Attraverso questi disegni emergono ancora intatte le parole di Giulio Carlo Argan e appaiono chiare Le
ipotesi su quella che sarebbe stata Roma, se si fosse seguitato ad immaginarla
invece che progettarla (male). L'utopia è
il contrario ateo della provvidenza; l'immaginazione è la provvidenza dei
laici a Roma, speriamo, sarà
finalmente laica o non sarà
più.
Roma è cresciuta senza un ordine, o meglio secondo un ordine economico, immaginate che significato
potrebbe avere oggi pensare una mostra come questa, e avrete di fronte una città frutto di un progetto e non della casualità.
Una delle immagini più belle contenute in questa nuova
edizione è quella
dell'ingresso dei mercati Traianei, con i due grandi teli che all'ingresso
erano tenuti in movimento da un grande ventilatore (utilizzato per gli effetti
speciali nel cinema) segnavano così
l'ingresso ad un luogo poco utilizzato fino a quel momento, che prendeva una
vita nuova, quest'immagine segna un limite nel tempo, ma anche nel corpo di una
città da reinventare, e dove la reinvenzione è ancora possibile.
All'interno di questi spazi Romani, una
scenografia povera, ma efficace, sosteneva il peso della storia e del
progetto.