PICCOLI GIOIELLI






Ettore Sottsass
Quando ero piccolissimo
edizioni Henry Beyle 2013

375 copie numerate
carta Zerkall Bütten
caratteri Garamond monotype corpo 11
cuciti a mano - formato cm 12 x 18,50






Per cominciare:


Ho tra le mani un piccolo gioiello, sono commosso (a me capita raramente, si forse allo stadio olimpico qualche volta dopo la partita). E’ un libro e che libro, 28 pagine di carta pregiata, stampato a mano con caratteri in piombo. Pensavo che non esistessero più cose così. Forse l’amore per i libri ha radici lontane, è un dono di mio padre che ha sempre letto (mentre io non leggevo mai, ci ho messo un po’ a farla crescere la passione e il desiderio dei libri) non riesco a non vederlo nella memoria senza un libro in mano, ancora adesso.

Oggi gli editori fanno fatica, specialmente quelli piccoli. Ma qualcuno resiste, anzi decide di aprire una casa editrice di libri preziosi. Ora fate una cosa, fatelo se i libri li amate davvero però, magari solo per raccontare una piccola storia ai vostri figli, o ribadire qualcosa a voi stessi, la storia dei libri. Guardate il catalogo di Edizioni Henry Beyle  impossibile non trovare delle pagine che vi emozioneranno, sono tutti testi inediti, li accomuna l'essere brevi e di autori eccezionali (ognuno troverà il suo, io tra le mani ho Ettore Sottsass – Quando ero piccolissimo) tornerò in libreria per acquistarne altri tipo Walter Benjamin Breve scambio epistolare con il fisco, o Francis Bacon Brevi note per una conversazione civile.




 



Henry Beyle è il nome che racchiude un omaggio a Stendhal,  è una minuscola casa editrice.   

Pubblica, in tiratura limitata, circa 25 titoli l'anno; la collana con cui, nel marzo 2009,  ha avviato il suo lavoro si intitola Piccola biblioteca degli oggetti letterari, contiene storie di bibliofili e avventure librarie; il suo progetto era (ed è) quello di creare una camera con vista dove ci fosse spazio per raccontare i singoli elementi del creare, leggere, collezionare  libri. Subito dopo è nata la Piccola biblioteca dei luoghi letterari, dedicata a paesaggi, mete, descrizioni geografiche. I Quaderni di prosa e di invenzione desiderano essere "l'universale" della HB;  al suo interno infatti i temi trattati sono diversi:  un microcosmo di testi brevi (come è tradizione) in cui tornano il design, la cucina, l'amore, i ricordi. La brevità si ancora ancora più esigua nei Piccoli quaderni di prosa e di invenzione: il minimo... una frase, un rigo appena, ma detto da Proust, Benjamin, Caproni, Saba e tanti altri.


Microstorie, frammenti di ricordi, storie sensazioni organizzati in diverse collane, (mensilmente cercherò di raccontarle tutte)  si va dalla  piccola Biblioteca degli Oggetti Letterari ( Mario Rigoni Stern, Umberto Saba, Bruno Munari, Georges Perec) ai Quaderni di Prosa e invenzione, ai Piccoli quaderni di formato ridotto (Gillo Dorfles, Ettore Sottsas, Walter Benjamin, Lewis Carrol).

Insomma un universo parallelo dove, scrittura, letteratura e arte si fondono in un prodotto fuori tempo, che alla fine ci convince che il libro non sparirà mai, diventerà un oggetto prezioso, da mostrare e conservare, ancha a costo di qualche sacrificio economico.











Il libro


Ritorniamo di corsa alla commozione, provocata dalla scrittura sincera, appasionata di Sottsass.

In questo piccolo testo si delinea una breve storia della passione per il progetto. Passione del fare le cose, che comincia quando era piccolissimo.

Ettore bambino mi fa viaggiare nel tempo mi riporta all’origine del piacere del fare come modalità di confronto con il mondo. L’architettura il design, l’arte la vita sono una cosa sola nei pensieri di un bambino, che mette assieme piccoli pezzi per costruire ed inventare un suo mondo capace di dare forma alle cose essenziali.

Inevitabile ripensare a un momento preciso quando quest’estate oppure era quarant’anni fa, un bambino o forse era una bambina, sotto il sole, il mare attorno, la luce, il sole, il caldo, cominciava a costruire.
 La bambina cominciava la sua storia, anche se gli altri si divertivano giocando nell’acqua lontano, lei in piccolo piazzale di terra sola per tutto il giorno, raccoglieva pezzi di legno, li metteva assieme, cercava gli scarti, gli oggetti inutili, e gli regalava una vita, una nuova vita. Solo dopo quest' invenzione arrivano gli altri bambini e la storia continua, diventa un lavoro del gruppo si aggiungono le idee di tutti, le sensazioni per costruire il mondo.

Io a guardare da lontano con un sorriso.



Tutto quello che facevamo si esauriva nell’atto di farlo, nella voglia di farlo, e tutto quello che veniva fatto, alla fine, stava dentro all’unica sfera straordinaria della vita. Il disegno era la vita stessa, era il giorno dall’alba al tramonto, era l’attesa notturna, era la consapevolezza del mondo che ci circondava, delle materie, delle luci delle distanza…

… adesso sono diventato così grande che qui davanti, sul petto, sono pieno di peli bianchi… Adesso, qualche volta forse come allora, faccio grandi ceramiche o mobili monumentali come tombe o altri oggetti… Adesso sembra che tutto sia cambiato. Sembrano cambiate le cose che faccio da solo e con i compagni) e sembra anche cambiato il modo di farle perché addio pianeta azzurro, addio stagioni melodiose, addio sassi, polveri, foglie, stagni libellule, addio giorni bollenti… ormai le cose che faccio mi sembra di farle seduto in un bunker di umida luce artificiale e aria condizionata, seduto a questo tavolo di laminato bianco, seduto dentro questa sedia di plastica d’argento… oramai le cose le devo pensare da uno spazio artificiale, senza luogo ne tempo; uno spazio soltanto di parole, di telefonate, di riunoni, di orari, di politica, di attese, di fallimenti. Oramai sono un professionista, acrobata, attore, funambolo per un publico che invento… Mi hanno fatto diventare un artista, se no non mi pagano… qualcuno guarda i miei capelli lunghi e dice “Come la invidio, lei se li può permettere, lei è un artista”… Mi piacerebbe che artisti fossimo tutti o nessuno, come lo eravamo …….

Dice bene Sottsass, poi ci troviamo di colpo a perdere quel tempo, ci troviamo a costruire significati che non vorremo dare, trasformiamo quel disegnare nei significati che gli altri attribuiscono alle cose, siamo costretti sempre a stupire, senza stupire più noi stessi. Per inventarci il mondo così come non avremo mai voluto. Ma alla fine caro Ettore, siamo fortunati perchè nonostante tutto, per qualche istante ogni giorno, anche da vecchi torniamo bambini. Qualcuno con i capelli lunghi forse, qualcun altro con la giacca, ma una cosa è certa con il desiderio di coltivare tutto di quando eravamo piccolissimi.