RITRATTI
Ritratti Italiani
Alberto Arbasino,
Adelphi, 2014
Era un'attenta signora, pallida e bruna, molto seria o molto ridente, dall’allure quasi di campagna e dalla mente solidamente da ingegnere. Raggiunse risultati celebratissimi affrontando "il problema dell'Interno" con gli strumenti della cultura (la riflessione critica, le idee) e quelli del muratore (i mattoni, il muro) dominando la tecnica.
I ritratti di Arbasino hanno la freschezza e l’intimità di fotografie scattate ad amici e conoscenti che ha incontrato magari solo per un breve momento.
La lunghezza di questi testi non è legata ad esigenze editoriali ce ne sono diverse perchè la scrittura si adatta ai personaggi senza limiti, lo scrittore sembra rinunciare alla propria forma espressiva per sperimentare linguaggi, tutti perfettamente calibrati.
Come in ogni fotografia figura e sfondo definiscono la dimensione degli stati d’animo di chi guarda e di chi viene osservato per essere descritto.
Le figure le conosciamo tutti, gli sfondi, città, luoghi, atmosfere servono ad evidenziare i caratteri dei personaggi.
Insomma si può saltare da uno sguardo ad un altro, lo si può fare seguendo la propria curiosità: io ho cominciato da Gae Aulenti (l’incipit di questo breve testo la introduce) e Arbasino non descrive solo lei, ma anche Milano e la generazione che l’ha vissuta in quegli anni sono solo sette pagine in cui è racchiuso un mondo.
Poi sono passato a Pier Paolo Pasolini, ventinove pagine, prima le parole del regista, poi ancora il narratore che scrive un ritratto del mondo che ospitava l’intellettuale, Milano e Roma contrapposte che in alcuni momenti prendono il sopravvento sulla figura e sul tema centrale del discorso. Continuo la lettura, Pino Pascali la tragica fine di un artista ma anche una pagina in cui è racchiuso tutto un periodo, felice, dell’arte italiana e dei suoi protagonisti. Per tutto il libro le date non compaiono mai, non sappiamo quando sono stati fatti gli incontri. Da come scrive, si può capire che si tratta di un determinato periodo storico, che potrebbe anche essere oggi o forse domani. Perché in questi ritratti traspare un’ Italia che non cambia mai e ripete sempre se stessa.
I ritratti di Arbasino hanno la freschezza e l’intimità di fotografie scattate ad amici e conoscenti che ha incontrato magari solo per un breve momento.
La lunghezza di questi testi non è legata ad esigenze editoriali ce ne sono diverse perchè la scrittura si adatta ai personaggi senza limiti, lo scrittore sembra rinunciare alla propria forma espressiva per sperimentare linguaggi, tutti perfettamente calibrati.
Come in ogni fotografia figura e sfondo definiscono la dimensione degli stati d’animo di chi guarda e di chi viene osservato per essere descritto.
Le figure le conosciamo tutti, gli sfondi, città, luoghi, atmosfere servono ad evidenziare i caratteri dei personaggi.
Insomma si può saltare da uno sguardo ad un altro, lo si può fare seguendo la propria curiosità: io ho cominciato da Gae Aulenti (l’incipit di questo breve testo la introduce) e Arbasino non descrive solo lei, ma anche Milano e la generazione che l’ha vissuta in quegli anni sono solo sette pagine in cui è racchiuso un mondo.
Poi sono passato a Pier Paolo Pasolini, ventinove pagine, prima le parole del regista, poi ancora il narratore che scrive un ritratto del mondo che ospitava l’intellettuale, Milano e Roma contrapposte che in alcuni momenti prendono il sopravvento sulla figura e sul tema centrale del discorso. Continuo la lettura, Pino Pascali la tragica fine di un artista ma anche una pagina in cui è racchiuso tutto un periodo, felice, dell’arte italiana e dei suoi protagonisti. Per tutto il libro le date non compaiono mai, non sappiamo quando sono stati fatti gli incontri. Da come scrive, si può capire che si tratta di un determinato periodo storico, che potrebbe anche essere oggi o forse domani. Perché in questi ritratti traspare un’ Italia che non cambia mai e ripete sempre se stessa.