ON DRAWINGS # MONUMENT VALLEY
Devo ringraziare un amico che mi ha suggerito di guardare Monument Valley, o meglio di comprarlo alle mie figlie.
Monument valley è un gioco per telefonia mobile che merita lo schermo di un ipad per essere apprezzato al meglio. Per quanto io non sopporti il ripetersi infinito di piccoli giochi senza senso con gesti tutti uguali, che atrofizzano il cervello dei nostri figli. Devo ammettere che qui siamo di fronte a qualcosa di radicalmente diverso. Siamo di fronte ad architetture immaginarie ispirate dalle opere di Escher, ma che rimandano con ironia alle carceri Piranesiane e ai disegni di architettureradicali, agli oggetti del gruppo Menphis, ad un mondo pieno di immaginazione.
Sarebbe piaciuta questa storia ad Ettore Sottsass.
Sarebbe piaciuta questa storia ad Ettore Sottsass.
Perché in realtà si tratta di una narrazione continua in cui il giocatore accompagna una piccola bambina con un cappello a punta in un mondo fantastico. Attraversare questo mondo significa immaginare, cercare il meccanismo o il movimento che nonostante gli inganni prospettici ci conduca attraverso i10 livelli di invenzioni continue e piccoli movimenti, nessun mostro da sconfiggere se non la propria capacità immaginativa. La storia, assolutamente minimale come tutto il resto del gioco, parla del viaggio della principessa Ida attraverso diversi monumenti abitati dal popolo dei Corvi, che di fatto costituiscono i livelli da affrontare.
Lo scopo fondamentalmente è quello trovare la strada per raggiungere l'uscita; un tragitto che apparentemente sembra essere inesistente, ma che si può di fatto scoprire agendo con le dita su alcuni elementi interattivi, sfruttando proprio le magie della prospettiva e la manipolazione degli oggetti. In un certo senso si tratta di disegnare sui disegni, poi ogni tanto appaiono dei piccoli corvi neri che non vogliono spaventarti ma solo impedirti di procedere, lo fanno con grazia e con la stessa grazia la piccola bambina dal cappello a punta si inventa il modo di superare l'ostacolo.
Ecco allora che per fortuna qualcuno nel mondo capace di usare il disegno come strumento per sviluppare le capacità immaginative dei più piccoli e stupire con i propri segni anche chi è abituato a perdersi nel mondo delle immagini. Queste micro architetture, avvolte su stesse, non sembrano appartenere a nessuna tipologia specifica, sono delle microinfrastrutture sospese nel vuoto accompagnano il giocatore in una sorta di viaggio in cui le domande non hanno risposta ma creano le condizioni per procedere, nascondono desideri forse, dove l'impossibile è reale e tangibile più del reale stesso, basta immaginare.
È bene sottolineare come la fatica di questo gioco sia inesistente ogni livello non richiede particolari sforzi per essere affrontato: ad eccezione forse soltanto dell'ultimo, il resto del camminare scorre via senza ostacoli, domande prove di forza o di intelligenza forzata, basta l'intuito, magari il tornare indietro per percorrere e ripercorrere, non è necessario giocare basta anche soltanto guardare chi gioca.
Chi ha bisogno di un quantitativo di sfida minimo per potersi divertire, sappia però che non è questo il luogo in cui soddisfare le proprie necessità. Giocare infatti non sempre deve metterci nelle condizioni di sfidare se stessi, giocare a volte significa perdersi con leggerezza guardare, immaginare che cosa troverà la principessa dietro l'ultima porta. Quello che per gli esperti di gaming è il punto debole ci sono solo 10 livelli per me è una qualità straordinaria. I nostri figli non sanno più desiderare, ad ogni film si aggiungono, prequel e sequel, loro già sanno che il desiderio sarà esaudito da una seconda avventura e poi una terza e poi dimenticheranno la storia qualsiasi storia, stessa cosa con giochi, libri e televisione, al loro cervello non è più richiesto di immaginare e desiderare.
Questa piccola serie di città invisibili dai colori tenui invece non si ripetono all'infinito si esauriscono e per riviverle bisogna tornare indietro per leggerle di nuovo, per stupirsi reinventando i propri movimenti, poi dovranno disegnarli da soli i monumenti di questa valle, tanto reale quanto immaginifica. E non è un caso che anche il cattivo Kevin Spacey in house of cards, scelga lo scrittore che dovrà narrare le sue gesta grazie ad una piccola recensione di monument valley, il potere delle parole e quello dell'immaginazione legati da un doppio filo.