PICCOLI LUOGHI LEGATI AL TEMPO
Francesca Woodman
Winter cooking
Edizioni del Museo del Louvre Roma 2015
a cura di Giuseppe Cassetti
24 giugno – 1 ottobre 2015 Libreria Museo del Louvre via della Reginella, 28 Roma
Foto | Francesca Woodman "Winter cooking", Libreria Museo del Louvre di Roma
Ci sono luoghi a Roma che nascondono storie, e forse sono queste storie che mi tengono legato a questa città.
Nel 1978 la libreria Maldoror in via di Parione era uno di questi luoghi.
Scrive Giuseppe Casetti: nella libreria Maldoror io e Paolo ritagliavamo dalle riviste, dai giornali, dai fumetti, le immagini che ci suggerivano un desiderio una emozione per comunicare le nostre visionia chi ci stava vicino. Passavamo ore intere a sfogliare vecchie riviste, mai sazi di riempirci gli occhi di immagini da ritagliare per comporre il nostro immaginario visivo che custodivamo in una valigetta che ci portavamo appresso. Ritagliavamo dai fumetti delle figure, parole, frasi da incollare su una fotografia presa dagli album di famiglia. A Maldoror si usava così.
Francesca usava le sue fotografie per mandare messaggi, inviti piccoli brani biografici. Spesso trovavo i suoi messaggi, le tracce del suo lavoro in camera oscura infilati sotto la porta… Sopra le foto spesso scriveva una storia, o il menù per la colazione che mi avrebbe preparato e con i colori a tempera disegnava il riso e la ricotta sospesi su un piede e sulla sua pancia nuda.
Nel 1978 la libreria Maldoror in via di Parione era uno di questi luoghi.
Scrive Giuseppe Casetti: nella libreria Maldoror io e Paolo ritagliavamo dalle riviste, dai giornali, dai fumetti, le immagini che ci suggerivano un desiderio una emozione per comunicare le nostre visionia chi ci stava vicino. Passavamo ore intere a sfogliare vecchie riviste, mai sazi di riempirci gli occhi di immagini da ritagliare per comporre il nostro immaginario visivo che custodivamo in una valigetta che ci portavamo appresso. Ritagliavamo dai fumetti delle figure, parole, frasi da incollare su una fotografia presa dagli album di famiglia. A Maldoror si usava così.
Francesca usava le sue fotografie per mandare messaggi, inviti piccoli brani biografici. Spesso trovavo i suoi messaggi, le tracce del suo lavoro in camera oscura infilati sotto la porta… Sopra le foto spesso scriveva una storia, o il menù per la colazione che mi avrebbe preparato e con i colori a tempera disegnava il riso e la ricotta sospesi su un piede e sulla sua pancia nuda.
Un altro luogo così oggi è la galleria Il museo del Louvre dove una piccola mostra su Francesca Woodman ne traccia un profilo leggero e perfetto. Poche immagini di piccolo formato, isolate oppure attaccate su cartoline, spesso arricchite da piccoli disegni e scritture diverse.
L’inizio di una ricerca, l’autrice è scomparsa giovanissima, e purtroppo ha consegnato alla storia un lavoro incmpleto sospeso nel tempo.A distanza di anni, queste fotografie mantengono intatta l'aura, la forza creativa della giovane autrice, carica di originalità proprio per questo suo utilizzo della fotografia diverso, non per inquadrare un soggetto ma per raccontare altro, piccole storie in cui il corpo dell’autrice stessa è al centro della scena. Qui quasi per caso autore ed oggetto osservato si fondono in uno sguardo unico, uno sguardo interiore che si manifesta fuori.
Della Woodman avevo visitato una ricchissima retrospettiva Al Guggenheim di New York e recensito il catalogo edito dal San Francisco Museum of Modern Art e D.A.P./ Distributed Art Publisher di New York.
Ma solo oggi in questo piccolo spazio espositivo ho capito veramente l’arte di Francesca, anche attraverso il racconto del gallerista e curatore della mostra Giuseppe Cassetti.
Winter Cooking è come dice nel suo breve testo sul catalogo della mostra Achille Bonito Oliva l’esempio perfetto di un uso colto dello sguardo che attraverso la fotocamera, si da come soglia, pausa apparente, ma anche punto di fusione, laboriosa messa in scena di so altri nello spazio.
Il Museo del Louvre Roma esiste da sempre, e racconta la città come nessun altra galleria riesce a fare, grazie alla sua storia e alla ricca collezione di libri, oggetti, opere e fotografie in vendita e alla portata di tutte le tasche, ognuno può portarsi a casa un frammento della storia artistica della città, anche se non compra nulla.
Le immagini visita dopo visita resteranno a lungo nella nostra memoria.
«Ho in mano un piccolo biglietto da visita forse bucato da un chiodo, che recita “Francesca Stern Woodman Photographs”. Quell’autunno del ’77 Francesca mi consegnò una scatola di tela grigia che conteneva delle fotografie. Mi disse che le faceva lei con l’autoscatto. (…) Nuda davanti alla macchina fotografica si appiattiva contro i muri macchiati dall’umidità, nella cantine di Palazzo Cenci. (…) L’invito alla mostra l’aveva fatto stampare su un cartoncino bianco e sul retro, in alto a sinistra, c’era scritto: “Immagini Francesca Woodman”… e la cornice di marmo della porta del salone di Palazzo Cenci, e il muro macchiato e segreto delle sue cantine, e il pavimento e il cielo, della casa di San Salvatore, e lo specchio e la tartaruga, e il pesce e il frutto, e le ali, e il suo corpo nudo e soprattutto quella luce che ci sussurra la sua magia… Il giorno dell’inaugurazione… lei non c’era (…) la chiamavo nuvola… lei aggiungeva sempre l’aggettivo mediocre…» (Giuseppe Cassetti)