UN ROMANZO D'ARCHITETTURA

BERNARD KHOURY

Local Heroes

Foreword - Luca molinari

Skira 2014

Conosce il Libano?

Scossi la testa

Di sera, il cielo ha l’apparenza del vino e le ombre che cadono sulle terrazze sono aureolate di luce violetta. Sopra di voi, piante rampicanti: pergolati di vite e altre piante dai grossi fiori profumati. Tutto è silenzioso, caldo e dolce: è l’atmosfera in cui sono nati i grandi miti. E le immagini che si vedono con gli occhi della mente sembrano più reali della sedia su cui si è seduti…Divento poetico, come vede. (Eric Ambler Il processo Deltchev) 

Io il Libano lo conosco poco sono stato a Beirut solo una settimana, sicuramente è una città difficile da conoscere, ma ancora più difficile da dimenticare. C’è qualcosa che ti rimane addosso in modo quasi inspiegabile; piena di contrasti, e confini nascosti, lo spazio pubblico non esiste, tanta edilizia standardizzata e una guerra lunga e interminabile che ancora, a distanza di tempo, segna la città in ogni suo angolo.

Ma poi scopri una città viva dove la socialità occupa uno spazio importante e l’architettura può occupare uno spazio nella sua costruzione.

È una città che nasconde tanti luoghi diversi e alcune architetture sorprendenti. Tra queste ci sono quelle di Bernard Khoury, raccontante in un libro, una monografie diversa. Le monografie ormai sono libri difficili, in rete infatti possiamo consumare le immagini dei progetti in un tempo veloce, e gli editori ne pubblicano sempre di meno.

Al contrario questo libro nasconde il tempo lento della lettura, è un romanzo sulla storia recente della città, un’autobiografia per immagini e progetti che riporta al centro del discorso il fare architettura.

Non solo la costruzione del progetto, ma una minuziosa descrizione della struttura politica ed economica che è alla base della rinascita dell’architettura in Libano. Ci sono i sogni disillusi di un giovane architetto che dopo gli studi Americani torna a casa per ricostruire un mondo, il suo mondo. Tornato finalmente a casa si trova da subito di fronte ad un semplice fatto, nella nuova Beirut, metafora della città contemporanea, lo spazio pubblico non esiste più, l’architettura non è più quello che ha reso straordinaria questa città nel passato recente, è un qualcosa che ancora non ha precedenti è uno strumento di controllo politico ed economico del territorio.

Allora bisogna arrendersi e costruire per le corporation, e i grandi developer privati, oppure lentamente con il tempo giusto, provare a capire e scrivere e poi riscrivere un’idea di architettura, capace di costruire un tessuto adatto alla rinascita non solo di un paese ma della sua memoria perduta.

Le prime immagini del libro raccontano la città durante la guerra, sono le fotografie di Fouad Khoury, una di queste immagini l’ho acquistata nella mia settimana a Beirut in una galleria ed è attaccata nel mio studio, l'ho scelta perché al contrario di tutte le foto famose che ritraggono una città devastata, questa non raffigurava solo rovine, ma anche la speranza di chi la città continuava a viverla nonostante tutto.

Queste fotografie sono il contrappunto all'architettura di Khoury ai suoi primi progetti come quello che più di tutti gli altri ha dato inizio alla storia, alla sua storia. B018 the quarantine (1998) è uno spazio privato per l'intrattenimento un locale notturno, un progetto la cui storia è segnata dagli echi di una guerra mai finita, il proprietario della terra è vittima di un attentato prima della sua realizzazione, questa storia Bernard Khoury ce la racconta e la intreccia alla storia stessa del progetto. Un grande vuoto su uno di quei confini nascosti di Beirut tra due zone molto diverse della città. Dopo la costruzione resta un vuoto, segnato a terra da una piattaforma in acciaio che in realtà nasconde uno spazio scavato nel corpo stesso della città. La piattaforma si alza e il locale prende forma e vita. 

Uno spazio privato che grazie alla sua funzione pubblica da vita ad un luogo molto particolare e di forte impatto emotivo. Penso che se Gordon Matta Clark fosse ancora in vita oggi amerebbe molto la spazialità di questo edificio, realizzato attraverso il controllo perfetto del limite tra interno ed esterno.

Da questo progetto Khoury trae un grande insegnamento e continua a lavorare sul limite tra zone problematiche cercando grazie alla sua architettura di dargli nuovo valore, l'architettura diventa uno strumento importante per conservare la memoria e per dichiarare allo stesso tempo che in questa memoria è racchiuso il futuro. 

Gabbie in acciaio consolidano edifici esistenti e costruiscono lentamente una lingua capace di amplificare il valore non solo commerciale delle aree di intervento.

In questi anni Khoury impara a leggere di nuovo la propria città, disegna un numero incredibile di progetti e ne realizza molti meno ma in ognuno si nasconde la stratificazione e la ricchezza di tutto questo lavoro.

La ricerca di Kouhry procede attraverso la chiara comprensione del suo interlocutore-cliente, cercando di rispondere alle sue richieste ma allo stesso tempo trasformandole in un campo di ricerca, descrivendo il suo primo intervento residenziale sottolinea come lui non abbia disegnato la forma dell'edificio piegandola ad una semplice applicazione dei regolamenti edilizi, non abbia disegnato le configurazioni interne degli alloggi limitandosi a coordinare la loro distribuzione su indicazioni dei clienti,e di non aver disegnato le facciate ma di aver assemblato le diverse parti, frutto di una ricerca sui materiali. 

E forse è vero Kouhry non ha disegnato questo edificio, ma ha orchestrato in maniera perfetta tutte quelle strutture concettuali che danno forma all'architettura, e facendolo con semplicità ha costruito alcuni dei migliori edifici residenziali della città con talento e passione, rendendoli elementi unici ed inimitabili.

La sua carriera e il suo racconto procedono, sempre attraverso la costruzione di personaggi con cui si confronta per dare forma alle proprie ricerche tipologiche. I build alliances, those are often contradictory ones. My heroes are not all cut from the sa e cloth.

Questi personaggi, sono i local heroes, occupano una parte importante della storia e i loro profili sono ricostruiti alla fine del libro e definiscono gli attori di questa commedia senza fine che è la realtà della vita di un architetto, il suo profilo occupa lo stesso spazio con l'unica differenza di essere la voce narrante il cui sguardo definisce lo scopo di questo romanzo.

Anche quando si è di fronte alla figura di un banchiere, e quindi al potere dei soldi, resta spazio per un architetto bravo di reinventare il proprio lavoro stratificando nella struttura urbana le idee di una vita da architetto per cui anche un semplice bancomat è una possibilità di progetto diverso.

Tutto questo lavoro è un esempio importante per tutti gli architetti divisi in due tra l'esigenza di costruire le nostre città e di rispettare le regole di un mercato sempre più complesso, che non riconosce più il valore dell'architettura ma accetta il suo semplice realismo.

Luca Molinari lo dice molto bene quando scrive nell'introduzione a proposito degli eroi moderni che

can just continue walking over the heap of ruins and garbage that the contemporary city has become,knowing that the disenchanted and enamoured lightness of his world will save him from going under every time.

(1) Versione Integrale di un testo apparso per frammenti su Artribune nel mese di luglio.