ARCHIVIO DI MEMORIA
Fabio Mauri
Archivio di Memoria
a cura di Dionigi Mattia Gagliardi
Numero Cromatico & Studio Fabio Mauri Associazione per l'Arte Numero cromatico Roma 2015
Se dovessi scegliere una sola immagine per raccontare il lavoro di Fabio Mauri sceglierei una foto di Antonio Masotti scattata durante la preparazione dell'istallazione Intellettuale, Il Vangelo secondo Matteo di/su Pier Paolo Pasolini, proiezione del film sulla camicia del suo autore.
Esistono tanti scatti diversi di Masotti della performance ma questa in particolare mette in scena l'autore Fabio Mauri e Pasolini in una sorta di danza immobile, con la mano Mauri sembra pizzicare il braccio di Pasolini che lo guarda, il film, il suo film proiettato sul corpo del rgista. I due corpi uniti rappresentano un flusso continuo di memoria tra due grandi autori, che mettono in contatto tra di loro passato e presente reinventando il futuro del loro pensiero.
In quel preciso istante Il mondo è assunto come oggetto, o schermo proiettivo dotato, cioè deformante. non è un semplice, o complesso, disegno dell'io; la proiezione subisce un attrito.
Questo attrito definisce una formazione di senso compiuto, la proiezione assume un significato nuovo entra a far parte di un sistema complesso di linguaggi sovrapposti tra di loro, perchè attraverso il montaggio di una realtà oggettiva riscrive il presente, ciò che sarà immediatamente passato.
Una contaminazione di linguaggi che supera ogni idea di linguaggio, Mauri entrando in contatto con tutti i movimenti più interessanti della sua epoca, li assimila senza scegliere una sola forma espressiva, preferisce collezionare frammenti restando volontariamente confinato nel ruolo di grande intellettuale anarchico.
Fabio Mauri lavora con i frammenti, li ricombina in un certo senso monta di continuo le sue riflessioni, rendendo la narrazione sempre diversa, ma anche sempre uguali a se stessa, giocando abilmente con la memoria collettiva specchio cosciente della sua memoria di artista, capace di guardare il mondo.
Il libro “Archivio di Memoria” sceglie di evocare la poetica del frammento, è una raccolta di ricordi legati alla figura e al lavoro di Fabio Mauri.
Raccoglie scritti, segni e immagini di persone che hanno gravitato intorno all'artista, che ne hanno subito la sua influenza, e di alcuni personaggi del panorama culturale italiano. Soggetti di diverse discipline - storici dell’arte, scienziati, artisti, ma anche amici, parenti e individui che hanno condiviso con lui momenti di vita e di morte - hanno formalizzato un ricordo attraverso il mezzo secondo loro più appropriato: parole, frasi, testi, immagini, fotografie, segni, disegni. Proprio come Mauri utilizzava fotografie, suoni, oggetti, frasi, gesti, simboli, senza privilegiare un medium in particolare, ma usando “tutto” per comunicare con lo spettatore.
Sfogliando il libro non solo ricordi e contributi di chi lo ha conosciuto e di chi ci ha lavorato, ma un attenta descrizione di un arte che ha un valore politico e di denuncia.
Ai ricordi si aggiungono le opere, i disegni preparatori, un archivio di idee appunto che non cataloga il lavoro, ma crea un percorso di conoscenza dell'arte di Fabio Mauri.
Questo libro è uno schermo attraverso il quale rileggere opere e testi, apparentemente in un ordine casuale ma in realtà organizzati secondo una linea precisa che ci permettere di intraprendere un percorso di conoscenza sull'opera di un grande artista Italiano.
Ai ricordi si aggiungono le opere, i disegni preparatori, un archivio di idee appunto che non cataloga il lavoro, ma crea un percorso di conoscenza dell'arte di Fabio Mauri.
Questo libro è uno schermo attraverso il quale rileggere opere e testi, apparentemente in un ordine casuale ma in realtà organizzati secondo una linea precisa che ci permettere di intraprendere un percorso di conoscenza sull'opera di un grande artista Italiano.
Noi in parte vediamo, distinguiamo, osserviamo,
accrescendo la nostra percezione, e memorizziamo, riconosciamo, perchè
abbiamo conosciuto.
Noi conosciamo un'inifinità di cose, è l'universo d'uso, [...] perchè noi questo mondo l'usiamo. (Fabio Mauri)